BOLOGNA – MESSINA IN UN’ETERNITA’, E IL CONTO DELL’AUTONOLEGGIO LIEVITA: GUAI A CHI PROVA A LASCIARE L’ISOLA

Nella Sicilia che affonda, nella Messina dimenticata dagli uomini, da Dio, e dalle compagnie di trasporto statali, intraprendere un viaggio alla volta del nord Italia è una scommessa quasi come in epoca medievale. Le tariffe sono sempre più alte, sia per traghettare che per volare. I mezzi di trasporto e relativi servizi sono strutturati e programmati per percorrere in ere geologiche tratti per i quali basterebbero poche ore. E non sono le uniche insidie alle quali si va incontro. Noleggiare un’automobile, per esempio, potrebbe rivelarsi una trappola infernale.

Così, se può capitare di impiegare ben 9 ore per raggiungere la città dello Sretto, partendo in aereo da Bologna, può anche accadere di stipulare un contratto online per noleggiare un’auto all’aeroporto di Milano Malpensa e di vedere moltiplicare esponenzialmente le spese.

Per toccare con mano, è sufficiente navigare nel sito web rentalcars.com. Le offerte sembrano buone: una Renault Clio cinque porte da ritirare all’aeroporto di Milano Malpensa costa 44,82 euro per due giorni. Si procede al pagamento online ed ecco che la spesa lievita già a 73,57 euro perché ne vengono aggiunti 28,75 di assicurazione. “Rimborso della franchigia per danni”, la voce specifica riportata nella ricevuta attestante la prenotazione.

Arrivati allo scalo si scopre pure che Rentalcars non ha degli sportelli dedicati e che l’autonoleggio di riferimento è quello di Goldcar. Qui, una gentilissima signora esordisce rifilando una Opel Corsa al posto della Clio. Ci può stare. Quel che non ci può stare è che l’assicurazione – dice lei, con fare estremamente cordiale e professionale – copre solo danni fino a 1.200 euro e che, per evitare di vedersi bloccare – a garanzia di disastri di proporzioni maggiori – un paio di migliaia di euro sul conto corrente, e necessario versare un ulteriore obolo da 58,61 euro per ottenere una garanzia senza limiti di franchigia.

È una proposta che non si può rifiutare, una volta atterrati nel nulla e avendo programmato ogni spostamento in base alla consapevolezza di poter contare esclusivamente su un mezzo privato di trasporto. Attraverso la carta di credito vengono poi bloccati altri 103,28 euro per il carburante con l’impegno che verrà restituita la somma corrispondente alla parte non utilizzata. Senza trascurare il 22% di Iva. Ed ecco che altri 200 euro circa spariscono o vengono comunque immobilizzati “forse anche fino alla fine del mese”. E’ il 19 settembre.

La signora allo sportello fornisce in ogni caso un numero, 800788439, al quale telefonare entro 15 giorni dal ritiro dell’auto, per ottenere la restituzione dei 28,75 euro versati a titolo di “Rimborso della franchigia per danni”. In realtà, all’altro capo del telefono, un addetto al call center, raggiunto esattamente 6 giorni dopo, riferisce che il rimborso andava chiesto contestualmente alla stipula della nuova polizza. Insomma, uno dei due ha barato. Ci sarebbero gli estremi per una denuncia per truffa ma chi si sottoporrebbe a una causa che andrebbe avanti nei secoli dei secoli per 28,75 euro? Certo, con questa politica della formichina, che mette da parte 28,75 euro a contratto, o addirittura 58,61 come nel caso della Goldcar, viene da chiedere quanto possa maturare un’azienda in termini di extra profitto.

Grossi guai anche per chi ritorna dalla trasferta padana. Il 24 settembre (ieri), il volo Bologna – Catania delle 17,15, targato Ryanair, subisce un ritardo di un’ora e 55 minuti. Nessuno, all’interno dell’area degli imbarchi del Guglielmo Marconi, tuttavia, è capace di spiegare il perché. Dicono che Ryanair è una compagnia low cost e che non ha personale di terra. Per sapere qualcosa occorre uscire dall’area degli imbarchi e, sempre che si trovi un buon samaritano disposto a vuotare il sacco, sottoporsi nuovamente ai controlli. Un delirio.

A poco serve scoprire, una volta dentro l’apparecchio, che a generare il disservizio è stato un aeroplano rimasto bloccato nel pomeriggio, a causa di un guasto, nella pista di Fontanarossa. Il risultato immutabile è, infatti, che chi aveva programmato di tornare a Messina tramite la corriera della Sais rimane gabbato. A causa dello slittamento dell’orario di arrivo, si perdono nell’ordine il pullman delle 18,45, quello delle 19,45 e quello delle 20,45. L’ultima corsa è alle 22,45, con un salto di un’ora rispetto alle precedenti. L’aereo atterra alle 20,49, giusto il tempo per perdere di un soffio il bus delle 20,45 e consegnare i passeggeri a un’attesa ulteriore di circa due ore. Considerata la partenza intorno alle 15, per raggiungere puntualmente l’area di imbarco in aeroporto, e l’arrivo a Messina a mezzanotte, il viaggio è durato 9 ore.

Unica consolazione: proprio mentre si sta metabolizzando il furto di 28,75 euro, richiamano dalla Rentalcars. È l’addetto del call center che in precedenza aveva negato il rimborso. Dice di aver parlato con i suoi vertici e di avere ottenuto il consenso a restituire la somma. Sono solo 29 euro scarsi. Ma anche il sintomo che in questo Paese sopravvivono uomini e donne di buona volontà. Sono pochi in realtà e da soli devono sopperire a un sistema che fa acqua da tutte le parti. Acqua come quella dello Stretto che, a dispetto dei suoi pochi chilometri, fa apparire irraggiungibile il continente per chi vive nell’isola che molti vorrebbero non ci fosse. E se la Sicilia resiste, malgrado tutto, i collegamenti vengono progressivamente tagliati. Non si sa mai che a qualcuno venga voglia di uscire di casa.

Se son rose… vagheranno. (@FabioBonasera)

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