SERIE A, IL PUNTO. NEL GIORNO DI BALOTELLI, STRAMA SPROFONDA: PEGGIO DELL’ESONERATO ZEMAN

Quando è da poco terminato l’atteso posticipo di San Siro tra Milan e Udinese, conclusosi col successo per 2-1 dei padroni di casa, è già tempo di tirare le somme di questo interessantissimo ventitreesimo turno di campionato, costato già la panchina a Zdenek Zeman con Giampiero Gasperini che dovrebbe a breve seguirne le orme.

Iniziando proprio dalla sfida del Meazza, tutti gli occhi erano per lui: Mario Balotelli, super colpo del mercato di gennaio al nuovo battesimo alla “Scala del Calcio”, con l’agognata maglia della squadra del cuore finalmente indosso, dopo gli anni trascorsi in nerazzurro. Ci si aspettava l’ happy ending – a coronamento della settimana del rimpatrio- e le attese non sono state di certo tradite. Neanche fossimo in una puntata di Holly & Benji, Super Mario si rivela subito decisivo e bagna l’esordio con una doppietta da urlo, realizzando il (contestatissimo) rigore della vittoria proprio all’ultimo secondo. Con questa vittoria, il Milan aggancia proprio i cugini al quarto posto a quota 40 punti: la zona Champions dista ormai soltanto tre lunghezze.

Risalendo la classifica e riavvolgendo il nastro dal vertice, riprende la sua corsa la Juventus, che espugna il Bentegodi di Verona superando per 2-1 il Chievo nel lunch match delle 12.30. I bianconeri, seppur falcidiati da assenze pesantissime (Vucinic, Bonucci, Chiellini, Asamoah e Marchisio) e con Conte in tribuna a scontare lo “sbrocco” post Genoa, mettono il risultato in cassaforte nei primi 45 minuti grazie alle reti di Matri e Lichtsteiner; tremano ad inizio ripresa, quando Thereau accorcia le distanze, ma poi riescono a gestire il risicato vantaggio fino al fischio finale rischiando poco o nulla. Insomma, “il Napoli chiama, la Juve risponde” verrebbe da dire citando il grande Luigi Necco, storico inviato partenopeo di 90°Minuto ai tempi di Maradona. E si, perché all’ombra del Vesuvio stamattina il risveglio era stato dolcissimo, dopo che la vittoria sul Catania, nell’anticipo di ieri sera, era valsa il momentaneo aggancio alla vetta della classifica. Tre punti portati a casa con il più classico dei risultati, senza particolari squilli -ma anche senza troppi patemi d’animo- da parte degli uomini di Mazzarri, bravi a sbloccarla alla mezzora con Marek Hamsik ed a chiuderla con il tap-in di Cannavaro allo scadere della prima frazione. Pesa nell’economia dell’incontro il rigore non concesso agli etnei sullo 0-0 per fallo di mano di Zuniga: “robetta” per i tanti Soloni del mondo pallonaro, considerata l’assenza di strisce verticali sulla maglia. Distanze invariate quindi, ma occhio alla prossima giornata, quando saranno in programma Juve – Fiorentina e Lazio – Napoli, sfide tanto affascinanti quanto insidiose per le due più accreditate concorrenti al tricolore.

Uno step più giù, sul gradino più basso dell’ipotetico podio, troviamo sempre in solitaria la Lazio, nonostante l’amara sconfitta odierna maturata in terra ligure contro un Genoa rimesso in sesto dalla cura ballardiniana e -una volta tanto- dal mercato, apparso obiettivamente più oculato rispetto alle ultime deliranti sessioni. Dai novanta minuti di Marassi è uscito fuori il classico match a due volti. Primo tempo decisamente appannaggio dei rossoblu, che con le prodezze griffate Borriello – Bertolacci vanno al riposo forti del doppio vantaggio. Al contrario, in una ripresa a nitide tinte biancocelesti, gli uomini di Petkovic riescono ad agguantare il pareggio con Floccari e Mauri prima di vedersi somministrato il veleno in coda dal neo acquisto Marco Rigoni che, con uno stacco di testa a fil di sirena, regala 3 punti d’oro al Grifone. Laziali in caduta libera (con un sol punto raccolto nelle ultime tre) e che adesso si ritrovano alle calcagna un Milan affamato col quale dovranno certamente fare i conti in ottica qualificazione Champions.

Ma veniamo adesso alle vere note dolenti di questa quarta giornata del girone di ritorno, l’ultima di Zdenek Zeman sulla panchina della Roma. Fatali sono state al boemo le quattro pappine rimediate dal Cagliari a domicilio nell’anticipo di venerdì, anche se le responsabilità del fallimento -annunciato, ad avviso di chi scrive- vanno per lo meno condivise con il gatto e la volpe, al secolo Franco Baldini e Walter Sabatini, che, dopo il naufragio dello scorso anno del “progetto” Luis Enrique, in estate ben potevano scegliere in maniera più avveduta il nuovo timoniere. Piccola postilla: non vorremmo trovarci nei panni del pubblicitario di Volkswagen Italia, quel “daje” potrebbe risultargli parecchio indigesto.

Ma se il boemo è stato alla fine silurato, vien da chiedersi come mai, dopo l’inopinata sconfitta di oggi a Siena contro l’ultima in classifica, Andrea Stramaccioni sia ancora ben saldo sulla panchina dell’Inter. Giusto per snocciolare qualche numero, dopo l’effimera vittoria di Torino contro la Juventus, il simpatico allenatore romano ha raggranellato, in 12 partite, la miseria di 13 punti sui 36 disponibili, frutto di 3 vittorie, 4 pareggi e ben 5 sconfitte. Ebbene, nello stesso lasso di tempo la Roma dell’esonerato Zeman di punti ne ha fatti 17, quattro in più. Se poi consideriamo che, commentando l’acquisto della stellina Kovacic, Moratti nei giorni scorsi ha parlato -sia pur sorridendo- di “obiettivo primo posto”, probabilmente in casa nerazzurra i conti potrebbero presto non tornare, o appunto svelarsi per quello che sono.

Arrivando in Sicilia, fronte rosanero, la situazione è in ebollizione. Il presidente Zamparini ha mal digerito il capitombolo interno contro l’Atalanta e, qualche ora, fa ha diramato un comunicato stampa, annunciando di volersi prendere “una notte di riflessione prima di decidere ciò che è meglio per le sorti del Palermo”. Clamorosamente pare che sulla graticola, oltre al tecnico Gasperini, ci sia anche Pietro Lo Monaco; in tutta franchezza, un eventuale allontanamento del direttore generale, proprio all’indomani del rivoluzionario mercato di gennaio (con consueta nuova colonia argentina importata in Italia),sembrerebbe privo di senso. Ma dal vulcanico patron, si sa, ci si può attendere di tutto.

Per quel che riguarda le altre partite, infine, da segnalare il ritorno alla vittoria della Fiorentina -impostasi per 2-0 al “Franchi” sul Parma- e del Bologna, corsaro a Pescara con un rocambolesco 3-2; mentre l’abulico 0-0 tra Torino e Sampdoria, nell’anticipo di sabato pomeriggio, si candida di diritto tra gli spettacoli calcistici più scadenti offerti agli italiani da quando si è passati alla tv a colori. (JODY COLLETTI)

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it