REFERENDUM RADICALI: SI FIRMA A PALAZZO ZANCA, VENERDI’ A GAZZI PRESENTE RITA BERNARDINI

Anche a Messina, nell’ufficio elettorale di Palazzo Zanca, è possibile firmare i 12 referendum nazionali per la riforma della giustizia, delle politiche su droghe e immigrazione, per abolire il finanziamento pubblico dei partiti e per il divorzio breve.

Fino a venerdì, infatti, si svolge la campagna di tre giorni di raccolta nei Comuni di tutto il territorio nazionale: l’ufficio di Palazzo Zanca, sollecitato dall’Associazione Radicali Messina  Leonardo Sciascia, sta già raccogliendo le firme, seguendo i consueti orari d’ufficio.

Venerdì alle 10, invece, la radicale Rita Bernardini, che da mesi sta conducendo tra le altre una battaglia antiproibizionista sulla cannabis, sarà al carcere di Gazzi, dove è già stata in visita durante la  precedente legislatura.

Ma quali sono i temi trattati dai quesiti referendari? Eccoli nei particolari: 

 

Abolizione finanziamento pubblico partiti

Per abolire il finanziamento pubblico dei partiti, attivato attraverso i cosiddetti “rimborsi elettorali” che hanno aggirato il voto plebiscitario dei cittadini nel 1993. Vogliamo che i partiti siano finanziati per la forza delle loro idee, e non in forza del loro potere.

Il testo interviene sulla legge n. 96 del luglio 2012 che ha creato un fondo unico per finanziamento pubblico e rimborso spese elettorali (70% del totale) e un altro per il cofinanziamento dello Stato in aggiunta alle donazione private (30%). L’abrogazione riguarda l’intero meccanismo istituito dalla nuova legge e quindi di tutti e tre le tipologie di contributi. Si mantiene invece la disposizione che riguarda le detrazioni per le erogazioni liberali. Rimangono anche le norme relative a uso di locali per attività politiche, quelle sulla trasparenza dei finanziamenti privati, sull’anagrafe patrimoniale dei tesorieri, sui limiti massimi spese elettorali per elezioni comunali e europee. 

 

Libertà di scelta nella destinazione dell’otto per mille

Per restituire l’effettiva libertà di scelta ai cittadini. Vogliamo che la quota relativa alle scelte non espresse sull’8xMille (attualmente più del 50% del totale, circa 600 milioni di euro l’anno, ridistribuita alle confessioni religiose) rimanga in capo al bilancio generale dello Stato.

Viene abrogata la disposizione che prevede che anche l’8×1000 di chi non esprime alcuna indicazione venga ripartito tra le confessioni religiose. Effetti: la quota relativa alle scelte non espresse (attualmente più del 50% del totale, circa 600 milioni di euro l’anno) rimarrebbe in capo al bilancio generale dello Stato anziché essere ripartita in favore soprattutto (al 90%) della Conferenza episcopale italiana. Non si arrecherebbe alcun danno alle attività caritatevoli, visto che il fondo 8×1000 si è moltiplicato per cinque negli ultimi 20 anni, arrivando alla cifra record di un miliardo e cento milioni di euro l’anno! 

 

Divorzio breve

Per eliminare i tre anni di separazione obbligatoria prima di ottenere il divorzio. Vogliamo che si diminuisca il carico sociale e giudiziario che grava sui cittadini e sui tribunali in termini di costi e durata dei procedimenti. 

Il referendum elimina i tre anni di separazione obbligatoria prima di chiedere divorzio, la cui domanda potrebbe essere fatta contestualmente alla separazione Effetti: riduzione del carico giudiziario e sociale connesso alla durata dei procedimenti di divorzio.

 

 

Responsabilità civile dei magistrati

Perché non si ripetano più casi come quelli di Enzo Tortora: processi-mostro al termine dei quali i responsabili non pagano mai, perché in tempi rapidi il cittadino possa ottenere il giusto risarcimento per danni e per le ingiustizie patite.

Con questi due quesiti si intende rendere più agevole per il cittadino l’esercizio dell’azione civile risarcitoria (indiretta) nei confronti dei magistrati, e ciò anche per i danni da questi cagionati nell’attività di interpretazione delle norme di diritto o nella valutazione dei fatti e delle prove. 

 

 

Contro l’abuso della custodia cautelare

Perché attualmente migliaia di cittadini vengono arrestati, e restano in carcere in attesa di processo per mesi, in condizioni incivili. Perché il carcere preventivo, cioé prima della sentenza di condanna, si applichi solo per reati gravi.

Lo strumento della custodia cautelare in carcere ha subìto una radicale trasformazione: da istituto con funzione prettamente cautelare, a vera e propria forma anticipatoria della pena con evidente violazione del principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza. Con questo referendum si intende quindi limitare la possibilità di ricorrere al carcere prima di una sentenza definitiva. 

