FORMAZIONE GIORNALISTI: LA POSTA IN GIOCO E’ IL WEB

Se il filosofo Hegel riteneva che la prima lettura mattutina di un buon intellettuale fosse il giornale, oggi sembra proprio che una delle prime azioni che compiamo sia quello di aprire la pagina di un quotidiano dal nostro smartphone o tablet.

Dei nuovi sistemi di comunicazione, tra etica e web, se n’è parlato oggi, nella Sala Mostre del DiCAM dell’Università di Messina, per la quinta giornata di formazione dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia per il raggiungimento dei 15 CFU annui necessari all’aggiornamento triennale.

Tra volti noti e giovani, che si sono anche formati a Messina, il Direttore del Polo Annunziata, Prof.ssa Marianna Gensabella, ha introdotto la giornata sottolineando la sfida che oggi rappresenta il giornalismo online. Richiamando alla memoria il concetto lacaniano di simbolico come rete, come passaggio di significante in significante, il mondo del giornalismo assume una importante veste etica, in quanto capace di portare la notizia alla gente, facendo opinione. “L’etica della comunicazione, divenuta anche materia centrale nei nuovi corsi universitari di giornalismo – ha precisato la Prof.ssa Gensabella – si batte sul tempo: bisogna captare subito la notizia. Oggi nessuno è fuori dalla rete, che ha un potere tentacolare e anonimo, ma che, proprio per questo, deve caricarsi di responsabilità dai molti volti”.

Proprio sulle responsabilità di cui deve farsi carico un giornalista hanno discusso per il piano sociologico il prof. Centorrino e per il piano giuridico la prof.ssa Busacca.

Il prof. Centorrino ha, in particolare, argomentato, attraverso un background storico, di  “giornalismi”, affinché non si possa parlare di informazione come una categoria univoca. Dai presagi nefasti del futurologo Philipp Meyer, che aveva decretato la fine della carta stampata con la data del 2043, agli interventi militari e politici, durante la guerra fredda, per la nascita di internet, affidati al dipartimento Arpa, che ha sancito il passaggio irreversibile dall’atomo al Bit, passando dalla società industriale alla società dell’informazione digitale.

All’interno di un progetto volto a pensare a costruire il futuro, di cui certamente non si sapevano le coordinate fondamentali, intorno agli anni ’70, la rete costituisce la via di informazione che è costruita attraverso infinite vie di collegamento, il cui codice genetico risponde nel prevedere ogni tentativo di censura come una minaccia.

Quando finisce la guerra fredda e il governo statunitense non sa più che farsene di internet lo affida al gruppo Arpa, che “regala – afferma Centorrino – la rete al mondo”. Dalla nascita dell’htpp, la rete agisce direttamente anche sul lavoro del giornalista. Importanti gli esempi riportati da Centorrino: l’invasione di e-mail dal gruppo zapatista nel ’94 nelle redazioni statunitensi ed europee, l’annuncio del sexy gate del ’98 dal Dradgereport che batte sul tempo i particolari in mano al settimanale NewsWeek, costretto, da allora, ad andare online appoggiandosi al Washington Post, fino alle notizie sulla rivoluzione verde di Teheran del 2009, giunte proprio da internet, arrivate grazie all’utilizzo di server messi a disposizione da migranti in Occidente.

Quali sono gli effetti di questa vera e propria rivoluzione sociale? Secondo Centorrino “si scardina uno dei poteri tradizionali, ovvero il potere di agenda, dal momento che sono i media a dirci a cosa dobbiamo pensare. I social cominciamo a dettare le informazioni e saltano i meccanismi di verifica della notizia”.

E in Italia? Pare che anche nel nostro paese il mondo del giornalismo stia cambiando drasticamente. Basti pensare a quante testate giornalistiche nazionali cartacee (Repubblica, Corriere della Sera), abbiano affiancato anche edizioni online, anche a pagamento, per far fronte ad una utenza digitale che aumenta notevolmente. Ma è soprattutto dal mondo dei social che bisogna partire: il 42% degli italiani contro il 40% della media europea trascorre circa 30 minuti in più navigando su internet, soprattutto da smartphone e tablet. Basti pensare al fatto che Repubblica conta 1.4 milioni di utenti sul web, vendendo comunque 330.000 copie al giorno.

Ma il mondo del giornalismo digitale si affaccia anche a livello locale ( e Messinaora ne è  un esempio). Uno strano paradosso entra in ballo tra giornalismo che si occupa dei fatti del “proprio giardino”, che però, resta negli intenti e nelle finalità globale. Per questa ragione Pulcini ha, infatti, parlato di Glocal, come per descrivere questo fenomeno che si sta allargando a macchia d’olio.

Il dovere di cronaca, la privacy, la dignità e il rispetto della persona, gli imperativi che anche oggi sono stati ricordati, rimarranno, però, prerogative inequivocabili, anche quando il lavoro diventa sempre più interattivo. (CLARISSA COMUNALE)

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