CONSIGLIO COMUNALE: COME A SCUOLA, MA SENZA CASTIGO

Martedì gli animi dell’Aula si erano oltremodo surriscaldati di fronte all’argomento relativo alla nomina del nuovo segretario generale. Un botta e risposta tra consiglieri e primo cittadino che, secondo alcuni, avrebbe già operato una scelta (“lui o chi per lui”cit.-) su chi succederà al “congedato” Alligo.

Si tratterebbe di Antonio Le Donne, il cui curriculum sarebbe tra gli undici presentati dai candidati che ambiscono all’incarico.  Che – e se – effettivamente la decisione sia già stata presa in camera caritatis lo dirà il tempo (un futuro non troppo remoto oltretutto) e che – e se – effettivamente ci sia dietro la longa manus del Ministro messinese Giampiero D’Alia, come qualcuno sostiene, è argomento sul quale si potranno chiedere chiarimenti al numero 1 dell’Udc di casa nostra già nelle giornata di domani, quando è previsto il suo arrivo in riva allo Stretto.

Bando alle ciance, però, perché il tema è stato il fulcro di un dibattito eccessivamente infuocato appena due sere fa.

Oggi il Consiglio ha ripreso esattamente da dove si era sospeso una trentina di ore prima. E se si suole parlare di lavori di Aula, il riferimento metaforico alla scuola appare pertinente, guardando all’andazzo della seduta. Il clima sembrava quello tipico di una classe: gli studenti modello, i ripetenti, i bulli, gli scaldabanco, i secchioni (pochi), i disturbatori (tanti), gli assenti e i ritardatari ovviamente.

La maestra Barrile ha dovuto tirare fuori le unghie (e la voce) per riprendere in più occasioni gli scolaretti indisciplinati.

Ad aprire la lezione odierna come ormai quasi da tradizione, pensa il capo…classe Pdl. L’alunno Trischitta -lo stesso che aveva contribuito a fomentare l’incontro-scontro di due giorni fa- veste i panni dello studente in protesta, cosa che disturba la docente in cattedra, costretta a richiamarlo all’ordine. Il pidiellino resta seduto, quando prende la parola: “per mancare di rispetto all’Aula”, chiarisce subito. Il riferimento per nulla velato è relativo alle dichiarazioni della compagnetta Ivana Risitano, la quale, appena ieri, aveva messo nero su bianco, e affidato ad un social, una considerazione che troverete in calce al presente articolo*.

 Ebbene, l’insegnante (Barrile) oggi ha tirato fuori una garbata severità, evidentemente necessaria per tenere a bada gli animi di una classe piuttosto indisciplinata: primo destinatario (ma non ultimo) dei suoi richiami è stato proprio l’irrequieto Trischitta che, senza farselo ripetere due volte, ha abbandonato l’atteggiamento “chic-sovversivo” e, davanti ad una signora, per di più Presidente, ha accantonato il sit-in e si è alzato in piedi. Polemico sì ma irriguardoso non di certo! Dalla denuncia di mancati provvedimenti da discutere in consiglio da parte del Preside (Accorinti) alle nomine recenti sin qui ricadute su “amici, parenti e amici degli amici”, accusa. Tra le varie osservazioni, alcune appaiono degne di nota, altre di note (quelle da registro di classe, per restare in tema). E questo lo sa anche il capoclasse Pdl (parlare di rinunce a stipendi, quando è noto che i compensi vanno prima accettati e poi ricanalizzati come e se il diretto interessato desideri, è questione che un navigato come il consigliere azzurro non crediamo sconosca). Ma il reale oggetto d’attenzione è la collega di CMdB: “la Risitano è venuta sempre ma non ha mai detto una parola… ma il gettone l’ha preso”, è l’affondo di Trischitta. E su questa chiosa, lascia l’aula chiedendo di non essere considerato presente per la seduta odierna (cosa non fattibile, ovviamente! Risulterà presente a tutti gli effetti. Alla prossima seduta non sarà necessario giunga con giustificazione alla mano e accompagnato dai genitori!).

La destinataria del messaggio, dal canto suo, non ha ritenuto di controbattere in quella sede :“i verbali parlano per me. Che sia attiva non lo devo dire io, ci sono loro a confermarlo”, risponderà poco dopo, al termine dei lavori.