 

Droghe

Per eliminare quelle norme che riempiono le carceri di consumatori. Vogliamo – essendo impossibile una vera legalizzazione, a causa di convenzioni internazionali stipulate dall’Italia – che sia evitata la pena detentiva per fatti di lieve entità, mentre resterebbe la sanzione penale pecuniaria.

Se vincesse il referendum, verrebbe eliminata per tutte le violazioni che riguardano fatti di lieve entità (ad es coltivazione domestica, possesso e trasporto di quantità medie, condotte border line tra consumo e piccolo spaccio) la pena detentiva mentre rimarrebbe la sanzione penale pecuniaria della multa da 3mila a 26 mila euro.
Per via referendaria, a causa delle convenzioni internazionali stipulate dall’Italia, una legalizzazione completa non è raggiungibile. Ma è la nostra prospettiva.
Effetti: Mai il carcere per fatti di lieve entità; Probabile riduzione pressione investigativa su condotte scarsamente offensive e conseguente riduzione carico giudiziario e penitenziario. Propedeutico a riforma politica criminale e uso corretto forze polizia.

 

Magistrati fuori ruolo

Perché centinaia di magistrati dislocati nei vertici della Pubblica Amministrazione tornino alle loro funzioni originarie, così da smaltire l’enorme quantità di processi che si sono cumulati, destinati inesorabilmente a diventare carta straccia per prescrizione.

Si intende porre un freno al fenomeno dei cosiddetti “fuori ruolo”, ossia a quei magistrati collocati presso gli uffici legislativi dei gabinetti ministeriali, garantendo con ciò la separazione dei poteri ed eliminando la commistione tra magistratura e alta amministrazione.

 

 

Immigrazione

Per abrogare il reato di clandestinità, un reato aberrante che punisce una condizione anziché una condotta; e per eliminare quelle norme che incidono sulla clandestinazzazione e precarizzazione dei lavoratori migranti. 

Il primo quesito che abroga l’articolo 10 bis, del T.U. sull’immigrazione, cancella la norma che introduce un reato aberrante che criminalizza una condizione anziché una condotta. Il secondo quesito abroga quelle norme che costringono centinaia di migliaia di migranti al ricatto continuo dei datori di lavoro (creando l’effetto “concorrenza sleale” con i lavoratori italiani) oppure che li obbliga al lavoro nero o al servizio della microcriminalità. Il referendum infatti prevede l’abrogazione degli articoli 4 bis e 5 bis del testo unico immigrazione, entrambi incidenti sul permesso di soggiorno perché legano indissolubilmente la possibilità di restare nel nostro paese – anche di cittadini da anni in Italia – alla stipula di un contratto di lavoro. Si tratta in sostanza di eliminare le due norme più restrittive che hanno caratterizzato il pacchetto sicurezza del 2009 fortemente voluto da Maroni e la legge Bossi-Fini del 2002, per ritornare almeno ad un regime simile a quello introdotto dalla legge Turco-Napolitano del 1998. Secondo il Dossier Caritas 2012, nell’ultimo anno i permessi di soggiorno non rinnovati sono stati 263mila superando il numero dei permessi rilasciati. La maggioranza di queste persone non avrà rinunciato alla speranza che li ha fatti partire, ma sarà rimasta in Italia, alimentando l’area dell’irregolarità e le perdite anche economiche del mancato introito fiscale. È la Fondazione ISMU a stimare che ogni immigrato regolare versa in media quasi seimila euro l’anno tra tasse e contributi. La regolarizzazione di almeno 500 mila lavoratori stranieri senza permesso di soggiorno già attivi in Italia porterebbe nelle casse dello Stato tre miliardi di euro ogni anno di sole tasse. 

 

Separazione delle carriere dei magistrati

Perché è un diritto del cittadino essere giudicato, come avviene in tutte le democrazie occidentali, da un “giudice terzo”, obiettivo e imparziale. Obiettività e imparzialità che si ottiene, come diceva Giovanni Falcone, solo separando le carriere del Pubblico Ministero e del Giudice.

Il modello processuale del Giusto Processo imposto dall’art. 111 della Costituzione e proprio di ogni democrazia liberale, non può realizzarsi senza un giudice “terzo”, ossia realmente equidistante tra il Pubblico Ministero e il difensore. 

 

 

Abolizione dell’ergastolo

Perché vogliamo sia applicata la Costituzione. La detenzione deve avere, come finalità la rieducazione del condannato: è un principio di civiltà giuridica in clamorosa contraddizione con il carcere a vita e il “fine pena mai”.

Abolire il carcere a vita significa superare il concetto di pena come vendetta sociale. In molti Paesi europei, e non solo europei, l’ergastolo non è previsto neppure come ipotesi. Quello che deve essere chiaro, al di là delle opinioni politiche e personali, è che la nostra Costituzione afferma che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato. E il ‘fine pena mai’ è incompatibile con questo principio costituzionale. 

 

Ogni altra info sul sito www.referendumgiustiziagiusta.it

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