TIC TAC: E’ SEMPRE L’ORA DEI POLITICANTI

 

C’è chi vuole rifondare la politica. C’è chi ama gli antipolitici. C’è chi preferisce resettare qualcosa o qualcuno. Il desiderio del “nuovo” è prepotente. Anche per chi è nato e vissuto da vecchio. Nel senso dell’incapacità a vivere e capire senza pregiudizi. Si potrebbe dire, semplicemente, a non sapere praticare la laicità.

Invece di considerare che oggi molto del disgusto dei cittadini risiede nell’essere costretti a vivere dentro la melma degli interessi privati, dell’individualismo, dei poteri più o meno occulti c’è chi cavalca ipocritamente il desiderio di novità virtuale. Un certo Gaetano Salvemini definiva costoro, già il secolo scorso, “cialtroni pronti a sfruttare” i mutamenti sociali.

Ecco i politicanti, quelli che cercano nell’attività politica vantaggi personali. Spesso per ambizione di potere. Quasi sempre trafficanti e privi di competenze e capacità. Esistono da sempre.

Non a caso vengono coccolati da certa informazione. I media sanno bene che attraverso essi è possibile creare il consenso oppure frenare il dissenso. Nell’attesa di salire sul carro del vincitore si confondono le acque.

Invece di informare e formare i lettori si agitano campagne di pura manipolazione dei fatti. Si pontifica sulla Democrazia e sulla rappresentanza senza avere mai tentato di praticare l’una e l’altra.

Il rischio è quello di sempre. Cambiare tutto per non cambiare nulla. Ovvero arrivare alle prossime scadenze elettorali ( che sono quelle che interessano i nuovi e i vecchi politicanti) confondendo le idee agli elettori e spianando la strada a coloro che hanno già il predominio nelle amministrazioni locali oppure nel parlamento regionale o nazionale.

L’altra faccia della medaglia è rappresentata invece da chi dovrebbe lavorare per l’alternativa vera a questo sistema. In questo variegato mondo non si vuole ancora accettare che le diversità  (culturali, ideologiche, partitiche, etc. ) sono importanti e rappresentano ricchezza per un movimento che dovrebbe essere energico, costante e organico per avviare le riforme indispensabili.

Un movimento che dovrebbe rendersi conto dell’oppressione economica dei monopoli locali, nazionali e globali.

Da sempre c’è un elemento deleterio nella vita pubblica ed è rappresentato dai ceti sociali affamati di impieghi e sfruttatori di ogni forma di precariato. Affrancarsi da questo ceto feudale diventa quindi priorità.

Da tutto ciò, a cascata, dipende il resto. L’amministrazione trasparente della cosa pubblica. La partecipazione e l’uso delle primarie nella scelta dei candidati. Il costo della politica. Lo stato di diritto. Le politiche energetiche, sociali e culturali.

Insomma una vera forza, non effimera, alternativa a questa partitocrazia. (SARO VISICARO)

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