BARCELLONA P.G.: L’APPELLO PER IL LICEO SCIENTIFICO, ANCORA UNA VOLTA.

 

 

“Ormai la situazione non è più tollerabile. La dislocazione in 5 plessi, situati in varie zone cittadine (oltretutto locali freddi ed inagibili), crea enorme disagio a tutto il personale scolastico ed agli studenti. Se a ciò uniamo la carenza di laboratori specifici e la fruibilità di una sola palestra, che comporta il trasferimento continuo di studenti, si evince l’impossibilità di poter svolgere con efficacia regolari lezioni. Tutto ciò ci consegna un quadro assolutamente grave ed allarmante sulla situazione in atto all’Istituto, al momento occupato dagli studenti, i quali manifestano il loro malessere. Per questi motivi, in prospettiva di una risoluzione rapida della problematica, invitiamo il presidente Ricevuto a fissare un incontro, da tenersi a Barcellona, anche al fine di chiarire lo stato dell’opera del progetto per il plesso unico, che dovrebbe sorgere nel popoloso quartiere di Sant’Antonino.”

 

Questa dichiarazione, concisa quanto esaustiva, è stata rilasciata dal Presidente del Consiglio Comunale Barcellonese, Angelo Paride Pino, per annunciare l’avvenuta richiesta di un incontro col Presidente della Provincia Nanni Ricevuto. La questione sollevata, e condivisa da più voci, è quella del Liceo Scientifico Enrico Medi di Barcellona, da anni in stato di preoccupante disagio.

 

In una realtà come quella barcellonese, centro di fruizione dello studentato di molti piccoli centri limitrofi, la presenza di un liceo scientifico è importante; ciononostante per decenni, persino negli anni in cui si costruivano opere colossali come la Nuova Stazione ed il Nuovo Cutroni Zodda (servizi che andavano potenziati ma che di fatto già esistevano), una sede reale per le centinaia di studenti che l’hanno frequentato non v’è mai stata.

 

Gli insegnamenti, i progetti liceali, tutta la vita scolastica di intere generazioni di ragazzi, oramai più che adulti, fuoriusciti dall’Enrico Medi si sono svolti in locali in affitto, sedi temporanee concesse da privati e dal comune che negli anni hanno sempre vissuto un pathos stressante: con l’avvicinarsi dello scadere dei contratti si doveva pensare a rinnovarli, pena il perdere le aule.

 

Come se ciò non fosse abbastanza, molti degli edifici adibiti a liceo potrebbero non essere del tipo corretto ad ospitarlo. Questo è quanto fa pensare non soltanto tutta una serie di dati, ma anche la dichiarazione soprastante in cui si parla di “plessi inagibili”. E per motivi che si possono facilmente indovinare.

 

Come anche i meno esperti sanno, quando si costruisce un edificio se ne scelgono materiali e caratteristiche in base all’uso; ciò vuol dire che se un edificio è adibito a famiglie ( volendo fare una stima approssimativa ed in eccesso poniamo 10 persone su 100 mq) elementi come la profondità delle fondamenta e la stessa intelaiatura dell’opera vengono relazionati ad un peso sì calcolato sempre per eccesso ma comunque rispondente a dei parametri molto differenti da quelli di un edificio scolastico in cui ogni stanza verrebbe giornalmente messa a disposizione di 20 o 30 persone, insegnanti esclusi. In quest’ultimo caso la portata del peso per locale aumenta di gran lunga, sommando quello delle persone ed il mobilio, col risultato che di solito le opere destinate a scuole, ospedali, centri congressi e simili hanno caratteristiche ben precise che richiedono una costruzione diversa da quella abitativa.

 

Considerato tutto ciò, che pure un non addetto ai lavori può facilmente immaginare, ci si dovrebbe chiedere da parte degli organi competenti quali rischi, strutturali oltre che logistici, possano derivare da condomini costruiti, magari, per una certa massa ed utilizzati per una di gran lunga maggiore. Probabilmente, anzi sicuramente tutti i controlli sono stati eseguiti trattandosi di “cinque scuole”, altrimenti vi sarebbero gravi responsabilità da indagare; in ogni caso alcuni spiacevoli accadimenti trascorsi non sono incoraggianti.

 

Qualora si andasse a scavare nel passato dell’Enrico Medi si scoprirebbe, infatti, che vi sono già stati allarmi strutturali, persino nel plesso centrale sito in via Amendola.

 

Alcuni ricordano ancora come nel 1999 vi fu il crollo di parti di stucco in un’aula, con feriti fortunatamente lievi ma terrorizzati. Infatti non appena quei calcinacci colpirono alcuni ragazzi, i compagni, della classe e non solo, si riversarono nelle poche vie di fuga esistenti: scale condominiali semplici e strette che portarono ad una calca causa successivamente di altri ferimenti.

Quell’anno si risolse il problema con qualche lavoro, utile in effetti a migliorare la vivibilità dello stabile, ma un liceo non è fatto solo di infrastrutture: vi è un organico che in questo caso ha da dividersi in cinque sedi con un’unica palestra.

 

Proprio la palestra, da alcuni raggiungibile con lenti spostamenti, fu teatro anni fa della morte di un quindicenne pestato a morte da ragazzi più grandi. Vi fu un processo che si sarebbe potuto evitare se vi fosse stato un migliore controllo delle aree scolastiche, con la salvezza di una vita umana.

 

Questi tristi precedenti sono lì a dimostrare che qualcosa nella conduzione della struttura non va. E quel qualcosa è conseguenza di tanti fattori tra i quali, per primo, la mancanza di un unico plesso, costruito ad hoc e dotato di migliori misure di sicurezza.

 

Tutto questo dovrebbe essere finalmente tenuto in considerazione da una Provincia che sembra continuamente dimenticare come a Barcellona Pozzo di Gotto, comune più grande dopo la stessa Messina, manchi un Liceo Scientifico che possa strutturalmente dirsi tale. Come ogni anno gli studenti sono in agitazione, con motivi sempre più validi che nulla hanno a che fare con il “mal di scuola” che qualcuno ancora oggi vorrebbe vedervi e che invece una dozzina di anni fa colpiva altri istituti locali molto più fortunati di questo. Stavolta i ragazzi protestano per avere certezze non solo su un futuro universitario compromesso dalle riforme degli ultimi otto anni, ma persino riguardo alla scuola superiore che hanno deciso con rendimento di frequentare, fiduciosi magari nell’aiuto di quegli adulti che li dovrebbero aiutare a formarsi.

Cosa davvero curiosa dato che in un lontano 1968, teatro di altre agitazioni, si diplomò proprio al Medi un diciannovenne di nome Domenico Nania, destinato a diventare senatore. Che ci sia o non ci sia stato un interessamento della politica, è evidente che non vi sono ad oggi risultati incoraggianti.

Si spera adesso che l’ennesimo appello a sostegno di uno studentato allo stremo possa non finire nel vuoto come i precedenti, forse non ben sostenuti come avrebbero dovuto. Tocca alla politica odierna, non solo nella persona di Angelo Paride Pino, provare a dare fiducia a ragazzi che un giorno saranno chiamati alle urne e che già adesso pensano probabilmente che in pochi sono i politici che si interessano veramente di loro. (CARMEN MERLINO)

 

 

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