COME PETER JACKSON HA INFLUENZATO LA CINEMATOGRAFIA DI INZIO SECOLO CON LA TRILOGIA DEL SIGNORE DEGLI ANELLI

Di seguito il mio intervento durante l’evento Eriador, i 60 anni della Compagnia dell’Anello organizzato dall’associazione La Contea di Messina sul tema: influenza del Signore degli Anelli sul cinema contemporaneo.

 

Quante volte vi è capitato di rispondere alla domanda: ma è più bello il libro o il film? E quante discussioni avete avuto nel corso degli anni con chi la pensava in maniera diversa?

Si, ma il libro, vuoi mettere?

Si, ma hanno tolto Tom Bombadil!

Ma le battaglie mica le vedi sul libro
Bene, la verità è che  ragionare se sia meglio il film o il libro è una perdita di tempo, è come ragionare se sia più buona una castagna o una banana.
Trattandosi di due mezzi narrativi diversi non possono essere paragonati: spesso c’è la percezione, sbagliata, che il film debba essere una specie di riassunto del libro; chi ha la pretesa di trasporre qualunque libro su pellicola (e questo vale per qualunque passaggio, sia esso fumetto, serie tv, remake e via dicendo) dovrebbe farlo con la motivazione di dare un punto di vista diverso rispetto a quello dell’autore dell’opera letteraria come nel caso esemplare di Kubrick che stravolse  Shining al punto che persino Stephen King  si scandalizzò facendone poi una sua versione filmica (senza senso).
Il caso del Signore degli Anelli è abbastanza fuori dagli schemi per moltissimi motivi, soprattutto per l’importanza letteraria che l’opera ha nella storia della letteratura: Tolkien ha di fatto ridefinito i canoni del fantasy, e andare a confrontarsi con un’opera del genere per Peter Jackson (e la moglie, non dimentichiamolo) non deve essere stato facile.

Cinematograficamente parlando il decennio che va dal 1990 al 2000 è stato un periodo molto particolare poichè i blockbuster erano perlopiù film drammatici (Titanic è del 1997, Forrest Gump è del 1994, Balla coi lupi è degli inizi novanta), film d’azione (Air Force One è del 1997, Speed è del 1994), film di fantascienza (Jurassic Park è del 1993, Terminator 2 è del 1990),  in alcuni casi un mix dei tre generi (Matrix è del 1999).

Il fantasy al cinema prima del Signore degli Anelli era un genere per modo di dire: insomma, se vi chiedessi di dirmi il titolo di un film fantasy che sia stato girato prima del duemila, che rispondereste?

Vi aiuto con alcuni titoli: Legend (1985), Ladyhawke (1985), Conan (1982), Willow (1988), Excalibur (1981), Chi ha paura delle streghe? (1980), La Storia Infinita (1984), Edward mani di forbice (1990), Gli argonauti (1963), La Storia Fantastica (1987), Labyrinth (1986)

Se ci pensate nessuno di questi ha in sé i canoni del fantasy moderno, quello che si intende dopo la pubblicazione del Signore degli Anelli, infatti la maggior parte erano perlopiù film pensati per un pubblico giovane, adolescente o preadolescente (prova ne è il fatto che i protagonisti erano appunto dei ragazzi) e in altri casi l’elemento soprannaturale è presente in maniera piuttosto marginale.
Da questo punto di vista la trilogia del Signore degli Anelli all’inizio di questo secolo ha cambiato radicalmente il modo di vedere il genere al cinema: dopo, il fantasy al cinema, diventa un genere adulto ed epico.
Ci si potrebbe chiedere: come mai così tardi? Domanda legittima, in fondo il genere cugino del fantasy, la fantascienza, ha avuto cinematograficamente una storia diversa. Di fatto il fantasy ha avuto la sua legittimazione cinematografica quando sono accadute tre cose nello stesso momento: la tecnologia ha permesso di creare effetti speciali visivamente stupefacenti, si è avuto il coraggio di mettere su schermo il fantasy moderno per eccellenza, si è trovato l’uomo giusto per farlo,  Peter Jackson.

Certo, è facile dirlo adesso, ma quando girò il suo nome come regista dei film non furono pochi gli appassionati che storsero la bocca e che non credevano fosse la scelta giusta.
Non dimentichiamo che Peter Jackson nasce cinematograficamente dallo splatter. Il suo esordio fu fulminante, Badtaste ancora oggi è considerato un cult movie, Braindead e Meet the Feebles sono dei film totalmente folli, che niente hanno a che vedere con l’alta epicità che era necessaria per il Signore degli Anelli. Ma se si approfondisce un po’ di più la sua storia professionale si scopre che Peter Jackson girò corti fin dalla tenera età e che prestissimo si arrangiò con effetti speciali artigianali per i suoi film (e Badtaste è eccezionale da questo punto di vista), e questa sua dimestichezza con questo modo di lavorare è stata la ragione principale del successo e della longevità della trilogia del Signore degli Anelli.
Non dimentichiamo che Toy Story uscì nel 1995 ed fu il primo film realizzato completamente in Computer Grafica. Sarebbe stato naturalissimo quindi realizzare tutti gli effetti necessari per Il Signore degli Anelli in Computer Grafica. E sarebbe stato sbagliatissimo.

