SERIE A: LA JUVE DI LLORENTE METTE LA FRECCIA, LA ROMA FRENA ANCORA E INCASSA IL SORPASSO

Il monday night dell’Olimpico appena conclusosi manda in archivio la tredicesima di serie A, una giornata che, ad oggi, riscrive la storia di un campionato che sin qui aveva conosciuto una sola padrona, a tinte nitidamente giallorosse. Contro un Cagliari ben messo in campo da Diego Lopez e sorretto da Avramov, la Roma – sempre orfana di Francesco Totti – non è infatti riuscita ad andare oltre lo 0-0, risultato ad occhiali che consente alla Juventus di completare il sorpasso preannunciato dalla freccia azionata ieri pomeriggio all’Ardenza. E pensare che appena un mese fa gli uomini di Garcia, che fino a quel momento avevano letteralmente incantato, potevano vantare ben 5 lunghezze di vantaggio sulla Vecchia Signora, reduce dalla Caporetto di Firenze. Ebbene, col senno di poi il black-out del Franchi ha rappresentato uno snodo cruciale per i bianconeri: nei cinque successivi incontri sono infatti arrivate altrettante vittorie indiscutibili, con 12 gol all’attivo e zero al passivo, a riprova di una riacquista solidità difensiva. Niente più amnesie e approcci sbagliati, Madama è tornata cinicamente sul pezzo. Merito di Antonio Conte, evidentemente abile nel toccare le corde giuste nei suoi ragazzi, per far sì che ritrovassero quella fame indispensabile per azzannare senza fretta, al momento opportuno, qualsivoglia avversario. Esattamente come accaduto ieri contro il Livorno, quando a cavallo della seconda metà della ripresa Fernando Llorente ha deciso di guadagnarsi un’altra copertina per rispondere ulteriormente allo scetticismo diffuso d’inizio stagione: gol d’autore e assist al bacio per Carlitos Tevez nell’arco di dodici minuti, uno-due mortifero e tre punti in cassaforte. Di contro, il club capitolino, dopo le prime dieci vittorie da record, ha tirato improvvisamente il freno a mano: con quello di stasera sono tre i pareggi inanellati consecutivamente, troppa grazia per i campioni d’Italia in carica.

L’altra sorpresona del weekend è stata indiscutibilmente rappresentata dall’inopinato passo falso casalingo del Napoli contro il Parma. Il letale diagonale di Fantantonio suona come una mazzata alle ambizioni scudettate dei partenopei che, complice il netto ko dello Stadium, negli ultimi 180 minuti hanno visto scappare la Juve a + 6, margine che inizia a farsi importante per quanto manchino ancora sei giornate al giro di boa. Domani sera la decisiva sfida di Dortmund in Champions – agli azzurri basta il pareggio per staccare il pass per gli ottavi – fungerà da termometro, con la speranza che l’influenza non si trasformi in broncopolmonite.

Mastica amaro anche l’Inter, che al Dall’Ara di Bologna avrebbe meritato la vittoria contro i felsinei di Pioli che, dopo aver trovato il vantaggio con Kone ed essere stati raggiunti da Jonathan, son riusciti con un pizzico di fortuna a reggere l’urto nerazzurro nella ripresa. Restando in zona Champions, ha steccato anche la Fiorentina che, scesa in campo al Friuli conoscendo già il risultato del San Paolo, ha sciupato malamente l’occasione di piombare a ridosso della banda Benitez, concedendo al contrario il foglio di via all’Udinese, brava a capitalizzare la seconda rete stagionale del difensore Heurtaux.

Non accenna a risalire la china il Milan, costretto al pareggio tra le mura amiche da un Genoa che, ai punti, avrebbe senz’altro meritato di uscire sconfitto da San Siro. Nonostante l’assedio degli ultras dopo il fischio finale, poi acquietatisi dopo una sorta di colloquio chiarificatore con Kaká e Abbiati, la società ha confermato ancora la fiducia a Massimiliano Allegri, comandante a tempo determinato di una flotta che quest’anno è destinata a navigare a vista. Nelle ultime cinque partite Balotelli (sempre più nell’occhio del ciclone tra rigore sbagliato, notti insonni e ritardo all’allenamento) e compagni hanno raggranellato la miseria di 3 punti: la media è da retrocessione, la classifica quasi.

Chi l’allenatore l’ha già cambiato è invece la Sampdoria, che durante la sosta ha dato il benservito a Delio Rossi per affidarsi al grande ex Sinisa Mihajlovic. E il tecnico serbo ieri ha rischiato di esordire col botto contro la Lazio, altra compagine che lo vide protagonista sul rettangolo verde, nonostante l’inferiorità numerica patita per tutta la seconda frazione di gioco: soltanto una prodezza di Cana al 94′ ha strozzato in gola l’urlo da tre punti ai supporters blucerchiati…e concesso un po’ di respiro a Vladimir Petkovic, altro mister precario il cui destino sull’attuale panchina – a medio/lungo termine – sembra inevitabilmente segnato, con la Svizzera dietro l’angolo, pronta ad offrirgli il ruolo di Commissario Tecnico dopo i Mondiali, almeno stando ai rumors qualificati che rimbalzano dai cantoni elvetici.

Per quanto riguarda le altre partite, vanno rimarcati i successi interni, importantissimi in chiave salvezza, di Torino e Sassuolo ai danni, rispettivamente, di Catania e Atalanta. I granata, trascinati dal marocchino El Kaddouri, hanno calato il poker sul tavolo degli etnei, mentre la sorprendente matricola di patron Squinzi ha regolato con il più classico dei risultati i bergamaschi, grazie alle reti dei due gioiellini Zaza e Berardi. Concludendo a ritroso, nel primo anticipo di questo sorprendente tredicesimo turno, infine, la prodezza di Lazarevic al minuto 92 ha regalato al nuovo Chievo (ri)targato Corini la stracittadina di Verona, la meno sentita delle cinque – record assoluto – in programma quest’anno nel nostro massimo campionato.

JODY COLLETTI         Twitter: @jodycolletti

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it