RISANAMENTO A MESSINA: PER LA UIL “UNA TELENOVELA LUNGA 20 ANNI”

Sul Risanamento e le politiche della casa, si è focalizzata l’attenzione della UIL,  che ha portato a conoscenza degli organi competenti la grave condizione gestionale in cui versa l’Istituto Autonomo Case Popolari di Messina. “Urge una concreta riorganizzazione e riforma dell’apparato gestionale interno improntato a principi meritocratici, una seria formazione di risorse umane mirata all’intercettazione di fondi.”

 

Contenziosi con le imprese, perdita di requisiti, fondi scomparsi, cantieri in stallo, conflitti di competenze che negli anni hanno dato vita a veri e propri pasticci burocratici: i paradossi nelle vicende legate al risanamento e alle politiche della casa non sono pochi e quasi tutti sono connessi alla pessima gestione da parte degli enti preposti. A prenderne atto, con un dossier che documenta le beghe di un sistema da lungo tempo poco funzionale, è la UIL.

 

I cantieri in stallo che diventano discariche a cielo aperto, la confusione di competenze tra IACP e Comune, le strutture che, disabitate, cadono puntualmente in stato di degrado totale, i 12 alloggi terminati più di un anno fa a Fondo Basile e mai dati ai legittimi assegnatari perché ricadenti in un’area di cantiere mai riconsegnata per il fallimento della ditta appaltatrice, i ritardi nelle consegne dei lavori dovuti anche alle resistenze da parte degli inquilini di lasciare le aree da bonificare. E ancora, il paradosso di Via Taormina, della quale nel marzo 2011 erano stati consegnati in custodia 28 alloggi che i legittimi assegnatari non possono tuttavia occupare a causa della mancanza delle autorizzazioni amministrative, dell’agibilità e dell’abitabilità: siamo all’ennesima puntata, ma di avanzamenti in questa trama nemmeno l’ombra.

 

La “telenovela del Risanamento” (così i rappresentanti UIL la definiscono) affonda le proprie radici nel ’79, in un provvedimento con cui l’allora Consiglio Comunale deliberava in merito all’assegnazione del 60% degli alloggi in costruzione allo sbaraccamento. Undici anni dopo una legge Regionale affidava al Comune il compito di individuare le aree da risanare (sette individuate), per ciascuna delle quali adottare un piano particolareggiato di risanamento. La legge prevedeva lo stanziamento di 500 miliardi di lire per lo sbaraccamento e la riqualificazione, 150 dei quali utilizzati, mentre degli altri, anche con il passaggio all’euro, si perdevano le tracce.

 

I soldi, si sa, non bastano mai e così, a fronte dell’avvio dei piani particolareggiati la cui approvazione era intanto slittata al 2002, la Regione ha stanziato altri 70 milioni di euro.

Nel 2005, sotto la neo insediata giunta Genovese, veniva presentato un crono programma con una previsione di spesa superiore ad 81 milioni di euro. Finalmente, venivano avviate le prime operazioni di sbaraccamento e costruzione di nuovi alloggi.

 

Tuttavia la storia umana ha per definizione alti e bassi, e lungo la scia di questi avvicendamenti si arriva alla situazione odierna: ecco il punto “nessuna traccia dei fondi stanziati, né dei finanziamenti futuri, né di coordinamento tra i soggetti coinvolti”, questo lamenta la UIL. L’immobilismo ha prodotto la scelta della Regione di revocare più volte i finanziamenti a causa della mancata presentazioni di progetti esecutivi.

 

Le conseguenze?

Le baracche svuotate si ripopolano e l’occupazione abusiva da parte di quanti si introducono in alloggi non assegnati è dilagante. Un circolo vizioso che alimenta l’emergenza sociale. Stando al censimento 2003, erano 3336 le famiglie residenti in baracca, per un totale di 12 mila persone concentrate nelle sette aree critiche, rintracciate precisamente sui territori di Annunziata; Giostra, Badiazza; Bisconte, Camaro, Catarratti; Fondo Saccà; Via Taormina, Villaggio Aldisio; Santa Lucia, San Filippo; Minissale, Santo Bordonaro.

 

“La verità- lamenta la UIL- è che lo IACP di Messina non solo non è riuscito ad attuare il risanamento, ma non è riuscito nemmeno a reperire ed utilizzare altre risorse per la costruzione di case, a differenza di altri IACP”, e ancora “I bilanci non vengono chiusi nei termini di legge, vengono pagate cartelle esattoriali per tasse non pagate, i decreti ingiuntivi ammontano a svariati milioni di euro, impunemente non si pubblicano tutti gli atti all’albo pretorio on-line dell’Ente, come previsto dalla vigente normativa, legge 69/2009”.

A bloccare l’iter del risanamento una condizione di vera e propria illegalità, insomma, quella descritta dai rappresentanti UIL.

 

Quali sono le proposte?

La UIL richiede simultaneità della consegna degli alloggi ai legittimi assegnatari e della distruzione delle baracche, raggiungibile mediante la sinergia tra le istituzioni; necessità di porre fine alla sovrapposizione dei ruoli tra Comune e IACP, mediante l’analisi e il rispetto da parte di ciascun organo delle proprie personali competenze; azione politica sul Governo Regionale affinché comprenda quanto la questione del risanamento sia prioritaria per la città; e in ultimo, ma prima nell’elenco delle priorità, riforma dello IACP.

“La Regione metta in condizione di operare le Amministrazioni della nostra Provincia e dia nuovo impulso alle politiche abitative con la riforma degli IACP e gestioni trasparenti”. (LAURA MANTI)

 

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