Le tecniche usate per la trilogia, spesso create apposta, sono ancora oggi usate nei film moderni, ed è su questo punto che possiamo individuare la principale influenza che i film hanno avuto sulla cinematografia successiva:

BIGATURES

La caratteristica principale del Signore degli Anelli è l’aver sapientemente miscelato effetti speciali in Computer Grafica ed effetti speciali “vecchia maniera”. E quando si parla di “vecchia maniera” il team di Peter Jackson ha fatto davvero le cose in grande stile, con una precisione ed una cura nel dettaglio che davvero può essere definita maniacale. Pensate che l’interno dell’armatura di Theoden ha i motivi di Rohan ricamati, per quanto essendo una cosa che non si vede nel film è stata piuttosto inutile da fare.

Il contributo più notevole è stato quello delle cosiddette “bigatures“, che è un termine coniato apposta per definire le miniature extralarge, un po’ come nei vecchi film in cui Godzilla distruggeva le città giapponesi, ma modelli più grandi e più dettagliati. Di Minas Tirith, ad esempio, sono state costruite due versioni: una in scala 1:72 ed un’altra, per le scene più ravvicinate, in scala 1:14. Per completare la città sono state costruite 1000 case e l’altezza del modellino ha raggiungo i sette metri.

Ogni volta che si vede una città assediata o una costruzione che esplode, si tratta di una bigature.
Questo sistema successivamente è stato usato in altri film, come The Dark Knight o Inception.

 

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PROSPETTIVA FORZATA

Un altro problema che è sorto nel girare Il Signore degli Anelli è stato quello di far convivere nello stesso ambiente scenico personaggi di stature molto diverse come i piccoli Hobbit con Gandalf, ma anche gli umani con i nani. Precedentemente c’era la tendenza a far interpretare personaggi al di sotto di una certa altezza a dei bambini, o peggio a dei freak, cosa che li rendeva troppo stereotipati, se non addirittura caricaturali.
Per ovviare a questo problema si è sfruttato magistralmente un trucchetto vecchio come il cinema: la prospettiva forzata. Un film, così come una fotografia o una qualunque immagine, non ha davvero la tridimensionalità: è il cervello che in genere aggiusta la percezione contestualizzando l’immagine con il paesaggio circostante ed aggiustando la prospettiva.
Per esempio, nella scena in cui Frodo e Gandalf sono seduti uno accanto all’altro nel carro, in realtà Frodo è messo un metro dietro Gandalf, è per questo che poi riprendendoli frontalmente sembrano di stature molto diverse.
Mentre la scena in cui Gandalf e Bilbo discutono a casa di Bilbo, è stata fatta con la tecnica del composing: i due attori hanno recitato separatamente in due set uguali, eccetto per il fatto che nel caso di Bilbo la scenografia era molto grande e nel caso di Gandalf molto piccola e in post produzione le due scene sono state montate assieme con il risultato che conosciamo.

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COMPUTER GRAFICA

Ma non dobbiamo pensare che Il Signore degli Anelli sia totalmente sprovvisto di Computer Grafica, a meno che non crediate che Gollum sia una persona vera che ha disperatamente bisogno di farsi un panino. Al contrario: per Il Signore degli Anelli è stato necessario creare un software di sana pianta.
Durante le riprese Peter Jackson andò dal suo braccio destro, Stephen Regelous, e gli chiese un “piccolo” favore. La faccenda deve essere andata più o meno così:

Senti Steve, mi servirebbe un software che mi crei dei personaggi in Computer Grafica personalizzabili (sai devo fare cavalli, orchi, Uruk-Hai)… ah senti, mi raccomando, deve crearmi migliaia di questi personaggi, dobbiamo fare delle folle immense…ah, un’altra cortesia: questi personaggi devono avere movimenti realistici, altrimenti mandiamo all’aria sto progetto…ah, quasi dimenticavo: fammeli abbastanza dettagliati che qualcuno deve passare vicino l’inquadratura.

Non so se sia andata esattamente così, ma immagino la faccia di Stephen mentre Peter Jackson chiedeva delle cose difficilissime. Ma visto che dietro ad ogni grande regista c’è un grande braccio destro, il buon Steven fece creare un software chiamato MASSIVE che faceva esattamente quello che chiedeva il regista, software usato ancora oggi in moltissimi altri film e telefilm (Tron Legacy, Dr. Who, Inception, Avatar, The Dark Knight ad esempio).

Ma quando parliamo di Computer Grafica e nello stesso discorso infiliamo il Signore degli Anelli non possiamo non pensare a Gollum.

Non era certo la prima volta che dei personaggi venivano creati digitalmente: c’era già stato l‘MCP di Tron, ma anche George Lucas provò ad infilare in un suo film (che non cito perché sto lavorando per rimuoverlo dalla mia memoria) un personaggio totalmente digitale; in quest’ultimo caso non andò proprio bene.

