SCIOPERO ALLA CARONTE: ADESIONE TOTALE DEI MARITTIMI, MA L’AZIENDA NON “RICONOSCE” L’ORSA

 

 

Dalle 12 di martedì 23 ottobre alle 12 del 24. Il quinto giorno di sciopero ha visto aderire la totalità dei marittimi della Caronte & Tourist, che continua però a non riconoscere il sindacato ORSA, che ha proclamato l’astensione dal lavoro per protestare contro la decisione della società armatrice di mandare a casa 69 membri del personale imbarcato. Solidarietà espressa dalla CUB Trasporti che ha aderito a questa giornata di lotta, auspicando possa nascere “l’inizio di un percorso unitario più generalizzato, coinvolgendo anche le altre realtà lavorative dei trasporti e non solo, visto che siamo di fronte ad una città distrutta dalla tragedia della disoccupazione, che considerato il gran numero di vertenze in corso appare sempre più improbabile l’uscita dal tunnel”.

Intanto sottolineiamo che nessuna lettera di licenziamento è ancora partita. Nonostante la comunicazione circolata nei giorni precedenti allo sciopero, e nonostante la verità “confederale” che tira in ballo la legge 223/91, che in verità non è applicabile al settore marittimo ne aereo, dietro la minaccia dei licenziamenti potrebbe esserci la volontà di giungere ad un accordo che consentirebbe da un lato di “mantenere” tutti i posti di lavoro, ma dall’altro di rinunciare al rinnovo del contratto.

Il clima, nel piazzale della Rada San Francesco, resta caldo. I marittimi, infatti, giudicano negativamente l’atteggiamento dell’azienda che continua a non riconoscere l’Orsa come rappresentante delle istanze dei  lavoratori, giudicando “insufficiente” il suo potere di rappresentanza, che in questo mese di mobilitazione, però, continua a crescere con il numero degli iscritti.

L’Orsa aveva chiesto un verbale d’accordo in cui si chiedeva l’impegno ad avere relazioni con il sindacato autonomo che rappresenta più di 60 marittimi,  deleghe che sono state persino “visionate” dalla società.

“Il  problema degli esuberi è falso– ci dice Paolo Arrigo, coordinatore provinciale dell’Orsa Marittimi – perché sarebbe giustificabile solo se ci fosse una nave in disarmo. Le ragioni sostenute dall’azienda, poi, sono semplicemente inaccettabili, visto, tra l’altro, che in questi ultimi anni gli utili sono aumentati. Basti pensare all’aumento del biglietto per i Tir, giustificato  dai costi di carburante per raggiungere lo scalo di Tremestieri: un secondo approdo a cui è stata destinata solo una nave, quindi una volta pagato il biglietto “maggiorato” i camionisti sono comunque dirottati verso la rada San Francesco, dimezzando quindi costi e durata del viaggio ma procurando un guadagno praticamente raddoppiato”.

Un’altra situazione che ha esacerbato gli animi è stata la decisione dell’azienda di rinunciare a far lavorare la zattera che dalle 18 alle 21 di martedì e dalle 6 alle 9 di mercoledì avrebbe assicurato i servizi minimi (pensando soprattutto ai pendolari) alla società, come proposto dagli scioperanti per creare meno disagi possibili.“Abbiamo dimostrato – continua Massaro – forte senso di responsabilità verso la cittadinanza  badando non soltanto alla riuscita della nostra mobilitazione ma recependo le indicazioni della Commissione di Garanzia – ci siamo resi disponibili a garantire i servizi minimi necessari.

Tuttavia l’atteggiamento di chiusura di Caronte&Tourist di fronte ad ogni proposta avanzata dal sindacato  ha determinato l’impossibilità di garantire qualsiasi forma di servizio all’utenza. Alla disponibilità del sindacato – continua l’Or.SA –  di garantire in servizio la bidirezionale Zancle, l’azienda ha preferito, perseverando nelle maggiori pretese, rinunciare  ai servizi minimi impartendo all’equipaggio assegnato l’ordine di non partire e minacciando il ricorso a successive sanzioni”.

Ventiquattro ore sono lunghe. E il 6 novembre è previsto un altro sciopero. La vertenza sembra appena iniziata. E i marittimi non sono disposti a barattare.

 

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