LIBERI CONSORZI E CITTA’ METROPOLITANE, BISIGNANO. “POLITICA NON LASCI SOLA UNIVERSITA'”

A distanza di oltre un anno da quando il Governo Crocetta ha annunciato la riforma delle Province regionali siciliane, Liberi consorzi e Città metropolitane rimangono un grosso punto interrogativo. A nulla pare sia valsa, almeno finora, la legge cornice 8/2014 dello scorso 24 marzo. Né il lavoro svolto dall’Università di Messina, la quale avrebbe bisogno del supporto della politica, secondo Michele Bisignano.

Michele Bisignano
Michele Bisignano

“Si vanno susseguendo gli incontri sul nuovo riassetto politico – istituzionale e territoriale della provincia di Messina – scrive l’espero di Area vasta, in un intervento divulgato agli organi di informazione – ma si avverte la sensazione di una assoluta mancanza di chiarezza (anche fra i cosiddetti addetti ai lavori) sulle procedure amministrative da attuare, su taluni aspetti della farraginosa normativa regionale e, soprattutto, sulle funzioni di questi futuri enti che comprenderanno anche quelle svolte da strutture attualmente sottoposte al controllo della Regione. Mancanza di chiarezza si ha anche sulla effettiva e non nominalistica governance; sugli elementi di sistema che dovrebbero portare alla condivisione di un progetto che andrà a toccare aspetti sociali, economici e anche culturali”.

Si riscontra comunque lo “sforzo profuso dall’Università degli Studi di Messina” – conferma l’ex assessore provinciale alla Pianificazione strategica – “che ha svolto un ruolo propulsivo, propositivo e anche di ‘supplenza’, data la scarsa presenza di una politica attenta più a equilibri e riequilibri e a problemi di assetti di potere, che stanno allontanando sempre più i cittadini dalla partecipazione democratica, soprattutto nella nostra realtà, e di istituzioni locali che appunto stanno vivendo o subendo una profonda rimodulazione che non le mette nelle condizioni di porsi come guida credibile di tale processo”.

Ma anche l’assunzione di responsabilità dell’Università, “che va svolgendo un ruolo di stimolo adeguato ai tempi e di stretto raccordo col territorio in cui insiste”, deve essere supportata – avverte Bisignano – “da altre realtà territoriali, sociali ed economiche per individuare insieme un piano strategico che veda, a differenza del passato, come un unicum territoriale la città di Messina e tutti gli altri centri che andranno a far parte dell’area metropolitana e che, comunque, dovrà tenere conto della pianificazione e programmazione individuata e perseguita dall’altra realtà territoriale organica che si costituirà nell’area dei Nebrodi”.

Niente fughe in avanti, quindi, come quelle paventate da Taormina: “Solo avendo una visione più ampia – conclude – possono essere superati localismi, municipalismi atavici e rivendicazionismi sterili che non vogliono neanche tenere conto di quanto stabilito dalla legge regionale, che consente la fuoriuscita dei Comuni facenti già parte della cosiddetta città metropolitana solo per aderire al Libero consorzio ex Provincia regionale di Messina e non a Liberi consorzi di altre province, e che continuano a non comprendere le refluenze positive di questo nuovo ente che non andrà a toccare minimamente l’autonomia gestionale dei Comuni che ne faranno parte e che non subirà i fattori negativi delle varie gestioni amministrative comunali”.

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