BUON…VINO (MESSINESE) NON MENTE

Un’antica leggenda racconta che Enotro (lo apprendiamo da racconti di Dionigi di Alicarnasso, Strabone e Aristotele), figlio del re d’Arcadia Licaone, stanziatosi nella zona sud-orientale dell’Italia, diede origine alla popolazione degli enotri, che si estinsero intorno al V secolo a.C., momento in cui i Greci imposero il loro dominio. L’aspetto, però, più interessante di questa storia è dato dal fatto che le parole Enotro, enotri, Enotria, derivano dal greco oinos, che significa “vino”. Ebbene, la storia del meridione si apre quindi con l’essere individuata e riconosciuta per la ricchezza, infatti, dei suoi vigneti, importati molto probabilmente dai più antenati fenici. Non è un caso che i romani, dal III secolo in poi, apprezzando in particolare vini come Malvasia e Mamertino, esportarono i prodotti vinicoli meridionali per tutto l’impero latino.

Una lunga tradizione enogastronomica, dunque, che si protrae fino ai giorni nostri, riscuotendo grande successo. I recenti i risultati della Banca Dati Regionale, riscossi dall’indagine di IRVOS e CORIBIA (Consorzio di ricerca del rischio biologico in agricoltura) su vini autoctoni, hanno registrato la presenza di 5.209 cloni di varietà già conosciute, 1.438 vitigni minori e 136 cloni di vitigni reliquie.

Oltretutto, aspetto più che positivo, in un’altra indagine delle Previsioni Assoenologi, si è riscontrato un aumento del 30% rispetto all’anno scorso della produzione di vini e mosti, facendo una stima di sei milioni e settecentocinquanta mila ettolitri prodotti, tra cui Pinot grigio, Sauvignon Blanc, Chardonnay, Nerello Mascalese. Tale straordinario aumento è stato dovuto ad un clima favorevole, che, grazie alle piogge invernali e alle temperature regolari estive, ha permesso un buon raccolto. A questo aumento, però, si è registrato un calo del 30% delle quotazioni per i vini generici e del 15% per quelli D.O.C.

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La zona del messinese, in particolare, è annoverata per tre grandi produzioni vinicole D.O.C.: Faro, Malvasia delle Eolie e Mamertino della zona di Milazzo, vini il cui gusto allietava già il palato degli antichi romani.

La presenza siciliana si fa sempre più importante anche nell’ultima edizione del corso per la Gestione delle aziende Vitivinicole del CUOA, base per conseguire il diploma di Executive Master in Wine Business Management. Inoltre, aumenta il numero delle allieve donne, in una fase di importante crescita per il marketing enogastronomico, in cui l’Italia, a fronte dei competitori Australia, Usa, Argentina, cerca di combinare qualità e rispetto del territorio.

Se stappare una bottiglia di vino è sempre motivo di festa, di incontro, di scambio, anche di seduzione, non serve, dunque, cercare del buon vino tanto lontano dalla nostra terra così ricca, invece, di profumi ed odori unici. (CLARISSA COMUNALE)

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