AUTORITA’ PORTUALE, MILAZZO: “NO ASSERVIMENTO A GIOIA TAURO, DOVE SONO I PARLAMENTARI MESSINESI?”

Il sindaco di Milazzo, Carmelo Pino , interviene sulla razionalizzazione delle Autorità portuali, fenomeno che interessa Milazzo al pari di Messina. Così riceviamo e pubblichiamo.

Sono veramente sconcertato nell’apprendere le dichiarazioni di alcuni esponenti politici con riferimento al futuro assetto da dare al sistema di gestione dei porti di Messina e di Milazzo.

Si sbandiera come una “conquista” un mero “cambio” di asservimento di una realtà economica-territoriale siciliana (Autorità Portuale di Messina e Milazzo) ad un’Autorità Portuale anziché ad un’altra. Non certo si dovevano scomodare i politici intervenuti per ricercare un cambio del genere, visto che non si va a modificare nulla rispetto alla scelta del governo. Ci troviamo insomma di fronte ad un mero passaggio di collocazione in un contenitore anziché un altro. Per questa richiesta ci poteva pensare anche un semplice comitato di quartiere.

In maniera semplicistica si individua lo scalo della città capoluogo come riferimento del crocierismo e quello di Milazzo come interfaccia dell’attività commerciale, rapportandolo con Gioia Tauro. Un ragionamento che senza giri di parole definisco approssimativo e farneticante in quanto espressione di una subalternità nei confronti dello scalo portuale calabrese che non trova alcuna motivazione, nei fatti e nei modi, e che Milazzo respinge in modo netto.

Basti solo fare riferimento alla ripartizione del fondo destinato al finanziamento degli interventi di adeguamento dei porti alimentato su base annua, fatto su indicazione del MEF, dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che per il solo 2013 ha riservato ai porti di Messina e Milazzo la cifra di 8,37312 mln rispetto a quella prevista per Gioia Tauro di 0,29815 mln, su un totale di tutti i porti italiani di 90 milioni.

Da ciò non mi stupisco dell’estremo interesse (per la prima volta) della deputazione calabrese: stiamo consegnando su un piatto d’argento la cassa ad una asfittica Autorità Portuale.

Premesso che la discussione è stata avviata senza tener conto degli altri tre Comuni facenti parte a pieno titolo del Comitato dell’Autorità portuale di Messina (oltre Milazzo, San Filippo e Pace e del Mela), ritengo che l’impostazione sia stata errata sin dall’inizio.

In questi ultimi due anni si è instaurato un rapporto chiaro e proficuo con l’Autorità portuale che ha dato i suoi frutti nella fattiva predisposizione di una progettualità interessante per il nostro porto, che, infatti, ha visto decollare opere ferme da anni, realizzare infrastrutture e studi in corso di realizzazione, per ingenti investimenti futuri a beneficio del porto e della città tutta, con l’avvio della predisposizione di un piano portuale nuovo e all’avanguardia coi tempi. Grazie all’attuale presidente e al suo team, lo scalo di Milazzo ha ottenuto l’inserimento per la prima volta di molti progetti per la realizzazione di interventi infrastrutturali già nel Piano triennale delle opere pubbliche 2013/2015 che una volta attuati renderanno più funzionale l’intero sistema portuale locale.

Con determinazione siamo riusciti a ritagliare al nostro porto un ruolo che gli spettava, complementare a quello di Messina, senza rinunciare all’ambizione di crescere come scalo turistico connaturale alla vera vocazione della nostra città.

In poche parole, un porto con una sua identità condivisa, che nessuno può mettere in discussione. Oggi invece il timore di perdere l’Autorità portuale di Messina, riconducibile alla fragilità della classe politica messinese sta portando alcuni parlamentari a ragionamenti a dir poco deliranti. Non è possibile tenere atteggiamenti di subalternità e accettare ogni cosa – persino la perdita della sede legale – pur di sbandierare poi di aver evitato l’annessione ad un’altra Autority siciliana.

Si scelga pure il suicidio ma Milazzo non seguirà questo funesto destino. Il ministro Lupi, dello stesso “monocolore”, di chi oggi si intesta questa follia, nel recepire la direttiva della comunità europea delle reti dei porti marittimi transeuropei (Tent-T) ha individuato in Italia 14 porti “Core” apportando un taglio di 10 unità ai 24 scali esistenti, aggiungendo, però, alla lista dei porti “core” il porto di Civitavecchia (non “core”) riconoscendo allo stesso la sua specificità quale porto di Roma Capitale.

Mi chiedo: dov’erano i parlamentari messinesi quando bisognava contestualmente rivendicare anche per lo Stretto di Messina una sua specificità se non altro per la posizione strategica nell’ambito dei traffici marittimi nazionali ed internazionali e soprattutto come snodo della mobilità tra le due sponde?

Se Messina ha deciso come ha già fatto in passato con la perdita della sede del Comando autonomo militare di Marisicilia di rinunciare ora anche alla sua Autorità portuale lo faccia pure; Milazzo e il suo porto non hanno nulla a che vedere con questo assetto gestionale.

Del resto il porto di Milazzo nel 2001 fu annesso a quello di Messina per giustificare l’istituzione di questa Autorità portuale. Sarà un vanto ritornare scalo di interesse regionale con tanta voglia di competitività.

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