DAL TVE IL MESSAGGIO DEL COLLETTIVO PINELLI: “AI POTERI FORTI NON “CALEREMO” LA TESTA, ESISTE UN’ALTRA CITTA’ POSSIBILE”

Mentre ci si interroga politicamente sul futuro dell’esperienza Teatro Pinelli Occupato, l’esperienza continua. O meglio l’esperimento: quello cioè di restituire spazi di incontro e cultura alla cittadinanza. Dalla lunga assemblea di ieri, seguita allo sgombero dall’ex casa del portuale, sono emersi diversi interrogativi, esposti anche all’assessore Tonino Perna. Il dubbio è quello di non avere chiarezza ( e la stessa ordinanza ne è prova) di chi realmente poteva pretendere l’esclusiva fruizione della struttura, da anni abbandonata e restituita alla città attraverso le attività e le presenze di numerosi artisti (Blu fra tutti) che hanno dato valore e respiro europeo al percorso “pinelliano”.

Si cercherà quindi, nei prossimi giorni, di capire se ci siano strade praticabili per non disperdere il patrimonio comune creato dal collettivo Pinelli che, come ribadito ieri dal Prof. Citto Saya,” non è identificabile come “i ragazzi del Pinelli”, dal momento che questa esperienza è stata attraversata da persone di ogni età, dai bambini coinvolti nelle attività teatrali ai “vecchi” come me”.

E mentre emerge l’ipotesi che ci sia una regia di “poteri forti” non meglio identificati, ma che spesso in questa città hanno deciso le sorti di esperienze più o meno riconducibili alla partecipazione di massa sulle decisioni cittadine (vedi le questioni Ponte, Traghettamento e Speculazione Edilizia) in molti finiscono nella trappola del “DIVIDE ET IMPERAT”: in queste ultime ore infatti non si è scatenata quella mobilitazione che ci sarebbe aspettati, piuttosto il dibattito si è spostato sulla questione “legalità” facendo emergere quanto sia drammatica la comunicazione anche tra sensibilità che abbiamo il comune denominatore della ricerca di un riscatto sociale attraverso arte, musica, cultura.

Se “legalmente” ci sono state persone disposte a pagare per promuovere un laboratorio che è prima di tutto politico, ci sembra fuorviante la critica di chi sintetizza la vicenda Pinelli come un luogo di intrattenimento e alternativa al “locale”.

In questa ottica ci sembra denso di significato l’appello lanciato ieri sia dagli artisti che si sono esibiti sul palco del maggiore teatro cittadino ultimamente adibito a centro commerciale di abiti da sposa, che dal collettivo che ha mostrato in alcuni filmati il lavoro di più di un anno di autogestione dell’ex casa del portuale. “Ogni volta che pensavamo che non ci fossero vie d’uscita altre vie si prefiguravano – ha detto Massimo Cammarata, uno dei riferimenti del Teatro Pinelli Occupato – e la prova che siamo qui stasera lo dimostra. Non potevamo prevederlo, ora invece è bene che tutti sappiano che non è il momento di abbassare la testa”.@palmira.mancuso

 

 

 

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it