MARIA PERRONE (UDC): VIZIO DI FORMA O MALAFEDE? ALLE UNIONI CIVILI MANCA LA PAROLA “REGISTRO”

Maria Perrone

Nell’attesa che finalmente si svolga quella che si preannuncia una seduta di fuoco sull’adozione del registro delle unioni civili, abbiamo chiesto chiarimenti alla presidente della commissione Maria Perrone al centro delle polemiche originarie, circa l’iter che la proposta ha seguito e sul perché mai sia stata bocciata.

 

Che l’assenza del proponente fosse stata la ragione è chiaro, ma che tipo di delucidazioni servivano ai membri dell’assise?

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Il testo della delibera che recita “riconoscimento delle unioni civili”

“Ho sempre dichiarato, dal primo giorno, che il problema è stato non avere interlocutori in commissione, allorquando avremmo dovuto discutere il registro comunale delle unioni civili. E’ plausibile che alcuni consiglieri abbiano delle perplessità, che ci siano riflessioni o dubbi da voler esprimere, ma non stava a me dare delle risposte in quel contesto, doveva essere il proponente a farlo”, spiega la consigliera.

“Dal canto mio ho riscontrato una grave anomalia nella parte più importante del deliberato della proposta . Leggo che mi si chiede di approvare il regolamento per il riconoscimento delle unioni civili.Casualmente manca la parola registro e questo non mi sta bene perché noi non siamo autorizzati ad agire in tal senso; noi non siamo l’organo di Stato atto a legiferare. E questo, per quanto mi riguarda, personalmente, non mi permette di andare avanti e votare la proposta. Sarà il Consiglio a decidere se portarla avanti, emendarla o rimandarla indietro poi, per carità. Ma dal canto mio- ribadisce- mi devo attenere ai fatti. Il deliberato è la parte più importante della proposta e deve essere chiaro il suo contenuto”.

Insomma per questo è stata respinta la mozione in commissione?

“I consiglieri volevano sapere quali diritti acquisiscono le persone che vengono annotate in questo registro e nessuno ce l’ha detto. Perchè al 2° articolo -istituzione ed ambito d’ applicazione- il 5° comma riporta che il Comune si impegna ad assicurare il sostegno alle unioni civili allo scopo di superare ogni forma di  discriminazione e aiutare l’ inserimento di questi nuclei, con riferimenti ai macro contesti socio-assistenziali, di diritto alla casa, della fruizione dei servizi sportivi, dell’assistenza ai genitori anziani. Trattandosi di ambiti non approfonditi qualcuno si chiedeva quali fossero, nel concreto,  questi vantaggi che possono venir fuori dall’iscrizione al registro e nessuno sapeva dare risposte, tanto meno io che mi posso limitare ad illustrare la proposta non a fornire chiarimenti che sfuggono anche a me, non essendone la proponente. Come questa anche altre curiosità sono emerse man mano si procedeva nella lettura del regolamento; fermo restando che, per quanto mi riguarda, l’anomalia più grande, ripeto, la trovo nel deliberato, giacché io non posso legittimare le unioni civili, quella è precisa potestà del legislatore”.

E se  la dicitura fosse stata corretta e non fosse mancata la parola “registro”?

“Mi auguro sia un errore, non voglio pensare alla cattiva fede, resterebbero comunque le questioni poste in essere dai consiglieri a cui non posso dare risposta io. Se noi avessimo dato parere positivo in queste condizioni ci saremmo messi in una situazione sgradevole: avrebbe potuto essere impugnata in qualunque momento. Ci saremmo espressi su qualcosa di non valido e se dovessimo votarla così com’è, in Aula, sarebbe uguale”.

Quindi, indipendentemente dalle posizioni personali, etiche, filosofiche, religiose, tradizionaliste o progressiste, la faccenda è più semplice di quanto si creda da comprendere e assolutamente legittima: per votare qualcosa bisogna prima che questo qualcosa sia chiaro e se non è chiaro serve il primo firmatario a fugare ogni dubbio, rettificare o agire comunque in qualche direzione tesa a cancellare eventuali punti interrogativi.

Ma andiamo al botta e risposta tra lei e il presidente dell’Arcigay, Duca, sui giornali.

“Ci siamo già chiariti”, sorride. “Quando ho letto che Rosario ci dava dei razzisti e omofobi mi sono stranita e mi sono sentita inevitabilmente chiamata in causa. Io sono lo stesso esponente dell’Udc che nel 2010 è stata accanto all’ Arcigay promuovendo il primo osservatorio siciliano, dando visibilità all’associazione che allora l’ha proposto ma, ad essere sincera, a me giunse un comunicato direttamente dal Prefetto, ed era stata sollecitata la sua creazione dal consigliere provinciale del Pd Pippo Rao”- racconta la consigliera che, al tempo, era membro della giunta provinciale. “Però l’iniziativa vera e propria di costituire l’osservatorio l’ha presa l’assessore, quindi io, e me ne faccio un vanto. Tanto più che dopo un paio di giorni fu istituito l’osservatorio anche a livello regionale . Quindi per me è stato una ragione di orgoglio.

Allora il presidente Duca si complimentò con la sottoscritta che faceva parte dell’Udc come ne fa parte oggi e l’Udc è lo stesso partito con gli stessi dirigenti di allora; dirigenti che erano e sono ancora oggi l’On. D’Alia e l’On. Ardizzone. Quindi non comprendevo davvero questo attacco nei nostri riguardi: siamo sempre le solite persone. Inoltre lo scopo della conferenza di sabato era parlare del sostegno alla famiglia e abbiamo constatato come l’Amministrazione, in un anno, abbia portato questa proposta e niente di più concreto. Ma non si trattava di una conferenza stampa contro le unioni civili, ci tengo a precisarlo”.

Allora perché convocare un incontro sul registro se gli argomenti di cui volevate discutere erano le politiche in sostegno della famiglia?

“Questo è il messaggio che è emerso ma nessuno ha mai parlato di un tema unico da affrontare. Si sono sovrapposte le due cose. Era inevitabile arrivare a discutere anche di ciò visto che si parlava di famiglia”.

Alcuni suoi colleghi del consiglio hanno sostenuto che questa proposta abbia una ratio esclusivamente strumentale. Che non abbia un rilievo diverso da quello morale. E’ così sbagliato cercare di “educare” ad una nuova forma mentis i cittadini?

“Non è, di per sé, sbagliato dare indirizzi educativi alla società ma bisogna essere pratici e non esistendo, di fatto, una norma nazionale non c’è niente di concreto che suddetto registro offre in più in termini di diritti. Negli altri Comuni in cui è stato adottato il registro, da qualche anno, è capitato anche fosse ritirato per mancanza di annotazioni. Del resto Renzi ha annunciato che verso settembre ci saranno delle novità al livello nazionale in tal senso. Se ci fosse già stata una norma nazionale, avremmo votato a favore, come qualcuno dei miei colleghi ha già dichiarato”. (@Eleonora Urzì)

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