PROCESSO AL PROCURATORE CASSATA: IN AULA LA MOGLIE DI ADOLFO PARMALIANA

 

Pubblichiamo  il contributo dell’avvocato Fabio Repici, che difende la famiglia Parmaliana nel processo in corso a carico del Procuratore Generale di Messina Antonio Franco Cassata, accusato di concorso in diffamazione pluriaggravata, la cui prossima udienza è prevista dinnanzi al giudice di pace di Reggio Calabria, Luisa Spinella, il prossimo 3 maggio.

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Alle volte nei processi arriva il momento in cui le forme e il rito lasciano spazio alle vicende della vita, che fanno ingresso nell’aula d’udienza attraverso l’assunzione di testimonianze o di prove di altro tipo. Alle volte a fare capolino nel proscenio processuale, anziché la vita, è la morte di qualcuno. La morte di Adolfo Parmaliana, e ancor più le evenienze e le ragioni che il 2 ottobre 2008 portarono al suicidio l’illustre docente di chimica dell’università di Messina, ha fatto irruzione ieri mattina nel processo a carico del Procuratore generale di Messina Antonio Franco Cassata, imputato del delitto di diffamazione pluriaggravata, commesso in danno di Adolfo con la divulgazione, nel settembre 2009, di un infamante dossier anonimo. Ha, infatti, testimoniato la moglie di Adolfo Parmaliana, Cettina, che ha raccontato al giudice della prestigiosa carriera accademica e scientifica di Adolfo, della sua passione politica, della sua indefessa militanza a tutela della legalità nella provincia di Messina e in particolare a Terme Vigliatore, delle sue denunce contro amministratori disonesti ma anche, al Consiglio superiore della magistratura, contro il dr. Cassata, in relazione agli incarichi che l’allora sindaco di Terme Vigliatore Bartolo Cipriano, che è sindaco pure al giorno d’oggi, aveva conferito all’avv. Nello Cassata, figlio del Procuratore generale, proprio nello stesso periodo in cui la Procura di Barcellona Pozzo di Gotto e la Procura generale di Messina mostravano inerzia nei confronti delle denunce che Adolfo aveva sporto proprio contro, tra gli altri, Cipriano. Cettina Parmaliana ha anche ricordato il contenuto dell’ultima lettera lasciata dal marito. Poi ha pure riferito, per la prima volta in una sede pubblica, l’incredibile coincidenza, quasi dovuta a un destino preordinato, che di fatto fu all’origine del libro “Io che da morto vi parlo”, biografia di Adolfo Parmaliana scritta da Alfio Caruso per la casa editrice Longanesi.

Circa un mese dopo la morte del marito, Cettina si trovava davanti alla tv e in una trasmissione pomeridiana della Rai si imbatté per la prima volta nello scrittore Alfio Caruso, alcune opere del quale pure ricordava di aver visto nella libreria di Adolfo. Con sua sorpresa, a un tratto Caruso, chiamato a parlare di mafia a dei giovani presenti in studio, fece riferimento alla vita, alla morte e alle battaglie di Adolfo Parmaliana. Dalla sorpresa per quanto aveva sentito dire a quell’uomo che vedeva per la prima volta, Cettina passò alla decisione di contattarlo e di mettergli a disposizione l’archivio di Adolfo, se avesse avuto interesse a scrivere di lui. Dopo qualche settimana fu Alfio Caruso a telefonare alla moglie di Adolfo: aveva deciso di raccontare agli italiani la storia di quell’uomo integerrimo e coraggioso.

Il libro, come ha ricordato Cettina, venne pubblicato a novembre del 2009 e fu presentato per la prima volta all’Università di Torino. E lì accadde qualcosa di sconcertante: il dr. Cassata mandò una lettera al Rettore dell’ateneo per lamentarsi della manifestazione organizzata per presentare il libro di Alfio Caruso, a dimostrazione di una particolare avversione del Procuratore generale di Messina per la pubblicazione di un libro che, narrando la storia eroica e triste di Adolfo Parmaliana, aveva anche acceso i riflettori su un territorio, quello barcellonese e dell’intera provincia di Messina, che per decenni aveva goduto della distrazione degli organi di informazione, tanto colpevole quanto utile all’instaurazione di equilibri deviati negli assetti del potere ufficiale e di quello criminale. L’udienza è proseguita con la testimonianza del tenente Salvatore Ferraro, nel 2008 in servizio presso la Compagnia dei carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto. Si tratta dell’ufficiale che fu delegato, nel pomeriggio successivo alla morte di Adolfo, a prelevare nel suo studio l’ultima lettera, il suo testamento morale, e che nello stesso pomeriggio di quel 2 ottobre depositò quel documento sia alla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto per la convalida del sequestro sia alla Procura di Patti che aveva aperto un fascicolo sul suicidio di Adolfo.

Quel giorno, anche se il tenente, a distanza di anni, oggi non ne aveva ricordo, il pubblico ministero di turno a Barcellona Pozzo di Gotto era Olindo Canali. Com’è noto, l’ultima lettera di Adolfo Parmaliana fu in parte un atto d’accusa contro la “magistratura messinese/barcellonese”. Oggi la moglie di Adolfo ha spiegato al giudice che quando poté leggere le ultime parole del docente universitario sulla “magistratura messinese/barcellonese” pensò subito a due magistrati: Antonio Franco Cassata e Olindo Canali.

Il processo riprenderà il 3 maggio. Per quella data è prevista l’audizione di numerosi testimoni, fra i quali gli ufficiali che hanno svolto le indagini sul dr. Cassata, il senatore Giuseppe Lumia (uno dei destinatari del dossier incriminato) e alcuni impiegati della Procura generale di Messina.

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