TRE ANNI DI SCORRIBANDE INIZIATI CON L’INTIMIDAZIONE DI UN BARBIERE, COSI’ NASCE IL CLAN DEL PADRINO. I NOMI

Questa mattina, in diverse località della fascia tirrenica della provincia di Messina e a Villa San Giovanni (in provincia di Reggio Calabria), i carabinieri della Compagnia di Milazzo, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Messina, su richiesta della Procura distrettuale antimafia, nei confronti di 6 indagati per associazione mafiosa, estorsione, rapina, furto in abitazione, incendio boschivo, porto e detenzione illegale di armi e munizionamento ed altri delitti aggravati dalle finalità mafiose.

I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa nata a seguito di un atto intimidatorio subito da un barbiere, ai danni del quale furono esplosi alcuni colpi di pistola che danneggiarono una saracinesca del suo negozio, nel novembre del 2011. Le indagini, iniziate proprio allora e concluse nell’ottobre 2013, condotte in sinergia dai carabinieri delle Stazioni di Rometta, San Pier Niceto, Roccavaldina, Monforte San Giorgio, Salina e del Nucleo Operativo di Milazzo, hanno permesso di disarticolare un nuovo clan emergente che tentava di prendere il controllo della fascia tirrenica a ridosso di Messina e in particolare dei territori di Rometta, Spadafora, Villafranca e Saponara. Nel tentativo di “appropriarsi” del controllo del territorio, i sodali pianificavano ed eseguivano diversi atti intimidatori, esplodendo colpi d’arma da fuoco alle saracinesche di esercizi commerciali, bruciando diverse autovetture o zone boschive, minacciando di morte, in alcuni casi, personalmente la vittima.

Il gruppo criminale non disdegnava di perpetrare talvolta anche furti in abitazione e rapine. Una rapina ai danni di una anziana donna in particolare è stata connotata da particolare violenza. In questo caso la vittima è stata imbavagliata, legata e percossa prima di essere derubata. L’organizzazione criminale, che i sodali spesso chiamano “Famiglia”, benché ancora emergente, presentava già le caratteristiche tipiche di una struttura gerarchica tipicamente mafiosa.

A capo di questo nuovo sodalizio c’era Francesco Santamaria, 43enne di Rometta, già noto alle forze dell’ordine, che gli appartenenti al clan usavano chiamare il Padrino. A Santamaria, infatti, viene riconosciuta dagli altri membri una “carismatica” autorità, mediante la quale, in più occasioni, riporta “l’ordine” mettendo fine a faide interne ed esterne al gruppo criminale. Il Padrino si comporta come tale, convocando riunioni degli appartenenti, nel corso delle quali dà ordini e disposizioni sia di natura “operativa” (attentati, danneggiamenti) sia di natura “strategica”(organizzare e pagare la difesa legale di uno dei membri arrestati).

L’autorità intimidatoria diretta ed indiretta di Santamaria è dimostrata anche dal fatto che egli pretenda e ottenga dai commercianti della zona prestazioni gratuite, sia per sé e per i suoi familiari, che per tutti i sodali. Gli altri membri della “consorteria”, tutti già noti alle forze dell’ordine: Domenico Smedile, 47 anni, di Spadafora; Sergio Mavilia, 28 anni, di Rometta ma di fatto domiciliato in Villafranca Tirrena; Tindaro Talarico, 38 anni, di Spadafora; Pasquale Corrado, 38enne di Augusta, di fatto domiciliato a Villa San Giovanni.

Tutti operavano, in linea di massima, su disposizione del Padrino, commettendo diversi reati di natura intimidatoria e predatoria, con il secondo fine di mettersi in mostra agli occhi del loro capo. Gli spari contro le saracinesche, gli incendi di autovetture e altri reati rappresentano spesso “avvertimenti” o “ripicche” per comportamenti reputati “sbagliati”, in una dinamica di acquisizione del controllo del territorio.
Nell’organizzazione esistevano anche compiti specifici. Ad esempio, Talarico si occupava di detenere e nascondere le armi da fuoco. Quest’ultimo, infatti, il 9 giugno 2012 veniva arrestato dai carabinieri poiché trovato in possesso di due pistole calibro 7,65 di cui una con matricola abrasa e diverse munizioni.

Sebbene dalle indagini non sia emerso in maniera diretta, si desume che l’organizzazione sia stata operativa anche nel settore delle estorsioni, che avrebbero rappresentato un’importante fonte di approvvigionamento economico. Benché non sia stato possibile accertare l’esistenza di un preciso collegamento con la mafia barcellonese, non mancano i contatti tra i elementi di spicco. In particolare, in un episodio sintomatico, Santamaria, per il tramite di Smedile riceve un’“imbasciata” da parte di Salvatore Foti, figlio di Carmelo Vito Foti, personalità di spicco dell’area barcellonese.

Un approfondimento meritano gli incendi boschivi divampati negli anni scorsi nel Comune di Rometta. Attraverso complesse attività di indagine è stato possibile raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico di Mavilia. Quest’ultimo, che più volte si proclamava piromane, è stato l’autore di diversi incendi boschivi di ampie dimensioni, tra i quali uno verificatosi il 17 maggio del 2008 a Umbro di Rometta, che si estese a tal punto da lambire l’abitato delle frazioni di Sant’Andrea e Sottocastello, distruggendo più di 60 ettari di macchia mediterranea.

Nell’operazione di oggi è stata arrestata anche Elvira Fassi, 21enne, di Villafranca Tirrena, fidanzata di Mavilia, a fianco del quale, ha commesso alcuni incendi e perpetrato alcuni furti. Nonostante la ragazza, sotto la guida e l’influenza di Mavilia, sia risultata essere avvezza al crimine, non è stata considerata organica al clan. Per lei sono stati disposti gli arresti domiciliari con “obbligo di braccialetto elettronico”.

L’elenco degli arrestati:
1. Francesco Santamaria, promotore del clan e noto come il Padrino, per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso in porto abusivo di armi da fuoco, danneggiamento. In carcere.
2. Domenico Smedile, associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso in porto abusivo di armi da fuoco, danneggiamento e rapina. In carcere.
3. Sergio Mavilia, associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso in porto abusivo di armi da fuoco, danneggiamento, incendio boschivo e furto in abitazione. In carcere.
4. Tindaro Talarico, associazione a delinquere di stampo mafioso, già agli arresti domiciliari per reati non connessi. In carcere.
5. Pasquale Corrado, associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso in porto abusivo di armi da fuoco, furto, già sottoposto all’obbligo di firma per reati non connessi. In carcere.
6. Elvira Fassi, incendio e furto. Agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it