PIU’ DI 5000 STUDENTI IN PIAZZA: IL GRIDO DI UNA MESSINA CHE NON SI FERMA

 

Il vento di sciopero che ha coinvolto Spagna, Portogallo e Grecia, ha soffiato anche in Italia e Messina non si è di certo ritratta alla folata di dissenso.

Sarebbe riduttivo definire la protesta degli studenti di oggi come una “mobilitazione”, richiamandoci ad un gergo militaristico, poiché il grido dei ragazzi non è stato un mero starnazzare asettico e impersonale, ma si è trattata di una critica forte e decisa alle Istituzioni, al mondo dell’economia, nel preciso intento della ricerca del futuro, altra parola che sembra troppo impolverata dal passato.

Più di 5000 i giovani che hanno partecipato alla manifestazione, che partita alle ore 9.30 da Piazza Antonello, ha trovato il suo culmine ai cancelli di Palazzo Zanca, per concludersi con l’assemblea aut-convocata presso la Galleria Vittorio Emanuele.

Le accuse sono state forti e chiare: no ad una spendig review che metterà in ginocchio un intero paese e che parla con il linguaggio dei numeri: riduzione insegnanti di sostegno, licenziamento di 15.000 precari, tagli lineari del personale scolastico del 40%, sottrazione di oltre 1.500.000 posti di lavoro fino al 2015 (che senso ha avuto il concorso per l’assegnazione di 11.482 cattedre allora?). Problema ancor più grave, che ha scatenato la totale disapprovazione di tutto l’organismo scolastico, è stata l’approvazione dell’ex legge Aprea, attuale DDL 953. Secondo tale provvedimento, la Scuola non sarebbe più “proprietà” dello Stato, ma “prodotto” di aziende private, che le darebbero la stessa funzione di una fabbrica industriale, dedicata alla produzione di massa, e con il solo scopo del profitto, dell’accrescimento spropositato di denaro a sfavore della qualità. Il diritto allo studio comincerebbe ad essere la “concorrenza” e diverrebbe oggetto di mercanzia, di scambio, rendita, tariffa: insomma entrerebbe in toto nel gergo fallimentare (culturalmente e umanamente parlando) economico. Sembra il manifesto di un film futurista, da i contorni amari, invece è molto più reale di quanto appare: ogni scuola sarà indipendente dalle altre, ragion per cui potrà stilare un proprio Statuto assolutamente autonomo; la rappresentanza studentesca sarà cancellata;  un insolito e anonimo Consiglio di Amministrazione, costituito da esterni legati a ditte private, sarà determinante per ogni scelta economica e didattica, sostituendo perfino il Collegio Docenti. Sono i segnali di una scuola che non coincide con cultura, diritto, sapere, società, lavoro, ma che diventa mezzo, denaro, selezione, casta.

Certamente importanti sono stati gli altri punti posti dai manifestanti: salvaguardia e manutenzione degli edifici scolastici: il 95% delle scuole italiane fa fronte a strutture fatiscenti; il diritto allo studio, con lo scopo di diminuire drasticamente le tasse che ogni anno ogni studente deve affrontare (dai 900 ai 1600 euro); la lotta contro la disoccupazione giovanile, che in Sicilia tocca drammaticamente il 40%; la possibilità di libero accesso a tutti i corsi universitari, per garantire la crescita del paese in ambito culturale ed evitare la cosiddetta “fuga dei cervelli”; la libertà del dibattito in una didattica non solo nozionistica, ma formativa in senso stretto che possa costituire il primo e importante tassello della società che si appresterà a guidare il paese domani; e il dissenso contro la violenza adottata su chi manifesta pacificamente.

Il momento senz’altro più forte della mattinata, è stato caratterizzato dall’esposizione di due ragazzi del comitato No Ponte, dai balconi di palazzo Zanca, di uno striscione di protesta contro i “privilegi” dei ricchi, scatenando l’aggressione degli ufficiali della polizia municipale, che con violenza hanno strappato lo striscione e si sono scagliati contro i ragazzi.

L’associazione R.A.S. – Lotta Organizzata, ha commentato la giornata appena trascorsa, dichiarando l’intento di «creare, è nell’interesse di tutti, un movimento così forte e così organizzato, con degli obiettivi così chiari, da invertire i rapporti di forza, nella linea di proporre alternative alla passata gestione della nostra città, attraverso cultura, aggregazione e solidarietà. Noi, – continua-  con una rappresentanza per gli Istituti e per le vertenze del Cantiere dell’Alternativa Comune, siamo stati ricevuti da diversi membri della nuova giunta Comunale, in sostituzione dell’attuale commissario Croce, ai quali abbiamo esposto le nostre rivendicazioni cittadine, i problemi per i quali gli studenti si sono mobilitati, inseriti nel contesto delle inaccettabili misure verso la scuola pubblica italiana e dell’austerità europea del punto di vista economico. Ci è stato fatto un discorso sulle responsabilità dell’attuale degrado cittadino, che a parere dei rappresentanti delle istituzioni messinesi è da distribuire tra tutti i cittadini. Noi abbiamo risposto che invece è una precisa casta che ha gestito Messina in maniera disastrosa negli ultimi anni, e che deve assumersi le proprie responsabilità.»

Il rilancio della cultura proviene dal basso, l’incultura resta in “alto”. (CLARISSA COMUNALE)

La foto in evidenza è di Enrico Di Giacomo

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