PREVENZIONE NON STRUTTURALE IN PROTEZIONE CIVILE: I CITTADINI INFORMATI, SINERGIA CON LE ISTITUZIONI

 

I cittadini fanno rete e si rimboccano le maniche. In “Assemblea Cittadina”, un gruppo Facebook  nato dall’iniziativa di Raffaella Spadaro, si sta sviluppando un’iniziativa popolare che si sta occupando di “Prevenzione non strutturale in Protezione Civile: sinergie tra Istituzioni e Cittadini”. Già attivo con un primo incontro a Mili San Pietro (il secondo è previsto per sabato 10 dicembre prossimo venturo), il 2 dicembre è stato ospite presso la Sala consiliare del Comune di Scaletta Zanclea, gentilmente messa a disposizione dall’Amministrazione comunale su richiesta di due consiglieri: Pietro D’Arrigo e Gabriele Avigliani.

In seguito ai numerosi eventi drammatici che negli ultimi anni stanno martoriando il nostro territorio e più in generale quello nazionale, causando alluvioni, frane ed esondazioni dei torrenti, è stata avvertita forte l’esigenza di capire in che modo il cittadino possa essere non solo vittima di tali eventi. Da uno studio attento della normativa vigente, ci siamo resi conto che l’opinione pubblica, i media e le amministrazioni puntano sostanzialmente l’attenzione sulla cosiddetta “messa in sicurezza” dei territori, con conseguente richieste di fondi e consulenze che individuino i lavori da eseguire e le modalità di esecuzione. Tale attenzione è sicuramente giustificata e risolutiva da un punto di vista strutturale, ma i tempi lunghi e l’enorme impegno economico non rispondono nell’immediato ad una domanda che in tutti noi impelle: “come salvare le vite umane?”.

Uno striscione esposto a Saponara nei drammatici giorni scorsi recitava: “rispetto per i morti, prevenzione per i vivi”. Già le linee guida della Regione in tema di protezione civile, prevedono una fase di prevenzione non strutturale che attiene sostanzialmente alle procedure di allertamento della popolazione e di gestione rispettivamente delle fasi di preallarme ed allarme che precedono l’eventuale emergenza che dovrebbero servire a mettere in atto tutte quelle misure che consentano di limitare danni e soprattutto vittime. Lo stesso Capo del Dipartimento di Protezione Civile Dott. Franco Gabrielli insiste, fin dall’inizio del suo incarico, su questa fondamentale questione.

Questa fase preventiva, pur essendo spesso prevista dai singoli piani di protezione civile comunali, non trova in realtà alcuno sviluppo né attuazione per motivazioni varie ed eterogenee, per cui nella realtà si verifica una mancata informazione della popolazione riguardo ai rischi specifici ai quali è soggetta, relativamente alle proprie abitazioni ed alle zone in cui il singolo conduce le attività quotidiane; una mancata informazione della popolazione riguardo le procedure di allertamento e le norme comportamentali da seguire; una mancata specificazione nei piani di protezione civile della città delle procedure relative a quartieri o piccole frazioni che per motivi urbanistici non possono seguire o adattarsi al sistema procedurale previsto per le zone cittadine; una pressoché assente responsabilizzazione della popolazione rispetto all’importanza dell’essere informati su cosa fare in caso di preallarme ed allarme al fine di una ormai imprescindibile “auto protezione” e, aspetto non meno importante, per evitare il panico e le ricadute psicopatologiche sul singolo. Si è consapevoli del fatto che l’amministrazione difficilmente avrà risorse economiche ed umane per poter attuare di fatto quanto previsto astrattamente dalla normativa e dai piani di protezione civile, soprattutto con la necessaria capillarità sul territorio mirata a differenziare le procedure in base alla struttura socio‐urbanistica delle varie zone interessate.

Superando le polemiche (ritenute non costruttive se fini a se stesse), si è quindi pensato di attivare una serie di reti di cittadini che localmente e di concerto con le Istituzioni sensibilizzino la popolazione sull’esistenza di tali procedure. Un’azione sussidiaria (come peraltro previsto dall’art. 118 della Costituzione Italiana) quindi al fianco dell’amministrazione di riferimento, al fine di creare una sinergia tra le strutture di protezione civile (locali e regionali) ed una popolazione informata e formata che attivamente partecipi all’autoprotezione. Si sottolinea come anche il semplice “essere informati” sia quanto meno sufficiente alla partecipazione attiva ed all’”autoprotezione”, che non significa “arrangiarsi” ma sostenere l’istituzione pubblica nella sua opera volta a proteggerci.

Si è inoltre evidenziata l’importanza di una cultura di tutela e di recupero del territorio attraverso il ritorno alla coltivazione dei terreni che insistono sulle nostre colline martoriate dai dissesti.

La riunione è stata partecipata da alcuni cittadini del comune jonico, altri di Messina, di rappresentanti di alcune associazioni tra cui Michele Cannaò del Museo del Fango, Irene Falconieri del Comitato scalettese nato dopo l’alluvione, Luigi Sturniolo della Rete No Ponte, Raffaella Spadaro per i Verdi di Messina, Margherita Pagliaro per l’Associazione Fior di Loto. In conclusione si è rivolto all’amministrazione comunale scalettese l’invito ad istituzionalizzare una giornata in cui confrontarsi sulla questione sicurezza del territorio e dei cittadini attraverso l’intervento di soggetti qualificati, mirando alla formazione ed informazione di consiglieri comunali, cittadini, associazioni di volontariato, religiose, culturali e sportive, dirigenti scolastici.

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