BERSANI A MESSINA: ACCOLTO DA PREMIER, “TRA GRILLO E BERLUSCONI, L’UNICA VERA NOVITA’ QUI SIAMO NOI”

 

Sala gremita e schermo piazzato nella hall, per soddisfare anche chi non è riuscito ad accomodarsi all’interno dell’auditorium del PalaAntonello: partecipazione massiccia per l’incontro con il segretario del Pd.

Pierluigi Bersani, al timone del Partito Democratico dal 2009, arriva all’appuntamento con i suoi elettori probabilmente ignaro del bagno di folla che lo attende. Un comitato d’accoglienza in piena regola, applausi e strette di mano, abbracci e spintoni per arrivare a toccare con mano il candidato che, secondo i sondaggi, nella corsa per diventare il prossimo inquilino di Palazzo Chigi, è il più papabile. 

Lo start up dell’incontro – previsto alle 19.00- subisce uno scivolone di circa un’ora ma, in sala, ognuno trepida, i supporters sono schierati e lo staff indossa t-shirt nere arrecanti l’ormai noto slogan “l’Italia Giusta” che, per l’intero comizio, fungerà da leit motif. Sul palco, un’interprete per i non udenti riporta in LIS gli interventi di chi è chiamato ad introdurre il politico di Bettola, reduce dallo schiacciante successo delle primarie. A tal riguardo, si sa che la tornata prenatalizia aveva due grandi protagonisti e, messi da parte i vari Vendola e Tabacci, lo scontro risultava più generazionale che mai: da una parte, appunto, l’ex Presidente dell’ Emilia Romagna e dall’altra l’ormai arcinoto sindaco di Firenze. E, poco prima che il segretario giungesse al Palacultura, si era proprio vociferato circa la possibile presenza dell’ “aminemico” Matteo Renzi al suo fianco. Ma la notizia era infondata, nonostante i presenti già fossero pronti a godere del binomio democrat.

Per introdurre Bersani vengono chiamati in causa due giovani, giovanissimi, provenienti dalle fila dei circoli marchiati PD. Daniele Chiara, ragazzo messinese, riporta la sua esperienza da studente dell’istituto Jaci, illustrando al leader del partito -seduto in prima fila a fianco del coordinatore regionale Francantonio Genovese– la condizione di degrado strutturale nella quale versano le scuole di città e provincia, seguendo un percorso che tocca anche Furci Siculo e Santa Teresa di Riva. “Sono molto emozionato”, confessa, “a parlare oggi, di fronte al futuro presidente del consiglio italiano” (clap clap clap). Sembra preparato come un navigato politicante a strappare applausi sin dall’incipit. Descrizione quantomeno istruttiva quella del giovane oratore, che denuncia intonaci che cadono dai soffitti della sua scuola durante le ore di lezione e, citando il caso dell’istituto di Napoli finito recentemente sotto i riflettori a causa del tetto crollato addosso all’insegnante, commenta “che Paese è un Paese che non si sa preoccupare della sicurezza dei suoi bambini?” Dalla prima fila sguardi di amarezza e comprensione, compreso quello dell’ex assessore alla pubblica istruzione, Liliana Modica, il cui nome compare in buona posizione nella lista dei candidati al Senato della Repubblica. Chiara si dilunga oltre i tempi concessi ma la chiosa è degna di un’ovazione: “sono fiducioso, spero in lei, segretario, e sono certo che con lei alla guida il Paese risorgerà”.

Forse l’entusiasmo giovanile ha confuso la figura del leader del Pd con quella di nostro Signore Gesù Cristo che, a memoria, ci sembra l’unico in grado di far resuscitare i morti, specie se si consideri la clamorosa possibilità che proprio con “Rigor Montis” (cit. Grillo) il PD potrebbe scendere a patti ad urne chiuse, ove Bersani non avesse i numeri necessari per una solida maggioranza al Senato.

“La colpa è tutta dei precedenti governi”, conclude Chiara, al quale qualcuno dovrebbe far notare che, dal 1994 al 2011, la governance è stata equamente ripartita tra centro-destra e centro-sinistra, anzi, a voler essere più precisi, Berlusconi e soci sono stati al governo per cinque mesi in più.

Arriva il turno di Alba Marino, venticinquenne che descrive minuziosamente i tre aspetti che la caratterizzano: donna, siciliana e giovane. Cosa voglia dire ad oggi è noto ai più e rivendicare una serie di diritti, di tutele, di dignità, uguaglianza e lavoro è assolutamente condivisibile quale che sia la prospettiva da cui parta l’osservazione. Nata e cresciuta politicamente sotto le effigi del partito di cui oggi si celebra un imminente successo, di cui tutti sono certi ( e i sondaggi, fino ad ora, non gli danno torto), lamenta l’epiteto di “giovani vecchi” attribuito ai suoi coetanei democratici. “Lo dicono perchè siamo troppo seri”. Forse la brillante dottoranda in economia non sa che l’attribuzione ha un’accezione ben più negativa ed è relativa all’essere evidentemente inglobati (come tanti e da ogni provenienza) in un “sistema” che risulta vecchio già da un po’ . Conclude menzionando i principi dell’Italia Giusta, “quella che porterà il 40% delle donne in Parlamento indipendentemente dalle quote rosa. L’Italia Giusta è quella che non lascia il meridione indietro. L’Italia Giusta è quella che investe sulla formazione” -silenzio- “scolastica!”. Fiuuu!! Per un momento sarebbe parso un riferimento all’onorevole in prima fila che, mesi fa, fu al centro di un ciclone riguardante proprio la formazione, ma il periodico Panorama ai tempi parlava di “scandalo”, e non di Italia Giusta. Così come anche Report qualche tempo dopo. Ma è una storia che in campagna elettorale passa, ovviamente, in secondo piano.

