LA FINE DI AICON YACHTS: GIUDICE REVOCA IL CONCORDATO PREVENTIVO E SEQUESTRA I BENI

 

Non ci sarà alcun concordato preventivo a salvare dal default la società produttrice di imbarcazioni di lusso. Il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, come appreso dall’agenzia economica Radiocor, ha revocato la procedura di concordato preventivo di Aicon Yachts, disponendo il sequestro di tutti i beni aziendali. Il giudice ha anche revocato il liquidatore e fissato l’udienza il 18 giugno per verificare le condizioni dell’ammissibilità alla procedura di amministrazione straordinaria. Per Aicon spa, invece, è stato emesso decreto di ammissione alla procedura di concordato preventivo. 
La proposta della società messinese era di soddisfare per 48 milioni il debito di Aicon Yachts che ammonta a 96 milioni (30 milioni verso i creditori privilegiati, che vanno rimborsati integralmente, e 66 verso i chirografari, cioè  quanti non vantano particolari garanzie). La capogruppo Aicon spa ha invece un debito di 50 milioni, 40 verso creditori privilegiati e 10 verso i chirografari.
Che la strada fosse in salita era stato previsto anche dai creditori, alcuni dei quali non avevano creduto alla buona riuscita del concordato preventivo, e avevano presentato istanza di fallimento. Lo aveva spiegato a Radiocor Dino Arrigo, legale del gruppo messinese che aveva  depositato una memoria per rispondere alla richiesta di revoca della missione al concordato.
La società messinese è attualmente sospesa dalle contrattazioni a Piazza Affari, dopo il provvedimento scattato nel settembre di un anno fa, dopo che l’azienda siciliana che aveva preso atto del persistere delle difficoltà finanziarie e del fatto che Lino Siclari (azionista di maggioranza con il 68% attraverso Airon srl) ha versato solo un decimo dei 3 milioni previsti per rifinanziare le casse societarie. Ma già nel febbraio del 2007 aveva lanciato un allarme sulla liquidità in cassa a breve termine.

Un ulteriore schiaffo ai 350 cassaintegrati che arriva dopo il fallimento della “New Co.Aicon Marine srl”, a cui era stato ceduto un ramo dell’azienda che costruiva imbarcazioni da diporto, e che avrebbe dovuto evitare il crack finanziario e il definitivo collasso del gruppo Aicon..

 

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