SPECIE PROTETTE: 14 DENUNCE PER BRACCONAGGIO E MALTRATTAMENTO DI ANIMALI SELVATICI (VIDEO)

 

Quella che per decenni è stata una tradizione in tutto il Sud Italia è da tempo diventata una pratica vietata a causa, come altre cose, di uno sfruttamento eccessivo perseguito senza pensare al domani: stiamo parlando della cattura e della riproduzione in cattività di uccellini tipici della nostra zona Nebroidea ed appennico-meridionale, come cardellini e zigoli.

Nonostante le denunce di numerose associazioni per la protezione delle specie a rischio, continua in Sicilia come altrove la barbara pratica della cattura di esemplari di fauna selvatica per mero lucro. Dopo le tante visite degli inviati di Striscia La Notizia al mercato di Palermo, confermanti non solo la vendita ma spesso anche il maltrattamento degli animali rimasti invenduti, ecco che la polizia fa un blitz a Messina scoprendo un vero e proprio centro di vendita clandestino. Dapprima si è proceduto a fare una ronda nella bella Piazza del Popolo fermando le persone che, venditori o acquirenti, avevano  in mano gabbiette con questo tipo di fauna selvatica; poi si è decisa la perquisizione delle abitazioni di alcuni degli ambulanti.

Così si è trovato un vero e proprio laboratorio di riproduzione nascosto nella casa di uno di questi che oltre ad avere decine di esemplari strappati al loro habitat naturale (non solo cardellini ma anche zigoli ed ibridi vietati già di per sè dalla legge) aveva ideato un deplorevole metodo di cattura: una gabbia/trappola dove 7 cardellini erano legati per fungere, coi loro cinguettii continui, da richiamo per altri esemplari destinati allo stesso atroce destino.

Quest’ultimo episodio testimonia ancora una volta la mancanza di educazione e rispetto della natura insiti, ieri come oggi, in tutto il Sud Italia: infatti se questo tipo di azioni si rende necessario è perché ancora il traffico di cardellini e piccoli volatili “da gabbia” rende bene a trafficanti senza scrupoli che, invece di comprare esemplari nati in cattività ed aspettarne la riproduzione con grandi cure e pazienza, torturano giorno dopo giorno quei pochi (e dunque sempre meno numerosi) esemplari in libertà destinati a morire in poco tempo dietro sbarre cui non sono e non saranno mai abituati.

Perché a quanto pare molti Messinesi ancora  regalano ai figli ed ai nipotini il cardellino della tradizione, senza curarsi di sapere da dove proviene e contribuendo ad impoverirne le nostre montagne così da negare proprio a quegli stessi bambini il piacere di osservarli passare a stormi sopra le loro teste, liberi e nell’unico luogo dove dovrebbero stare. (CAR.ME.)

 

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