“VIVENDO COLORE” – IL TEMPO DEGLI ENTOURAGE

Esistono domeniche d’ottobre in cui il tempo si ferma e davanti ad uno specchio che mette a nudo chi sei, uno scarno bilancio della sera precedente riattiva quel meccanismo perverso di ricordi che puntualmente fa a schiaffi con il tuo umore.
Il tempo, in queste domeniche di fine ottobre, è tutto o niente, a seconda dei punti di vista, perché scandisce come un metronomo impazzito il ritmo che dal lavandino con ancora il dentifricio incrostato ti spinge a quella cucina sottosopra inadatta a preparare quel pranzo che molto probabilmente salterai. Una colonna sonora adeguata risulta essere un toccasana ideale per riconciliarsi con il mondo, un rimedio vecchio proprio come il tempo che, tra le altre cose, risulta essere anche la linea guida di “Vivendo Colore”, l’ultima fatica autoprodotta dei messinesi Entourage (disponibile dal 20 Novembre per “La Dura Madre Dischi” – 2013).

Un album composto da 11 tracce, con un mood altalenante e in chiaro scuro che da “Tappeto Volante” , singolo e brano d’apertura del disco, a “ Evoluzione”, brano di chiusura, ripercorre l’esperienza e l’evoluzione dell’umanità sulla terra proprio attraverso “il tempo” che diventa come per incanto il tema principale del disco, candidandosi quindi come antinfiammatorio emotivo per quelle vostre giornate “senza tempo”.

Il ripetersi degli eventi, la ciclicità della vita, il tema della morte, abbracciano l’album da cima a fondo come in “Kronos”, brano in pieno stile Entourage con chitarre graffianti e batterie senza una precisa direzione stilistica, dove una voce ossessiva e allucinata afferma: “io sono il tempo, io sono il tempo…. e adesso ?”, ricordando a tutti che fondamentalmente siamo di passaggio in questa terra, un pò come le grandi civiltà che hanno dominato la storia stessa della nostra razza, come gli Egiziani o i Maya, omaggiati dagli Entourage con un brano,

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The Maya”, che dopo una breve intro alla Sonic Youth strizza l’occhio alle ultime produzioni d’oltreoceano.

Un album rock, quello composto dagli Entourage, che attinge a piene mani proprio dalla tradizione alternative degli anni 90: Sonic Youth, Smashing Pumpkins, i primi Marlene Kuntz, un pò lo stile che ha sempre contraddistinto il trio messinese composto Da Luciano Panama (voce,chitarra e pianoforte), Francesco “Cesco” Piccione (Batteria) e Paola Longo (Basso), ma che in “Vivendo Colore”, rilasciato a distanza di due anni da “Prisma” (Seahorse Recordings) , risulta essere più maturo, più definito, con brani ancora veloci e intensi: “I Can”, “Navarra” (cantata in inglese), “Giungla”, contraddistinti, però, da una maggiore cura dei testi.
Li dove prima esistevano sfuriate elettriche e feedback impazziti adesso troviamo parole, come in “Tappeto Volante”, “Battiti”, “Brigitte” e la dolcissima “Prima Luce” dove ritorna ancora ed inesorabile il tema del tempo misto ai sussulti dell’anima generati dall’amore, con quel “ti amo da qui all’eternità…” intonato con una nonchalance quasi liberatoria. Parole pesate e sentite, senza tralasciare quella foga e quell’impatto rock che hanno sempre contraddistinto la band.

L’album della maturità arriva per tutti prima o poi, è proprio il tempo a decidere come e quando, e due anni chiusi in sala a registrare, suonare e ancora registrare, proprio come fatto dagli Entourage, può essere troppo poco per un salto in avanti o semplicemente troppo, ma per gli Entourage “Vivendo Colore” chiude un cerchio e apre uno spazio musical/ temporale con ciò che sarà, dove una direzione precisa non esiste, e forse neanche viene ricercata, esiste semplicemente un’etica che guida le dita di una mano sul manico di una Telecaster, un rullante scordato che risulta azzeccato, esiste la gioia di essere prima di tutto un gruppo, un nucleo che equivale ad una famiglia e che segue la stessa filosofia non soltanto musicale ma nella vita, senza pose o desiderio di visibilità a tutti costi.
Messaggi e pensieri inscatolati in brani da 3/4 minuti, non importa se giusti o sbagliati, se con il ritornello catchy o senza impatto, nulla di tutto ciò risulta importante davanti all’armonia di intenti, all’equilibrio generato da tre anime vicine nello spazio e nello spirito.

Perché poi, oltre a quelle giornate che nascono “sbagliate” e finiscono peggio, o al tempo che gioca a nascondino con i nostri sentimenti, in questa vita, breve o lunga che sia, l’importante è essere se stessi sempre e comunque, un po’ come gli Entourage, ed essere,quindi, veri e autentici con i nostri pregi e i nostri difetti.
Solo così quel famoso specchio della domenica mattina potrà evidenziare esclusivamente le rughe e il tempo che passa, le occhiaie e la pelle screpolata, ma quella scintilla, quella scintilla riflessa nei nostri occhi sarà sempre e solo la nostra anima, il tempo per essere vivi non soltanto a parole… (FRANCESCO ALGERI)

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