GIULIA HA PICCHIATO FILIPPO: QUANDO LA VIOLENZA NON RIMANE IN SILENZIO E LASCIA SPAZIO ALLA SPERANZA

 

Il dolore, la sofferenza, la ricerca di una speranza e di una nuova vita sono le cifre costanti dei racconti che compongono la docu-fiction Giulia ha picchiato Filippo, un cortometraggio realizzato da Francesca Archibugi, presentato stamattina, nonostante le condizioni climatiche avverse, presso il Salone delle Bandiere dal CeDAV Onlus, Centro Donne Antiviolenza di Messina.

Il suggestivo documentario, dal titolo provocatorio, si suddivide in due parti: una narrativa, con i racconti diretti delle donne che hanno subito realmente una violenza e che hanno cercato rifugio presso il centro “Associazione Donna” di Roma, ed una che consiste in una piccola fiction ambientata in un asilo che ha come obiettivo la denuncia degli stereotipi. Il prodotto cinematografico è stato proposto anche su Rai1 all’interno del programma DomenicaIn, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne (24/11/2012). Tra gli attori che hanno partecipato spontaneamente grandi nomi, come Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca.

Le interviste fanno emergere tutte le problematiche di un problema sociale non ancora risolto, anzi in grande diffusione ed emergenza. Spesso la violenza subita da queste donne si ripercuote sui loro figli che si trovano ad essere combattuti per cercare di ritrovare l’immagine del padre. La loro violenza anche se non diretta, è stata quella di aver assistito alla violenza della propria madre. Grazie alle case famiglia, che creano quella rete assistenziale, composta da psicologi, avvocati, autorità, si comincia a dare dei nuovi contorni alla vita di una donna che per molto tempo è stata cancellata e costretta all’abnegazione.

Il problema della violenza è un problema più che attuale, considerati i recenti episodi che si sono verificati presso il liceo Archimede nel nostro territorio, ragion per cui l’intento del documentario è quello di essere diffuso soprattutto nelle scuole e nelle università, in modo tale da sensibilizzare le più giovani generazioni ad un cambiamento radicale dei sistemi culturali, che costituiscono l’eziologia del fenomeno. A tale proposito, l’associazione CeDAV, sta promuovendo una serie di campagne che partiranno già l’8 Marzo con un incontro con l’intento di spingere gli uomini ad interrogarsi, passando per il 9 Marzo con una lezione interattiva presso il liceo psicopedagogico “E. Ainis”, il 20 Marzo presso l’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Messina, concludendosi ad Aprile (con data da definire) nel Palazzo Congressi dell’ospedale Policlinico per gli studenti di Medicina e Scienze della Formazione.

Maria Palazzesi, responsabile dell’Area Cultura della Casa Internazione delle Donne di Roma, ha evidenziato come sia soprattutto l’ascolto reciproco all’interno dei centri di accoglienza a costituire un punto essenziale per la rinascita delle donne violentate: “i centri funzionano come dei veri laboratori. Le esperienze devono servire a trasformare radicalmente la società, in quanto alla base vi è un retaggio culturale che deve essere spostato per cambiare le coscienze di uomini e donne. Per sopperire, quindi, a una tale emergenza che piega la società odierna – basti considerare che sono morte 73 donne soltanto nei primi sei mesi del 2012 – le istituzioni, quindi, devono aggiungere finanziamenti, non toglierli!”.

Su questo monito, in particolare, il presidente CeDAV, l’avv. Carmen Currò, ha sottolineato che tutte le iniziative da loro intraprese sono a costo zero, dal momento che Messina non ha potuto usufruire della legge regionale n. 3 del 2012 sul contrasto alle violenze. I fondi sono stati destinati alle città di Catania e Palermo, in quanto hanno riattivato la legge 328 di riordino dei servizi sociali, cosa che non è stata concessa dal Comune per la nostra città.

Tra gli interventi, anche la prof. Bertuccini del liceo Ainis, richiamando il filosofo Rawls, ha sottolineato come alla base delle violenze ci sia un’incongruenza di linguaggi tra quello femminile e maschile e come ogni sistema di protezione è un sistema di condizionamento psicologico che spinge a tessere vere e proprie relazioni di potere: “bisogna insegnare ai ragazzi che un rapporto di coppia è luogo di crescita, di conoscenza e scoperta di sé e dell’altro”.

Tra le “donne” che hanno promosso l’iniziativa, anche l’Ispettore Capo della Squadra Mobile ha voluto dimostrare come il suo lavoro investigativo sia senza dubbio delicato, profondo e che non può non avere come supporto gli altri organismi locali, in primo luogo l’Ospedale Policlinico.

A ridosso, quindi, dell’imminente “festa della donna”, 8 Marzo, che spesso passa come semplice momento mondano, sarebbe meglio e ora di riflettere sul valore reale della donna e sulle violenze, di qualsiasi tipo, che deturpano la nostra società contemporanea. A tal proposito risulta particolarmente illuminante una frase del grande papa Giovanni Paolo II, che diceva “La violenza distrugge ciò che vuole difendere: la dignità, la libertà e la vita delle persone”. (CLARISSA COMUNALE)

 

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