LA FORZA DISARMATA E DISARMANTE DI UN GESTO: IL SINDACO ACCORINTI “SPIEGA” LA PACE

Il 4 novembre gli italiani festeggiano l’Unità Nazionale e le Forze Armate. Lo fanno nel ricordo dei caduti nella prima guerra mondiale: ragazzi di 18, 19, 20 anni, che hanno immolato la propria gioventù imbracciando i fucili in nome di ideali di libertà e di giustizia sociale che avrebbero atteso ancora mezzo secolo per essere almeno in parte, realizzati. Da allora gli italiani hanno attraversato una dittatura e un’altra guerra prima di giungere ad una carta costituzionale. Chi l’ha scritta, all’articolo 11 afferma un principio irrinunciabile ” L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Del resto la giornata di oggi non è un’apologia del “militarismo”, ma un momento di pietas che accomuna gli uomini dello Stato, impegnati a promuove la pace, dall’Afghanistan a Lampedusa, dove sono i primi ad accogliere le ultime vittime delle guerre che insanguinano il pianeta. Per questo il sindaco di Messina non è stato affatto fuori luogo, anzi con la forza umile di una bandiera ha ricordato la necessità di pace, per i vivi e per i morti.

“Si svuotino gli arsenali, strumenti di morte – ha dichiarato il sindaco Accorinti nel corso del suo intervento, rivolgendo anche un appello ai sindaci di tutti i comuni italiani – e si colmino i granai, fonte di vita. Il monito che lanciava Sandro Pertini sembra ancora ad oggi cadere nel vuoto. Nulla da allora è cambiato. L’Italia, paese che per la Costituzione <ripudia> la guerra, continua a finanziare la corsa agli armamenti ed a sottrarre drasticamente preziose e necessarie risorse per le spese sociali, la scuola, i beni culturali, la sicurezza. Il rapporto 2013 dell’Archivio Disarmo su <la spesa militare in Italia> documenta come l’Italia abbia speso per l’anno 2013, e spenderà per il 2014 e il 2015, oltre 20 miliardi di euro per il comparto militare (oltre un ulteriore miliardo per le missioni internazionali) a fronte di una drammatica crescita della povertà sociale. bandieraNel 2013 l’lSTAT ha pubblicato il suo più drammatico <Rapporto sulla povertà> nel nostro Paese. Gli italiani, che vivono al di sotto della linea di povertà sono ormai 9 milioni 563 mila, pari al 15,8 % della popolazione. Di essi 4 milioni 814 mila (ossia 1’8%) sopravvivono in condizioni di povertà assoluta, cioè impossibilitati ad acquisire i beni di prima necessità. In questo drammatico quadro nazionale la Sicilia diventa emblema di questa progressiva campagna di militarizzazione italiana. La nostra isola – ha proseguito Accorinti – rischia di diventare una portaerei del Mediterraneo: una base dalla quale fare partire strumenti di morte e controllare con tecnologie satellitari (MUOS) i paesi stranieri. Anche l’arrivo dei flussi migratori è vissuto come un <problema di ordine pubblico> da affrontare con le forze armate, da circoscrivere in ghetti, lontani dagli sguardi della popolazione italiana, dove non sempre sono garantiti diritti e giustizia. Non si può rimuovere dalla memoria collettiva, quasi esorcizzando, un secolo di lotte del movimento operaio per la pace e il lavoro, il disarmo e la giustizia sociale. Questa Amministrazione appoggia quelle lotte e quegli ideali. Questa Amministrazione dice <Si> al disarmo. Questa Amministrazione, fedele alla Costituzione Italiana, dichiara il proprio <No a tutte le guerre> e difende il diritto di emigrare, ribadendo il massimo impegno nella ricerca di soluzioni di accoglienza idonee per i fratelli migranti giunti di recente a Messina. Messina e la Sicilia – ha concluso il sindaco – da sempre hanno avuto una grande opportunità in quanto crocevia di diverse culture e religioni; le diversità arricchiscono tutti e oggi vogliamo rilanciare un processo di pace dalla nostra terra e dal nostro mare per l’umanità”.

Stamani a piazza Unione Europea, durante la cerimonia della Festa dell’Unità Nazionale – Giornata delle Forze Armate,  il gesto del sindaco di Messina, Renato Accorinti, accanto alle autorità civili e militari non era “contro” le forze armate, ma era testimonianza di un sentimento condiviso da migliaia di messinesi, credenti, scout, militari, società civile,  che deponendo una corona d’alloro al Monumento ai Caduti, sperano di non aver più bisogno di armi ne di eroi per assicurare la giustizia sociale.

Il “vilipendio” che qualcuno insinua è frutto dell’ignoranza verso la storia del nostro stesso Paese, dove gli oltraggi alla bandiera si sono consumati più nei Palazzi della Politica e nelle ipocrisie di sterili cerimonie, che nei luoghi dell’azione, lasciando alla responsabilità dei singoli uomini, in divisa e non, la capacità di realizzare quegli ideali che vedono l’Italia  riconosciuta nel mondo quale culla del diritto, pur tra le tante contraddizioni che caratterizzano ogni società complessa. (PAL.MA.)

 

 

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