MORTE DI VIZITIU: I DUBBI DELL’AVVOCATO SERAFINO

 

Sedato, ma in grado di rifiutare il ricovero: sono molte le contraddizioni sul racconto degli ultimi giorni di vita di Marcel Vizitiu, il cittadino rumeno di 30 anni, arrestato per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale e morto nel carcere di Gazzi.

“Credo che sia innegabile che il povero rumeno sia deceduto a seguito delle ferite riportate in occasione del suo arresto – ha dichiarato a MessinaOra.it l’avvocato Giuseppe Serafino –  e che egli non sia mai stato adeguatamente curato. Certamente se vi sono responsabilità queste andranno (e spero così sia) accertate dalla Procura della Repubblica”.

Colpisce la sensibilità con cui l’avvocato Serafino ha deciso di seguire un caso che, senza il suo intervento, probabilmente sarebbe rimasto fuori dai circuiti dell’informazione.  

“Non vorrei che sol perché si tratta di ragazzo (aveva appena compiuto 30 anni), senza alcun parente che possa protestare per la sua morte, come è avvenuto in altri più famosi casi in Italia, e per di più difeso da un “semplice” avvocato d’ufficio si possa pensare di condurre l’inchiesta frettolosamente. Non potrei umanamente accettarlo – ha ribadito l’avvocato – così come non ho accettato di disinteressarmi della vicenda sol perché non mi frutterà niente, se non forse grane gratuite…”

All’avvocato Giuseppe Serafino è stata rifiutata la precisa richiesta di partecipare alle operazioni autoptiche con un consulente tecnico. Dal suo racconto emergono le gravi contraddizioni che rendono questa morte un caso sospetto e inquietante.

“I Carabinieri di una delle stazioni della città di Messina  – ci racconta l’avvocato Serafino – mi hanno contattato nella tarda serata di venerdì 30 settembre scorso (erano all’incirca le 22.30) per comunicarmi che avevano tratto in arresto Marcel Vizitiu, perchè si era reso responsabile dei reati di resistenza ed oltraggio a Pubblico Ufficiale. In questi casi, normalmente il giorno dopo segue il giudizio per direttissima. Ma su mia domanda – continua Serafino –  i Carabinieri hanno risposto che in quel caso lo avrebbero portato in carcere perchè non erano riusciti a contenerlo, dato il suo stato di ebbrezza, e quindi si era reso necessario sedarlo. Non mi hanno specificato in quell’occasione – e per la verità, ritenendo la cosa tutto sommato nella norma, nemmeno io chiedevo – se l’arrestato si trovasse in quel momento in caserma e chi avesse provveduto a sedarlo”.

La testimonianza di Serafino continua: “Il giorno successivo, sabato, la cancelleria dell’ufficio GIP del tribunale di Messina  mi ha notificato l’avviso di fissazione dell’udienza di convalida, che avrebbe dovuto tenersi il successivo lunedì 3 ottobre. Poiché per quella data ero già impegnato in un altro processo che si teneva davanti alla Corte di Cassazione – ricorda l’avvocato – ho  designato quale sostituto per quell’incombenza, un collega del foro di Messina. Sono rientrato da Roma mercoledì (l’udienza si è protratta per 2 giorni) e lo stesso giorno ho chiesto notizie della convalida al collega che mi aveva sostituito. Questi mi ha comunicato che l’udienza non si era potuta tenere perchè il detenuto aveva un trauma cranico che gli aveva impedito di partecipare.

Allarmato da questa notizia sono subito andato presso il GIP che avrebbe dovuto fare la convalida dell’arresto e questo mi ha comunicato che il cittadino rumeno era morto. Mi precisava che questa notizia gli era stata data non appena aveva fatto rientro dal carcere per la convalida e mi chiariva che allorché si era recato in carcere per la predetta udienza si era presentato il sanitario della casa circondariale dicendogli che Marcel Vizitiu non poteva partecipare perché sedato e solo parzialmente cosciente. In quell’occasione nemmeno il giudice ha avuto la possibilità di vederlo”.

E’ stato solo in questo momento che l’avvocato Giuseppe Serafino ha preso una decisione: fare chiarezza su una morte che forse poteva essere evitata.

“Frastornato da questa storia – continua Serafino – ho deciso di prendere immediatamente visione del fascicolo processuale che fino a quel momento non avevo avuto modo di vedere…”

 

 

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