VERSO IL BALLOTTAGGIO: ACCORINTI, CALABRO’ E IL POTERE DI 44 GATTI

Alle elezioni i numeri contano. Quei 44 gatti che hanno fatto la differenza, consegnando alla città un ballottaggio al fotofinish, sono l’emblema del potere del voto. Sono 44 persone che hanno fatto mancare il sostegno a quel centro-sinistra che ha incassato i colpi del fuoco amico (pensiamo a Quero e Russo che hanno corso al quartiere sostenuti dalla lista di Accorinti), pensiamo  alla fedeltà (vera o presunta) di molti candidati che per storia e trascorsi politici non hanno nulla a che vedere con il “centro-sinistra” e che con molta probabilità hanno chiesto il voto per se, lasciando “liberi” i propri sostenitori sulla preferenza da dare al sindaco. Lo dimostrano le centinaia di schede annullate per un voto disgiunto viziato dal mancato effetto trascinamento, che ha ingenerato tutta la confusione che ha rallentato e fatto sbagliare diversi presidenti di seggio.

Lo dimostrano anche i numeri: Calabrò ha incassato solo la metà dei voti assegnati alle otto liste che lo sostenevano, contro una sola lista di Accorinti che, come Davide, ha colpito Golia con un fendente ben centrato.

Il voto dei messinesi è stato più politico e consapevole di quanto gli esperti potessero prevedere: un giudizio severo sulla precedente amministrazione, con le liste del centro destra fortemente indebolite; un monito alla frammentazione della società civile, con la polverizzazione della lista Reset e la caduta libera del M5S umiliato con un voto che punisce la presunzione di un manipolo di ragazzi per bene che però non hanno avuto il coraggio di affiancare l’unico candidato più grillino di Grillo, fermandosi su degli steccati ideologici che sono l’esatto contrario di quello che vanno predicando.

Adesso non è più il momento del fairplay. Lo si nota subito già passando dalle segreterie. Soprattutto quella di Calabrò. Adesso si cambia strategia. Anche perché i numeri hanno smentito chi sosteneva la connotazione di sinistra comunista del progetto di Renato Accorinti: se la sinistra comunista avesse avuto questo consenso, la storia della sinistra messinese avrebbe avuto un altro presente.

Accorinti invece, ha raccolto i voti di quella parte di società messinese anche liberale, anche economicamente produttiva, anche cattolica, anche salottiera. Ma stanca dei giochi di potere. Calabrò ha perso il voto di chi non riesce a capire come una figura come quella di Elvira Amata, ex assessore all’ambiente (molto criticato) della giunta Buzzanca, finisca in una lista di “centro-sinistra” , che l’ha riportata al consiglio comunale. Il voto di chi non riesce a capire come uomini chiave del PDL come Giuseppe Santalco, siano improvvisamente “felici” per il sindaco che dalle fila del Pd faceva opposizione in consiglio comunale.

Ed ora che la sfida è il ballottaggio, il duello non sarà tra Felice Calabrò ( che è un uomo onesto e capace e che sta sfruttando la sua occasione) e il pacifista Renato Accorinti, ma tra due idee opposte di partecipazione alla vita pubblica, alla costruzione di una città più sana, più vivibile, meno grottesca.

Non fare ricorso da parte di Calabrò è stato un gesto da “bonsignore”: una manifestazione di grande sicurezza e di responsabilità. Certo condizionata anche dall’evidenza di un netto distacco tra Accorinti e Enzo Garofalo che non concedeva dubbi su chi avrebbe sfidato il “modello sicilia” e avrebbe svilito il prossimo impegno elettorale.

Ma adesso che per le liste i giochi sono fatti, per Calabrò la strada è in salita, nonostante i grandi numeri. Quanta gente tornerà a votare? Quanti elettori di destra consegneranno la città ad un sindaco espressione di centro-sinistra, e di quei poteri forti che da decenni dettano le regole del gioco? La nuova mappa politica della città è in divenire. Mai come in questo momento 44 gatti con i baffi allineati possono fare la differenza.  (PAL.MA.)

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