GLI EX PARLAMENTARI BASILIO E NINNI GERMANA’ CONDANNATI PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA, L’EX SENATORE “SONO ESTERREFATTO”

Si è chiuso il 28 giugno con sei condanne e un’assoluzione il processo il processo a carico dell’ex senatore Basilio Germanà accusato, insieme al altre sei persone, di bancarotta fraudolenta aggravata. La vicenda è legata al fallimento della Gedim costruzioni, impresa di Brolo, prima denominata “Venere”.

La bancarotta fraudolenta si sarebbe verificata a Brolo dal 1989 al 1996 e l’ indagine fu aperta, all’epoca, dall’allora sostituto procuratore di Patti Antonio Sangermano, recentemente pm a Milano nel processo contro l’on. Silvio Berlusconi per il cosiddetto “caso-Ruby”. Al centro del procedimento un giro di affari risalenti ai primi degli anni ‘90 e concluso con la dichiarazione di fallimento della Gedim avvenuta il 12 febbraio 1996.

Il collegio giudicate del tribunale di Patti (presidente Maria Pina Lazzara, a latere Ugo Domenico Molina e Ines Rigoli) ha condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione l’ex senatore, già deputato ed ex sindaco di Brolo Basilio Germanà ed il fratello Antonino, detto Ninni, ex deputato regionale e ha condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione Cono Di Luca Lutupitto. Nei confronti dei tre imputati il tribunale ha anche disposto 5 anni di interdizione dai pubblici uffici e 10 anni di inabilità all’esercizio d’impresa e ad esercitare uffici. Sono stati ritenuti colpevoli di tutti e tre i capi di imputazione contestati.

Condanne più lievi per Vincenzo Caruso Milio, Francesco Molica e Vincenzino Spiccia, ma per un solo capo di imputazione, a 2 anni di reclusione, con la sospensione condizionale della pena. Assolta, per non avere commesso il fatto, Rosaria Ricciardello.

“Pur rispettando la sentenza – scrive in una nota l’ex senatore di Forza Italia Basilio Germanà -, giacchè anche i giudici possono essere stati tratti in inganno da tante carte processuali, non posso che rimanere esterrefatto, oltre che amareggiato, per la decisione emessa dal tribunale di Patti che ha ritenuto di affermare la mia responsabilità in ordine a fatti di cui sono assolutamente estraneo. Devo rilevare come l’inchiesta, gestita dal pm Antonio Sangermano e dal maresciallo Di Carlo (al tempo collaboratore della Procura di Patti e comandante della Stazione dei carabinieri di Acquedolci n.d.r.) personaggi già noti per avermi avversato, abbia paradossalmente consentito, per le lungaggini processuali, che un parlamentare potesse svolgere il suo ruolo e che la condanna intervenisse solamente adesso che è divenuto un pensionato. Sono sicuro – conclude Basilio Germanà – che in appello la sentenza sarà annullata in riconoscimento di una condotta che ho sempre tenuto in maniera irreprensibile e improntata alla massima correttezza ed onestà in ogni campo in cui la mia attività, sia lavorativa che politica, si è esplicata”.   

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