La voce di Gianna Nannini esplode dalle casse e accompagna l’arrivo di Pierluigi Bersani sul palcoscenico. “Quando chiesi alla Nannini di poter usare questa canzone per la campagna, fu per via di questo concetto stupendo: mi ricordo di te. E noi ci ricordiamo di voi, della vita comune di ciascuno”, spiega il segretario. “Un Governo non può risolvere tutti i problemi ma deve conoscerli”. Attacca Grillo e Berlusconi, ne ha per Maroni ma anche per Monti, anzi “il nuovo Monti”, come lo chiama. “Io non lo conoscevo così.” E coglie l’occasione per ironizzare amaramente sulle promesse elettorali dei suoi avversari: “tutti arrivano e promettono. Grillo parla di 1000 euro al mese per tutti per tre anni? Ma perchè non 2000 allora, dico io?”, relativamente alla proposta del leader del M5S di attribuire un sussidio ai disoccupati che, per mancanza di possibilità, si ritrovano dall’oggi al domani senza reddito. “Sommando Monti e Berlusconi l’altro giorno in una sola volta ci avevano tolti 30 milioni di tasse, a sentirli. Ma che bella giornata, ho pensato!” Racconta dei suoi incontri con cassintegrati ed operai, esodati e studenti “voi in tv mi vedete meno rispetto agli altri perchè noi andiamo in mezzo alla gente, entriamo nelle fabbriche. Chi governa non può farlo da solo, noi dobbiamo essere tutti insieme. Cerchiamo di venir fuori da questa crisi, ma facciamolo insieme, ma non con le favole. Siamo nelle condizioni come progressisti e come partito democratico, di venirne fuori”.

E circa la fiducia dell’elettorato dichiara che la sua fetta, il Pd tra primarie e serietà mostrata sul campo, l’ha guadagnata seriamente, anche grazie al largo fatto ai giovani, ai nuovi nomi proposti in Parlamento (da noi la cosa si sente meno evidentemente giacchè nella famosa prima fila, il parterre era composto dei vari Rinaldi e cognato, Panarello e Saitta che con il dovutissimo rispetto non ci sembrano neofiti ne di primissimo pelo) e le donne, argomento ricorrente e che piace all’elettorato (date le statistiche ci sarebbe da credere, più per finto perbenismo che altro). E chi dà tanto spazio alle donne? “Il Pdl? Ne ha quante vuole ma sono bambole.” commenta Bersani, poi correggendosi aggiunge “intendiamoci per me sono donne con la loro dignità!”(clap clap clap … e stavolta il plauso è più fragoroso che mai. Niente da fare, far riferimento-seppur velatamente-al Cavaliere è comunque il modo più sicuro per riscuotere consensi.) “Noi italiani non siamo così. E’ lui che è malato” c’è da chiedersi in che Paese sia cresciuto. E aggiunge i dati relativi a primarie e adesione del popolo democratico alle urne e si sofferma anche sulle modifiche interne al sistema del partito, per renderlo più partecipato e vicino all’elettorato. Ha gli occhi passionali e lo sguardo tenace, parla ad una platea assolutamente eterogenea, un melting pot di giovani e anziani, casual teenager e borghesissimi ex democristiani, ex radical chic ed ex … ex ! “Noi stavolta i voti li prendiamo anche tra la gente per bene che ha votato il centro destra!” (ma “non sulla luna”, precisiamo a beneficio di chi se lo chiedesse, memore del servizio di rai tre) . E, dopo aver paragonato Grillo a Berlusconi (“i suoi candidati li ha scelti lui mica quella ventina di migliaia di utenti che han votato sul web”), aggiunge “lo vogliam dire che l’unica novità qui siamo noi?” . Bè, forse adesso ha azzardato un po’ troppo. Rivendica anche il merito d’aver detronizzato il “monarca”, volendolo parafrasare, “Berlusconi l’abbiam mandato a casa noi!”, facendo riferimento alla manifestazione contro il Governo svoltasi a San Giovanni una decina di giorni prima che il Cavaliere rassegnasse le dimissioni. E il dubbio amletico qui attanaglia: ma non era stata l’Europa a premere per la sua caduta?

Pierluigi Bersani appare in forma e carico di un entusiasmo che è proprio di un giovane attivista, si rivolge con confidenza familiare ai tantissimi accorsi ad ascoltarlo: “Voi siete la mia arma atomica, siete il popolo delle primarie, facciamo tutti insieme lo sforzo. L’ uomo solo al comando non esiste, non si può governare senza popolo.  Sarà questo il popolo che smacchierà il giaguaro!” (ELEONORA URZI’)

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