MESSINAMBIENTE: PER SANTALCO POSSIBILE DANNO ERARIALE, CIACCI E ROSSI NEL MIRINO

Nel giorno in cui lavoratori di Messinambiente protestano per la mancata corresponsione della quattordicesima, c’è da discutere della partecipata soprattutto a seguito della nota che il consigliere Giuseppe Santalco ha indirizzato al sindaco ed al suo vice, all’assessore all’ambiente e al segretario generale.

Blocco tir 25 luglio 2014 (32)
I lavoratori di Messinambiente protestano sul Cavalcavia

La questione – niente affatto “leggera”- tocca le nomine effettuate all’interno della società in liquidazione, circa le quali il capogruppo di Felice per Messina accende i fari su alcune anomalie riscontrate dal dipartimento aziende partecipate. Che si fosse incappati in delle “possibili illegittimità”, nel conferire i recenti incarichi, era già stato segnalato dall’avvocato, evergreen di Palazzo Zanca, conoscitore tanto della disciplina quanto della macchina amministrativa in generale. Vi risparmiamo articoli, commi, numeri di protocolli e regolamenti citati nel decalogo presentato da Santalco, per mera praticità: andando al sodo, oggetto di tali osservazioni -avanzate già nel giugno scorso, in parte, dallo stesso dipartimento competente- sono Alessio Ciacci e Raphael Rossi, rispettivamente commissario liquidatore e consulente. Ma dove stanno le irregolarità? Tanto per cominciare, amministrazione e rappresentanti legali di Messinambiente avrebbero disatteso quanto previsto dal regolamento comunale che imporrebbe, tanto ai responsabili di società in house quanto a quelli delle partecipate, l’obbligo di rendere noti al dirigente competente tutti i provvedimenti di incarico “che comportano impegni di spesa” preventivamente. In realtà, la documentazione sarebbe stata inoltrata dalla società al dipartimento nel maggio scorso, dopo quasi due mesi dalla nomina di Ciacci e Rossi (addio al “preventivamente”).

Questa condizione non avrebbe reso possibile alla sezione aziende partecipate di “riscontrare preventivamente” (tanto per essere pleonastici) alcune difformità rispetto a quanto previsto dalle normative vigenti: in primis, viene messa sul piatto la mancata riduzione dei compensi, come previsto dalla legge regionale (“ l’indennità del 70% va ridotta del 40% e pertanto la stessa deve attestarsi al 42% di quella del Sindaco”); se questo aspetto fosse stato rispettato, secondo la nota di Santalco, al commissario liquidatore non sarebbe stata riconosciuta “l’indennità di € 61.175,86, bensì quella di € 36.705,12 lordi annui”. Nel documento si segnala inoltre come lo stesso commissario liquidatore non si sia ancora adeguato alle disposizioni che impongono pubblicità e trasparenza da parte delle pubbliche amministrazioni. “In particolare non viene rispettata la disposizione relativa agli obblighi di pubblicazione concernenti i titolari di incarichi dirigenziali e di collaborazione e consulenza. Tant’è che il sito istituzionale nella parte ‘trasparenza valutazione e merito’ è del tutto carente e la voce ‘Consulenti e Collaboratori’ è del tutto priva di contenuto”, si legge.

A ciò si aggiungono i rimborsi, quelli per le spese di viaggio, vitto, alloggio, taxi o auto aziendale, previsti nel contratto sottoscritto dal manager toscano e autorizzati dall’assemblea di Messinambiente. Ciò sembrerebbe decisamente discostante rispetto alla regola, che prevede: “Agli amministratori che risiedono fuori dal capoluogo del comune ove ha sede il rispettivo Ente spetta il rimborso delle sole spese di viaggio effettivamente sostenute…”. Dunque a Ciacci (e anche a Rossi, giacché sotto questo aspetto il contratto presenta le medesime caratteristiche) “vanno riconosciute esclusivamente le spese di viaggio effettivamente sostenute e non quelle di vitto e alloggio”, scrive Santalco.