Si procede alla votazione dei due membri della commissione comunale per la formazione degli elenchi dei giudici popolari. (Trentaquattro i voti così attribuiti: 22 a Franco Mondello -Udc-, 10 per Pio Amadeo -Il Megafono- ,1 scheda nulla e 1 bianca).

Ma all’ordine del giorno risultava un tema già rimandato in passato: approvazione delle modifiche al regolamento per l’applicazione dell’imposta comunale sulla pubblicità e del diritto sulle pubbliche affissioni. Quindici gli emendamenti proposti dai consiglieri-studentelli, di cui nove corredati da parere del dirigente. E’ stato il vicepreside Signorino ad introdurre la questione, specificando come si fosse dovuto provvedere ad integrare quanto già esistente, a seguito dell’intervento del Cga. E se qualche discente (ripetente, ossia veterano) lamentava l’impossibilità di pronunciarsi -così su due piedi-, senza aver prima visionato attentamente le proposte dei compagni, qualcun altro (Pierluigi Parisi-Pdl-) pur non essendo membro della commissione deputata, appariva il più preparato di tutti (complice la “deformazione professionale” da consulente di marketing). Intanto, la maestra, piuttosto snervata (oggi con particolare ragione), a chi le proponeva un modus operandi diverso, rispondeva che “è piena facoltà di voi tutti presentare proposte fino a 10 minuti prima della votazione, ma vi faccio presente che questa delibera è stata in commissione per due mesi”, per la serie “potevate evitare di ridurvi all’ultimo momento, io faccio solo il mio lavoro: voi dovreste fare il vostro” (libera parafrasi, ma non crediamo di aver male interpretato).

Prima che la campanella suonasse e gli scolari indossassero cappotti e zainetti, l’Aula si è pronunciata solo su cinque dei quindici emendamenti (tre accolti e due respinti), dopodiché tutti fuori dalla scuola. I compiti a casa non mancano e si spera che alla prossima lezione, prevista per martedì 1 ottobre, saranno tutti preparati.

 “Il ragazzino è capace, peccato che sia svogliato. Potrebbe fare di più”, direbbe ad un genitore l’insegnante del figlio. Auguriamoci che, prima della pubblicazione delle pagelle semestrali, la classe migliori le prestazioni anche perché altrimenti i 2 e i NC non si conteranno e, in quel caso, neanche a dirlo, chi ne farà le spese sarà ancora una volta la credibilità dell’Istituto Comprensivo Città di Messina. (ELEONORA URZì)

 

*Nota della consigliera Ivana Risitano (CMdB):

Le Istituzioni sono fatte di persone. Io sono, oltre che amareggiata, fortemente allarmata dal ripetuto richiamo al “rispetto delle istituzioni” fatto da colleghi che, con i loro modi, toni e atteggiamenti, rischiano di offendere – io temo – le PERSONE, e di conseguenza le Istituzioni che di quelle persone sono fatte. Resto fortemente perplessa quando l’accusa, rivolta al sindaco, di mancato rispetto delle Istituzioni (che si esprimerebbe nell’uso della maglietta piuttosto che della giacca, nel parlare seduto invece che in piedi, nella fascia messa male sulla spalla…) viene da chi, durante i propri interventi accesi, non si limita ad una sana, severa e costruttiva critica, ma si abbandona a pesanti attacchi personali, diffamazioni, pungente e velenosa ironia, toni astiosi e violenti. Mi lascia sgomenta che la lezione di rispetto arrivi da chi fa presto ad urlare, ma non è altrettanto disposto ad ascoltare: da chi, mentre i colleghi lavorano e si confrontano, entra ed esce dall’aula, parla a voce alta al cellulare, o si discosta e discute d’altro, senza curarsi del disturbo che arreca e, soprattutto, privandosi della ricchezza delle parole altrui. Per me non può esserci rispetto delle Istituzioni senza rispetto delle Persone. … a meno che non si intenda il far parte delle “Istituzioni” come l’occasione per usufruire di privilegi e legittimare arroganza e disparità di trattamento. Se le Istituzioni sono questo, sono io la prima a non averne rispetto. Se sono, invece, come credo, il luogo in cui tentare di mettersi a servizio, credo che la prospettiva si ribalti: e mi sento di dire che a mancare di rispetto è chi continua ad offendere la Politica con atteggiamenti bassi e logiche di sopruso e di potere.

 

 

 

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