TEATRO MANDANICI DI BARCELLONA: IN ATTESA DELLE TRIBUNE, GLI INVITI IN TRIBUNALE

 

Di pochi giorni fa il nostro articolo sulla protesta dell’Avv. Giusy Turrisi riguardo l’ avvenuta inaugurazione del teatro che da quarantacinque anni la città aspetta di riavere. L’Avvocato ha pubblicamente contestato, con manifesto leggibile in più parti del territorio urbano, l’apertura della struttura senza il certificato di agibilità e l’ingresso riservato ai soli pochi cittadini dotati di inviti. Alla vicenda si aggiunge nelle ultime ore la notizia di due veri e propri procedimenti a carico di alcuni funzionari di Palazzo Longano che hanno preso parte al progetto. Anzi proprio quest’ultimo, il progetto, è diventato il nuovo motivo di discussione, stavolta giudiziaria. Questi  i personaggi Coinvolti dalla parte degli imputati: per il primo procedimento, quello che ha visto il rinvio a giudizio per giorno 6 luglio, sono chiamati a rispondere Candeloro Nania, sindaco uscente che proprio il 31 marzo ha inaugurato la struttura, gli ingegneri Orazio Mazzeo e Gaetano Calabrò ed il geometra Salvatore Munafò tutti adibiti al settore tecnico del comune; per il secondo nodo, che vedrà gli interessati “invitati” in tribunale giorno 13 Aprile 2012,  abbiamo l’arch. Salvatore Fazio, il geometra Antonino Chiofalo e di nuovo i già detti Gaetano Calabrò e Salvatore Munafò.

La difesa chiederà la riunificazione dei due procedimenti.

Nel primo procedimento il sindaco Nania è chiamato a rispondere  di abuso d’ufficio, falso ideologico e concorso in truffa ai danni dell’ente; reati presentati sulla base di una contestata richiesta di “acceleramento” dei lavori da parte del primo cittadino che così avrebbe “forzato” la procedura di progettazione (ed è qui che il Pubblico Ministero Francesco Massara segnala l’abuso d’ufficio) con gli aggravi del falso ideologico (che nel settore pubblico si ha quando si attestano, in documentazioni e atti, situazioni e fatti non veritieri) e della truffa, aggravi che continuano a riguardare l’approvazione dello stesso progetto. Il sindaco, la cui difesa è l’avv. Loredana Mazzeo, afferma che ha sempre agito per l’interesse dell’ente, anche dal punto di vista economico. Partendo da quest’ultimo punto possiamo parlare proprio della motivazione dell’ultima accusa, quella di truffa, mossa anche ai tre tecnici: essi avrebbero “accellerato” come richiesto ma soprattutto, secondo i dati riportati dall’inchiesta, ricevuto somme di denaro per la progettazione così avvenuta. Somme non superiori ai 59 mila euro. Quindi gli ingegneri avrebbero fatto il progetto secondo modalità non del tutto rispettose dei tempi e delle procedure? Questa  sarebbe la prima questione. 

In quest’ultimo procedimento si è costituito parte lesa l’ing. Antonino Pantè, altro professionista abbastanza noto nel contesto barcellonese, che contesta la paternità stessa del progetto. Ovvero sarebbe suo ma è stato firmato da altri, i quattro imputati appunto. Ed è anche per questo che si definiscono ingiustificati parte dei 58 mila euro di cui sopra, erogati per un progetto che gli indagati presentano invece come interamente proprio e quindi meritorio di tale pagamento.  Se il progetto è stato “copiato” il pagamento era secondo gli atti sì dovuto, ma non   ai tecnici nominati bensì a Pantè.

Ed ecco la narrazione dei fatti secondo l’accusa: l’ing. Pantè era stato incaricato dall’amministrazione comunale precedente quella attuale di occuparsi proprio dei lavori di progettazione del teatro concernenti la parte tecnologico-impiantistica. Tra il 2004 ed il 2005 ecco però le pressioni del sindaco che, secondo l’inchiesta, chiese le dimissioni dell’ingegnere che effettivamente lascerà il lavoro. Ed ecco le motivazioni che si leggono negli atti, ovvero il perché il Sindaco avrebbe tanto insistito: per “sollevare la pubblica amministrazione dalla corresponsione degli emolumenti (pagamenti, a Pantè ovvio) al fine di consentire che il progetto dell’ing. Antonino Pantè fosse firmato dagli ingegneri dell’ufficio tecnico che per tale incarico percepivano i relativi emolumenti”.

In sostanza,  per non pagare Pantè che chiedeva una cifra superiore, a lavoro svolto si chiedono le sue dimissioni e si attribuisce il progetto a dei tecnici comunali che come tali percepiscono somme inferiori ma immeritati. La difesa degli imputati contesta invece che il progetto che poi ha visto la realizzazione non è copiato e che le dimissioni di Pantè furono chieste perché si potesse risparmiare non pagando un esterno ma tecnici interni al comune che hanno ottenuto una somma di gran lunga inferiore di quella chiesta dal Pantè per un progetto ex novo, ovvero completamente realizzato da loro senza plagio.  (CARMEN MERLINO)

nell’immagine una cartolina d’epoca dello storico teatro prima dell’incendio che lo distrusse nel 1967

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