“MA…LA NOTTE CONTINUA”: SI RIPROPONE LA PASSEGGIATA SULLE TRACCE DI ANTONELLO DA MESSINA

Il successo della “passeggiata Antonelliana” per le strade di Messina si è ripetuto anche questa domenica. Con l’organizzazione del Centro Studi Historiae et Memoriae, sotto la direzione dei dottori Giuseppe Finocchio e Daniela Vinci, è stata riproposta la visita in luoghi in cui Antonello ha lasciato la sua traccia o in cui l’arte gli ha reso omaggio. Un folto gruppo, così, si è fatto largo per le vie messinesi alla ricerca del “bello”, spesso dimenticato ed in secondo piano a fronte del degrado culturale a cui si è costretti ad assistere.

Il percorso si è aperto al Palacultura, una struttura moderna, intitolata ad Antonello da Messina, del quale è stata anche riprodotta, da Gaspare De Fiore in bronzo, non rispettando il formato originale, la miniatura del S. Girolamo nello studio, l’importante opera la cui complessità tecnica e simbolica è famosa nella storia dell’arte.

Seconda tappa la Chiesa dell’Immacolata, presente nello sfondo della Pietà Correr di Antonello. L’importanza di questo monumento è attestata non solo dalla fondazione a Messina del primo convento francescano in Sicilia, ma anche dall’essere diventata una cappella reale con Carlo V. Il terribile incendio del 1884, prima, e il terremoto del 1908, poi, hanno segnato i momenti più negativi di una costruzione, che è stata ricostruita in molta parte, basti pensare, ad esempio, alla modernizzazione dell’abside. Tuttavia, custodisce all’interno l’Immacolata argentea, che sancisce il dogma francescano per eccellenza, un Bambinello in cera originale dell’800, il quadro della Madonna della Luce del ‘600 e la mattonella lavica segnata dal sangue di S. Antonio da Padova.

Tappa sicuramente interessante è stata quella al quartiere dei Sicofanti, sede e bottega di Antonello. In tale occasione, infatti, la dott.ssa Vinci ha fornito alcuni cenni biografici dell’artista più amato al mondo. Certamente morì nel 1479, mentre è incerta la data di nascita. Si formò presumibilmente a Napoli, in cui divenne allievo di Colantonio, trascorrendo, poi, il resto della sua vita a Messina. Passato alla storia per essere stato l’inventore della tecnica della pittura ad olio, l’arte di Antonello è ricca anche di influssi fiamminghi, inglesi e napoletani. Certamente, però, è ricordato soprattutto per i suoi ritratti, in cui le tematiche sacre si accompagnano ad una profonda quanto interessante attenzione per la psicologia e l’espressività dei personaggi. A tal proposito, infatti, è stata ricordata la celebre Annunciata di Palermo, la cui mano, ritenuta anche la “più bella mano dell’arte”, come ha spiegato la dott.ssa Vinci “blocca l’attimo, ma fende lo spazio. Nell’Annunciata si avvertono sentimenti diversi: la paura, l’attenzione e la conferma. In questo ritratto, infatti, lo spettatore non è solo testimone vivente dell’annuncio, ma anche, egli stesso è annunciante”. Un omaggio importante e recente alla straordinaria capacità ritrattistica di Antonello lo troviamo in Via Fulci, in cui l’orafo Alfredo Correnti ha realizzato nel 2005 tre pannelli in bronzo. Due di questi riproducono il Ritratto di giovane e l’Annunciata, mentre il terzo riporta una citazione del critico e storico dell’arte Longhi che riteneva Antonello “una grandezza che spaura nell’ambiente siciliano”.

Non fu certamente, però, poco influente il mestiere del padre, che era un intarsiatore. Infatti, l’architettura di tutte le creazioni artistiche antonelliane, stranamente, interessa la pittura combinata alle cornici, che costituiscono, dunque, un tutt’uno con il lavoro intessuto al loro interno. Tappa necessaria, in tal senso, è stata quella alla scalinata S. Gregorio, in cui si è ricordato il Polittico di S. Gregorio, composto da cinque tavole, commissionato nel 1473 dal convento annesso alla chiesa di S. Maria extra moenia e pagato non solo in danaro, ma anche con cento once di vino. In questo polittico, in cui interviene una nuova unitarietà spaziale, risulta mancante una parte centrale che molto probabilmente poteva trattarsi di una pietà o di un Cristo sorretto da Vergine, oltre che le cornici sicuramente cuspidate, come spiegato dalla dott.ssa Vinci, la quale precisa che “il ritratto di S. Gregorio è un ritratto umanizzato. Fondamentale è anche la preziosità degli ori e degli ornamenti riprodotti”. Tuttavia, come ha puntualizzato il dott. Finocchio, le vicende storiche sfortunate e drammatiche hanno fortemente danneggiato questo importante Polittico, ora custodito al Museo regionale di Messina.

Se, però, i luoghi che abbiamo appena menzionato portano una traccia dell’impronta di Antonello, certamente il Duomo ne custodisce un’importante commemorazione. Un particolare del portale della nostra cattedrale, infatti, è stato citato dallo stesso Antonello nel suo celebre S. Sebastiano, al cui sfondo compaiono delle donne affacciate dalla balaustra, in uno scenario tipicamente siciliano. Una suggestione antonelliana, suggerita dal dott. Finocchio, ma attualmente non ufficialmente attestata, riguarda la mano della Madonna posta in alto alla Porta Maggiore, una mano che sembra ricordare quella dell’Annunciata di Antonello. Sicuramente, però, ciò che conferisce maggior fascino al ricordo del grande artista messinese riguarda la sua raffigurazione ad opera di Giulio Aristide Sartorio, con in mano una fiammella a fianco di San Luca e del suo Salvator mundi.

Le ultime due tappe, invece, si sono svolte tra la chiesa S. Maria Alemanna e Palazzo Zanca.

Una giornata, dunque, che nella descrizione e nella scoperta del “bello” non solo ha mostrato anche il degrado naturale in cui la cultura rimane nascosta e occultata, ma ha dimostrato lo stesso interesse dei messinesi, che, contrariamente alle idee comuni, hanno voglia che la “notte continui” e offra nuove albe, nuove occasioni di ri-nascita sotto una buona stella.

 

(CLARISSA COMUNALE)

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