SERIE A: RETROCEDE ANCHE IL CATANIA, LA JUVE VEDE I 100

Prima di esaminare quanto accaduto sui campi del nostro massimo campionato in questa penultima giornata, soffermiamoci sul sabato sera di San Siro, che ha visto non soltanto gli spettatori di fede nerazzurra rendere omaggio ad Javier Zanetti, congedatosi in lacrime dal suo pubblico dopo 19 anni di onorata militanza. Al termine del vittorioso match contro la Lazio, rispedita nella Capitale con quattro fardelli sul groppone, è stata quindi ammainata la bandiera dell’Inter, sintesi emblematica del connubio tra calcio e storia: tutti in piedi al cospetto di cotanto campione, capace di rialzarsi a 40 anni suonati dopo la rottura del tendine d’Achille, ennesima riprova di una voglia ineguagliabile. Ben 857 le partite disputate in nerazzurro da El Tractor, le delusioni dei primi 2/3 di epopea sono state compensate dai trionfi dell’era post calciopoli, adesso lo aspetta un futuro da dirigente nel nuovo corso targato Thohir, il matrimonio proseguirà sotto altre vesti.

Venendo adesso ai responsi del rettangolo di gioco, all’esito del trentasettesimo turno ne sono arrivati a bizzeffe. L’aritmetica qualificazione di Fiorentina e Inter, rispettivamente quarta e quinta classificata, alla prossima edizione dell’Europa League rappresenta un’inezia rispetto a quanto verificatosi in coda. Al termine  di una domenica pomeriggio assolutamente vietata ai deboli di cuore, Bologna, Catania e Livorno hanno infatti salutato definitivamente la serie A. I successi di Sassuolo e Chievo hanno sortito gli effetti di sentenze inappellabili.

Procedendo con ordine, i neroverdi di Eusebio Di Francesco hanno raggiunto l’obiettivo salvezza superando il Genoa con il risultato di 4-2. Permanenza meritata per la matricola emiliana: patron Squinzi a gennaio aveva rischiato tutto, stravolgendo a suon di acquisti l’intelaiatura estiva e optando per l’avvicendamento in panchina. L’interregno Malesani si è poi rivelato un flop, un toccasana invece la (saggia) decisione di richiamare il tecnico della promozione.

I clivensi, dal loro canto, hanno staccato il tagliando sbancando Cagliari grazie ad una comoda inzuccata di Dainelli: quando mancano soltanto 90 minuti alla fine delle ostilità, a quota 33 sono irragiungibili. Sia per il Livorno, capitolato anche oggi al Picchi al cospetto della Viola, impostasi per effetto dell’undicesima prodezza stagionale di Juan Guillermo Cuadrado; che per Bologna e Catania, ancorate alla boa dei 29 punti.

La contesa del Dall’Ara, novella valle delle lacrime, merita però un approfondimento ulteriore. Qualche giorno fa, commentando l’exploit degli etnei contro la Roma, ci eravamo sbilanciati indicando nei siciliani i favoriti per lo scontro diretto, alla luce della miglior condizione psicologica e del maggior peso offensivo. Non ci sbagliavamo, tant’é che i rossazzurri hanno fatto propria – in inferiorità numerica – l’intera posta con un guizzo di Bergessio: impresa vana, perché i risultati provenienti dal Mapei Stadium e dal Sant’Elia neanche ai ragazzi del bravo Maurizio Pellegrino han lasciato scampo. Con il senno di poi è sempre facile parlare, lo si sa, ma probabilmente grande sarà il rimpianto alle falde dell’Etna per aver tirato fuori tardivamente il coniglio giusto dal cilindro. Eppure il presidente Pulvirenti non sembra aver memorizzato la lezione: recentemente ha conferito poteri ancora più ampi a Pablo Cosentino, nominando amministratore delegato l’ex procuratore che ha miseramente fallito alla sua prima da dirigente. Anche per quanto riguarda i felsinei il discorso è strutturale (Zanzi sul mercato non si è rivelato all’altezza) con l’aggravante costituita dalla cessione di Diamanti a sessione in entrata chiusa. Avendo in casa “bocche da fuoco” del calibro di Bianchi, Cristaldo, Acquafresca e Moscardelli, che – ricordiamolo ancora una volta – in quattro hanno segnato complessivamente 8 gol (!!!), Alino doveva essere convinto a posticipare di qualche mese lo sbarco in Cina.

Capitolo Europa League. Il pareggio conseguito a Torino dall’indomito Parma alimenta la bagarre per il sesto posto, ultimo baluardo per accedere dalla porta di servizio alla seconda competizione continentale. I granata possono ancora vantare una lunghezza di margine sui ducali, ma domenica prossima, orfani del capocannoniere Immobile squalificato, sono attesi dalla non facile trasferta dell’Artemio Franchi contro la banda Montella, poco incline a concedere ulteriori sconti dopo la debacle contro il Sassuolo della scorsa settimana. Anche se il gap motivazionale potrebbe fare la differenza.

Ecco perché i galloni di favorita in vista dell’ultima curva andrebbero assegnati al summenzionato Parma: a Biabiany e compagni basterà battere il già retrocesso Livorno e poi aspettare buone nuove da Firenze.

Numeri alla mano, potrebbero ancora sperare persino Milan (KO a Bergamo a fil di sirena) e Verona, fermato sul 2-2 dall’Udinese nella sfida del Bentegodi caratterizzata dai sempiterni Luca Toni (a segno dal dischetto) e Totò Di Natale, autore di un eurogol da tramandare ai posteri, ma ipotizzare un doppio sorpasso sembra realmente utopistico.

Le prime tre della classe, infine, sono scese in campo praticamente per onor di firma. Il Napoli terza forza ha passeggiato a Marassi, rifilando una sonora manita alla Samp vacanziera, mentre, nell’ormai ininfluente scontro dell’Olimpico, la Juve cannibale ha piazzato il colpaccio al minuto 94 con l’ex Osvaldo, rubando la scena ad una Roma giunta all’ultima recita interna. Grazie a questa vittoria i Campioni d’Italia salgono a quota 99, disintegrando così il record assoluto di 97 punti centrato nel 2007 dall’Inter di Roberto Mancini. Per toccare o, più verosimilmente, sfondare il fatidico muro dei 100 sarà sufficiente muovere la classifica allo Stadium con lo spensierato Cagliari, ultima vittima sacrificale designata.

@jodycolletti    

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it