IL MAXISEQUESTRO BONAFFINI – CHIOFALO A RISCHIO PER LA “PRESUNTA”LENTEZZA DELLA MACCHINA GIUDIZIARIA

 

Sarebbero trascorsi  otto mesi dal deposito della richiesta di sequestro da parte della Procura alla decisione del Tribunale del riesame di emettere l’ordinanza, prima che fosse iniziato il procedimento di prevenzione . Questa la linea difensiva che potrebbe portare, se accolta dal Tribunale misure di prevenzione, al dissequestro del patrimonio di 450 milioni del gruppo Bonaffini – Chiofalo.

 

La decisione in merito sarà presa il prossimo 13 dicembre, giorno in cui è stata fissata la data dell’udienza dinanzi al Tribunale misure di prevenzione che ha accolto  l’istanza dei legali che assistono gli imprenditori Angelo e Sarino Bonaffini e ai fratelli Gaetano e Domenico Chiofalo, titolari di numerose attività nel commercio del pesce,  nel settore dell’edilizia, nella ristorazione e nella ricezione alberghiera.

Ricordiamo che, secondo gli inquirenti,  avrebbero costituito un impero reciclando il denaro sporco delle cosche messinesi, in particolare il clan Spartà.

 

Il sequestro è giunto dopo anni di indagini da parte della Squadra Mobile, che ha ricostruito l’impero criminale degli imprenditori e i loro legami con i clan.

Gli inquirenti, durante la conferenza stampa seguita al maxisequestro, avevano sottolineato che i due gruppi erano riusciti ad espandersi nel settore edilizio, grazie anche al sostegno dei clan e a legami con funzionari amministrativi e politici locali. In particolare Sarino Bonaffini, di fronte a impedimenti amministrativi ai suoi progetti, avrebbe distribuito «mazzette» per migliaia di euro a politici e funzionari.

 

Nell’operazione, scattata lo scorso 13 ottobre,  sono stati sequestrati dagli inquirenti 430 abitazioni, tre yachts, 9 società e relativi patrimoni aziendali, costituiti da ristoranti un complesso edilizio in corso di costruzione, un mercato e un allevamento ittico, una flotta navale costituita da 5 motopescherecci 26 mezzi pesanti, 13 auto e diversi centinaia di rapporti bancari. Fra i beni sequestrati anche un terreno a Castel Gandolfo, luogo di residenza estiva del Pontefice.

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