LETTERA A RENATO: AGIRE CONTRO L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSERE

Ok, bando ai formalismi, diamoci del “tu” e mettiamo da parte la cronaca distaccata e razionale, perché prima di tutto si è cittadini e, qualche volta, bisogna anche saper dire le cose “di pancia”, quindi ti scrivo da messinese a messinese, da idealista ad idealista (seppur spessissimo su fronti diametralmente opposti), da molesta rompiscatole a storico molesto rompiscatole, da amante della città ad amante della città.

Caro Renato, sarò diretta e -con forza dirompente- andrò al punto senza tergiversare: è arrivato il momento di piantarla con tutta questa retorica pacifista e questi modi da “troviamo soluzioni condivise”.

Laddove non te ne fossi accorto, allo stato attuale, l’atteggiamento che stai tenendo insieme alla tua giunta sta iniziando a dare, dopo un anno di amministrazione della città, i primi frutti…quelli che ogni tuo detrattore non può che essere lieto di osservare e denunciare: Palazzo Zanca non ha più un briciolo di autorità, non vale nulla agli occhi di chi ha fatto dell’interesse settoriale o privatistico (che non è un peccato mortale, sia chiaro) il proprio obiettivo di vita, professionale o personale che sia.

Apprezzabile lo spirito che ti ha sempre contraddistinto, quello dell’interlocutore di tutti, quello dell’amante del confronto prima di ogni cosa, ma adesso sei di fronte alla più clamorosa manifestazione di fallimento in cui potessi incappare: oggi hai contro non soltanto gli antiaccorintiani della prima e della seconda ora (la terza non è ancora arrivata ma ci siamo quasi), ma nuove folte frange che da te si aspettavano cose assolutamente invisibili fino ad ora.

Caro Renato, tu che nella vita hai sempre combattuto alcune battaglie più di altre, tu che sei il simbolo di precise lotte in città e della città e tu, che di questa Messina sei il sindaco, hai dei doveri precisi a cui non puoi venir meno.

Quando sei stato eletto nessuno avrebbe dubitato che avresti liberato la Rada San Francesco infischiandotene di “se e ma”, di approdi ultimati o biglietti dei traghetti già venduti. Saggiamente hai capito (o ti è stato fatto comprendere) che sedere sulla poltrona dell’ufficio che è tuo dal giugno del 2013 è cosa diversa dall’urlare in piazza contro gli armatori e hai tenuto un comportamento “ragionevole”. Ma si è passati da un estremo all’altro e, oggi, chi 12 mesi fa avrebbe messo la mano sul fuoco su una tua presa di posizione concreta -ed eccessiva, certo- dubita addirittura che il 20 luglio il cavalcavia sarà precluso al transito dei tir che Caronte & Tourist non intende sospendere di sua sponte. E’ più che evidente che qualcosa non va.

Il primo anniversario del tuo insediamento verrà ricordato come quello in cui chiunque è venuto da te con le “mani ai fianchi” e facendo la voce grossa: tra maggio e luglio sei stato sottoposto a ricatti d’ogni tipo, spesso anche da chi non avrebbe mai dovuto avere accesso neppure all’androne di Palazzo Zanca. E, davanti a manifestazioni di tifosi culminate in insulti, nessuno dei 36 consiglieri -esclusi quelli di CMdB – ha proferito parola in difesa non di te come persona ma dell’Istituzione che rappresenti o del palazzo in cui questo avveniva, limitandosi a fare proseliti -prendendo sotto braccio gli “indignados ultrà”- e filmandoli tra ridarella e commenti del tipo: “ecco cosa significa amministrare”, pronunciati da chi ha gongolato davanti a quelle immagini.

Immagini che per i registi amatoriali membri del consesso, esponenti delle diverse opposizioni del consiglio, erano sintomo del tuo fallimento, non di quello di una città che mostrava -seppur con le proprie ragioni- la sua faccia peggiore. Eh sì, peggiore, perché i cori pregni di turpiloquio nei corridoi del Municipio non si possono sentire.

E la questione degli ambulanti? Di quegli abusivi che hanno messo a soqquadro, bloccato, insozzato porzioni intere della città a seguito di rilevazioni di multe e sequestro della merce illegittimamente posseduta e messa in vendita? Niente concessioni, niente controlli sui prodotti, niente licenze, niente partite iva, niente di niente di niente eppure, anche loro, hanno dato battaglia e minacciato il cosiddetto “ordine costituito”.