In realtà Andy Serkis si presentò all’audizione per la voce di Gollum, perché era quello che Peter Jackson stava cercando; ma quando il regista vide Serkis in azione si rese conto che la sua voce era inscindibile dalla sua capacità espressiva. Così decisero di creare Gollum usando le ultime tecniche di Motion Tracking su Andy Serkis col risultato che tutti conosciamo. Ultimamente questa tecnica è stata usata in Apes Revolution, usata magistralmente mi permetto di dire, e paradossalmente anche Cesare, la scimmia protagonista del film, è interpretata da Andy Serkis.

 

LA NUOVA ZELANDA

Sembra che la Nuova Zelanda sia esistita prima dei film del Signore degli Anelli; da quando la trilogia è uscita nelle sale c’è stato un incremento esponenziale sia nell’uso del Paese come location di vari film, sia come meta turistica. La varietà di diversi panorami e location, per la maggior parte incontaminati, rende la Nuova Zelanda la terra ideale per immortalare ampi paesaggi e per creare mondi fantastici.
L’effetto del Signore degli Anelli è stato talmente forte che parti della Nuova Zelanda ancora risentono della fama della trilogia. Ad esempio la città degli Hobbit – costruita apposta per il film – è rimasta intatta per i successivi 10 anni dalla fine delle riprese del Ritorno del Re. Ed è stata largamente usata come meta turistica; il governo neozelandese permise ai produttori di lasciare le case degli hobbit perché si integravano benissimo con il panorama
Naturalmente, vista la bellezza del territorio, il rispetto che Jackson e compagnia ebbero nei confronti del luogo fu enorme: la città di Edoras è stata costruita interamente per il film e quindi smantellata come se non ci fosse mai stata, e così è stato per la maggior parte dei set.

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PRODUZIONI SIMULTANEE

Prima dell’avvento del Signore degli Anelli pochissimi franchise venivano prodotti dall’inizio con l’idea di girare anche i sequel. E ancora meno venivano girati più film contemporaneamente. L’usanza era verificare il successo al botteghino del film ed eventualmente poi girare il sequel. Per esempio Ritorno al Futuro non prevedeva dei sequel e il To Be Continued alla fine del primo film sembra fosse stato uno scherzo.

Ed è naturale che sia così perchè se è vero che girare più film contemporaneamente comporta un risparmio sulla spesa totale di lavorazione, è anche vero che il rischio è molto alto, soprattutto con una produzione del calibro della trilogia del Signore degli Anelli. E la New Line Cinema ha il merito di aver creduto nel progetto di Peter Jackson, tanto che comprò i diritti dalla Miramax che non voleva sobbarcarsi l’0nere della produzione di un intera trilogia.
Da allora molti franchise hanno seguito questo esempio, anche se alle volte è una scusa per allungare la vita naturale del franchise stesso e monetizzare il più possibile.

 

POSSIAMO FILMARE QUALSIASI COSA

C’è stato un tempo in cui alcune storie erano considerate infilmabili. Forse a causa della presenza di creature che non esistono, o forse perchè la storia era semplicemente troppo grande o per altri motivi.

Nel 2001 il mondo si stava ancora ripendendo dai favolosi film che uscirono nel 1999, come Matrix, che ci ha mostrato la realtà da diversi punti di vista.

Per decenni Il Signore degli Anelli è stato considerato come impossibile da trasporre su schermo. Ogni cosa sembrava diametralmente opposta al mezzo visivo: la trama non era lineare, terre come Gran Burrone o Lothlòrien erano così elaborate che il solo modo di raffigurarle era ricostruirle integralmente con conseguente lievitazione dei costi di produzione.
Quando Peter Jackson e il suo team iniziarono a creare la trilogia volevano trovare qualcosa che non poteva essere fatto, e farlo. Ebbero successo. La questione non era più “se” era possibile filmare, ma “come” era possibile filmare.
Questo è il più grande merito di Peter Jackson: gli stili cambiano, la tecnologia progredisce, e persino questi film appariranno ad un certo punto datati, ma il loro valore storico è innegabile.

 

Ho anche avuto il piacere di conoscere uno degli illustrissimi ospiti della manifestazione, lo scrittore Paolo Gulisano: dopo esserci complimentati a vicenda per le magliette Nerd che indossavamo, mi ha raccontato una cosa che non sapevo, e che è estremamente interessante.

Tra il 1967 e il 1968, era in piedi un progetto che avrebbe dovuto portare al cinema il Signore degli Anelli, diretto da Stanley Kubrick ed interpretato dai Beatles (nel dettaglio: George Harrison nel ruolo di Gandalf, Paul McCartney e Ringo Starr rispettivamente nei ruoli di Frodo e Sam e John Lennon in quello di Gollum). Kubrick si mostrò scettico sul progetto (sembra che ad un certo punto disse :”chiedetelo piuttosto ad Antonioni“), e nonostante l’interessamento della United Artists alla fine non se ne fece nulla. Purtroppo.

(U.P.)

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