TEST MEDICINA 2013, LA SENTENZA: DUE STUDENTESSE RISARCITE CON 20MILA EURO. UNIME: “NOI PARTE LESA”

Si torna a parlare, in modo certamente non positivo, dei Test di Medicina presso l’Università degli Studi di Messina. E’ di poche ore fa infatti la sentenza del Consiglio di Stato che ha condannato l’Ateneo peloritano a pagare 20 mila euro di danni (più 10mila per le spese legali in totale) a due studentesse bocciate che avevano fatto ricorso per violazione dell’anonimato. E’ la prima volta che, oltre all’ammissione di uno studente bocciato, viene predisposto anche un risarcimento in denaro. Questa la motivazone: «A causa delle illustrate inadempienze riscontrate nell’attività dell’amministrazione (violazione dell’anonimato), le ricorrenti sono state illegittimamente private della possibilità di iscriversi alla facoltà cui aspiravano e hanno subíto di conseguenza danni, anche economici, determinati dal ritardato ingresso nel mondo del lavoro con perdita di chance, che si quantificano in via equitativa in euro 10mila (più le spese legali di 5mila euro) che l’Università di Messina dovrà sborsare».

 
Grande vittoria per le due studentesse e per i legali dell’Udu (Unione degli Universitari), gli avvocati Santi Delia e Michele Bonetti, che ormai da anni combattono contro il numero chiuso.  Adesso l’Ateneo trema in attese delle sentenze dei numerosi candidati ai Test di Medicina che non sono stati ammessi ai corso di laurea in Medicina e Chirurgia. Se anche altri candidati dovessero ricevere la stessa sentenza, le casse dell’Università di Messina rischierebbero il collasso. Stessa cosa vale, ovviamente, non solo per Messina ma anche per tutte le altre Università italiane, poiché sono almeno 1.000 i giovani che hanno fatto ricorso contro il test del 2013 e che sono ancora in attesa del verdetto.

 
Intanto prontamente arriva una risposta ufficiale da parte dell’Ateneo peloritano, che si definisce parte lesa nella vicenda: “La sentenza in oggetto riguarda solo 2 studenti – si legge in un comunicato – mentre per tutti gli altri che hanno proposto ricorso vale soltanto come precedente pur autorevole, ma non vincolante. Ogni singola causa avrà pertanto il suo corso e l’esito che il giudice riterrà di volta in volta secondo giustizia. Nulla può dire l’Ateneo in merito al numero di ricorrenti in tutta Italia, che secondo un’agenzia di stampa sarebbero 5.000. Ciò che invece risulta all’Ateneo di Messina, è che l’errore rilevato dal Consiglio di Stato è frutto di un ordine del Miur ricevuto da tutte le commissioni italiane e, pertanto, anche da quelle di Messina. L’Università peloritana, quindi, risulta essere parte lesa e ritiene che, qualora dovesse risultare una responsabilità generalizzata e questa prima sentenza dovesse essere confermata, dovrà essere lo stesso Ministero a farsi carico del problema e non i singoli atenei”. @SimoneIntelisano

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