Tutto quanto sottolineato dal consigliere comunale è, in realtà, un collage di segnalazioni e osservazioni di atti, verbali d’assemblea e confronti con le norme che, pertanto, poco lasciano all’opinabilità e, tra i vari elementi presi in considerazione dal membro del consesso, c’è anche una nota risalente al mese scorso, con la quale il dirigente del dipartimento, dott. Riccardo Pagano, “sembra condividere le perplessità sull’effettiva attività svolta dal Ciacci che va oltre quella di liquidatore”, si legge. “In particolare il Dirigente comunica al Sig. Sindaco “…premesso che la società in questione è stata posta in liquidazione, giusto verbale dell’Assemblea Straordinaria, non si comprende l’affermazione contenuta nel documento programmatico secondo cui “l’intervento di una personalità come Alessio Ciacci e del suo gruppo di lavoro è soprattutto mirata alla realizzazione del nuovo percorso di servizio ipotizzato e non già alla semplice gestione della liquidazione che tuttavia nel contesto viene assunto come impegno propedeutico e non prescindibile”, titubanza che lo stesso Santalco aveva espresso durante una conferenza stampa, appena qualche settimana addietro. “In particolare sembrerebbe che il team di lavoro, a cui il suddetto documento fa riferimento, abbia come finalità quella di valutare un percorso di risanamento attraverso l’individuazione di adeguate ipotesi di riposizionamento strategico del ciclo di gestione dei rifiuti di Messina, ivi compresa la scelta in merito alle modalità future di affidamento del servizio, quale obiettivo parallelo e contemporaneo rispetto a quello volto alla chiusura e definizione del procedimento liquidatorio della compagine societaria”, è scritto, ancora, nel documento del capogruppo FpM.

Ciacci e Rossi (2)
Ciacci e Rossi

Le “perplessità” sulle recenti nomine non riguardano, come già detto, soltanto il “bambino d’oro” di Accorinti – Ciacci -: anche circa il contratto (di co.co.pro) del dott. Rossi sarebbero evidenti certe anomalie. Tanto per cominciare non risulta essere stata rispettata l’obbligatorietà di ricognizione “dell’eventuale personale interno, non avendo effettuato alcuna procedura comparativa”. Traduzione: prima di pescare fuori dall’acquario di casa tua devi (obbligo fa rima con “dovere”) “verificare se l’Ente non disponga quantitativamente o qualitativamente di professionalità adeguate nel proprio organico”. Stando allo scrivente, ancora, non risulta inoltre se siano stati recapitati o meno alla Corte dei Conti gli atti di spesa concernenti gli affidamenti di consulenza a “soggetti estranei all’Amministrazione, di importo superiore ad euro 5.000,00”, che, neanche a dirlo, “devono essere trasmessi alla competente sezione della Corte dei Conti per l’esercizio del controllo successivo sulla gestione”. Ad ora non è dunque possibile accertare se, per le spese di studi e rilevazioni eseguite da consulenti outdoor, Messinambiente abbia o meno rispettato il limite di legge che prevede l’impiego di un budget non superiore, per l’anno 2014, all’80% del limite di spesa per l’anno 2013.

Appare inoltre quantomeno “curioso”, notare che al punto 13 del contratto del consulente è presente una clausola in base alla quale  “in considerazione della particolare qualità ed esperienza del collaboratore, i risultati del progetto in questione resteranno di sua specifica competenza e proprietà, con la precisazione che saranno disponibili ed in uso di Messinambiente in vigenza di progetto o di ulteriori sviluppi  operativi in sinergia con il collaboratore. Potranno, altresì, essere resi disponibili in futuro dall’odierno collaboratore, alle esigenze del Comune di Messina in forza di specifici eventuali diverse ulteriori collaborazioni cui il Dott. Rossi potrà essere chiamato dall’Ente medesimo”; anche stavolta è il sott. Pagano stesso a sollevare la questione segnalando l’ opportunità di rivedere la predetta clausola attraverso una opportuna rimodulazione dei termini contrattuali, tenuto conto degli effetti limitativi e fortemente vincolanti che dalla stessa potrebbero discendere sia a carico della società Messinambiente Spa in liquidazione, sia a carico del Comune di Messina, nella qualità di socio di maggioranza”.

Viene dunque sollecitato un intervento urgente da parte dell’Amministrazione e del Segretario Le Donne, per “ eliminare eventuali violazioni di legge comportanti danno erariale, notificando atti concludenti volti al recupero delle somme eventualmente già erogate e non dovute, anche in considerazione del fatto che le spese del personale di Messinambiente provocano direttamente un danno ai cittadini essendo ricomprese nei costi della TARI che sono a totale carico dei cittadini messinesi”, quei messinesi che sono lavoratori e che oggi manifestano – a torto o a ragione – sul cavalcavia; quei messinesi che sono contribuenti a cui viene chiesto di coprire totalmente il costo di un servizio che è sempre più un “disservizio” (per quanto le nuove imposte sui rifiuti non siano state partorite dall’Amministrazione, va ricordato); quei messinesi che conoscono, spesso loro malgrado, il rapporto che intercorre tra il termine “obbligo” e il verbo servile “dovere” e si chiedono perché il rispetto puntuale di questo binomio sia imprescindibile solo per i membri della società civile e non anche per chi amministra la cosa pubblica (o quella “partecipata”), specie dal momento che, se danno erariale ne consegue, sempre sul cittadino graverà. (@Eleonora Urzì)

 

 

 

 

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