Hai incontrato degli armatori che prima di vedere te, e discutere sul destino degli orari dei propri “traghetti porta tir”, hanno organizzato una conferenza stampa per dimostrare che i giochi, dal loro punto di vista, erano già fatti, indipendentemente da ciò che dalla riunione con l’Istituzione sarebbe potuto emergere. E, come volevasi dimostrare, non hanno compiuto un passo indietro.

Per mesi è stato un continuo tira e molla tira e molla tra ecopass (solo a parole), deroghe all’imbarco di Tremestieri (chi se ne occupa, come e perché) e, oggi, arriva la ciliegina sulla torta.

Oggi ti viene dato un ulteriore schiaffo evidente e profondo: “oggi” il Prefetto convoca un tavolo per discutere della faccenda e non invita nessun membro dell’Esecutivo. Mi preme precisare un dato che forse sfugge a chi può trovare la decisione del dott. Trotta assolutamente sensata e legittima: quella dei tir, che scorazzano per il centro in pieno giorno, è una problematica che riguarda la città e i cittadini, ergo includere nel dibattito i soli “addetti ai lavori”, escludendo il sindaco o chi per lui, è un fatto grave e irrispettoso del potere sovrano di noi tutti aventi diritto al voto perché, che piaccia o meno, Accorinti sarebbe stato l’unico tra i presenti ad essere stato democraticamente eletto a rappresentante della città, gli altri -con il dovutissimo rispetto- sono tutti dei nominati, degli incaricati, dei vincitori di concorso pubblico. “Oggi” i signori che erano seduti a quel famoso tavolo (sopra al quale l’aura degli armatori era ben presente) fanno quasi un endorsement ai Franza (inutile girarci attorno: così si chiamano), inneggiando a “10, 100, 1000 Cartour” -per dirla sloganeggiando-. Dulcis in fundo, “oggi”, questi signori (nominati, incaricati o vincitori di concorso) invitano l’Amministrazione a cambiare direzione, provando a dissuaderla dall’esitare la tanto discussa delibera.

Ora, di fronte a questo caos generale in cui l’ex anarchico divenuto poi sindaco risulta essere considerato un signor nessuno, in cui Palazzo Zanca conta quanto il 2 di coppe quando la briscola è a mazze, passi per i giudizi che si possono attribuire (come anche no) agli altri attori delle vicende in esame, ma un po’ di responsabilità a primo cittadino e ai suoi vogliamo darla? Santo cielo, Renato, sei l’unico (insieme ai 40 consiglieri) a poter rappresentare legittimamente le istanze dei cittadini (e non solo i 47.608 che ti hanno votato al secondo turno ma tutti, perché sei il sindaco della città non di chi ti ha scelto), vuoi smetterla una buona volta di essere accomodante e accettare che chicchessia ti parli “con le mani in faccia” (metaforicamente detto) e inizi a difendere realmente e massicciamente gli interessi di Messina e dei messinesi?

Vuoi non essere lasciato solo? Vuoi il supporto della città? Torna combattivo e rompiballe come sei sempre stato e, senza dimenticare il ruolo che hai e la forma che lo deve contraddistinguere, combatti le battaglie storiche grazie alle quali oggi sei il sindaco, senza lasciar troppo spazio a chi dà aut aut ogni giorno. Hai il dovere di ridare a Palazzo Zanca la credibilità, l’autorità e l’autorevolezza che era già debole prima del tuo arrivo ma che, in quest’ultimo anno, è sempre più sbiadita, fino al punto di essere trasparente.

Dunque, se è vero che Messina deve diventare una comunità è vero anche che, perché ciò avvenga, ha bisogno di un leader -chicchessia- che sappia guidarla o anche solo rappresentarla degnamente (e questo nulla c’entra con abbigliamenti o comportamenti da o contro etichetta) perché la vera battaglia da combattere, e lo sappiamo tutti, è sempre quella contro la pigrizia e l’ignavia che ci contraddistinguono. O, per dirla alla Milan Kundera, quel che bisogna sdoganare e sconfiggere una volta per tutte è “l’insostenibile leggerezza dell’essere”. (@Eleonora Urzì)

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