Furti di gasolio all’Atm: lo scandalo sarebbe non licenziare

Silenzio stampa fino a lunedì da parte dei vertici dell’azienda di trasporti, dopo l’operazione di polizia che ha portato alla luce una organizzazione dedita a rubare gasolio dall’azienda, per rivenderlo al dettaglio. In attesa delle reazioni del Direttore generale Giovanni Foti, l’opinione più diffusa è sulla necessità di prendere seri provvedimenti non solo per dare un segnale concreto di cambiamento, ma anche per tutelare tutti i lavoratori onesti dell’azienda municipalizzata.

Purtroppo, come è evidente leggendo i moltissimi commenti che hanno accompagnato la pubblicazione degli arresti di ieri, il sistematico furto di gasolio, era una circostanza che non ha stupito. C’è chi scrive addirittura che sia una sorta di “usanza che si tramanda da generazioni”. Saranno anche luoghi comuni, ma certo l’azienda di trasporti non è mai stata emblema di efficienza del pubblico impiego cittadino.

Stupisce invece la reazione dei sindacati, o meglio la “non reazione”. Non una nota, non un comunicato stampa, di cui generalmente le redazioni sono inondate soprattutto se si parla di aziende partecipate. In questo caso, non hanno nulla da dire.

L’unica ipotesi che possiamo avanzare, è quella che investe tutti della complicità: che non è necessariamente dettata dall’aver fatto “affari” con gli 11 indagati, ma anche semplicemente aver assistito in silenzio a quello che accadeva e le cui conseguenze erano evidenti proprio all’interno dell’azienda.

E se è vero, come emerso dalle indagini, che i furti sistematici si svolgevano quando al servizio di portineria vi era uno degli indagati,”anche quando sarebbe spettato ad altri”,  è su questi altri che cade il sospetto del classico atteggiamento omertoso, di quel “mi faccio i fatti miei” che non salva l’integrità ma forse solo la fedina penale.

Del resto come non far tornare alla mente lo scandalo delle fatture gonfiate ad opera dei dirigenti, rinviati a giudizio per truffa ai danni della Regione e dell’Agenzia delle Dogane, le quali sarebbero state spinte a concedere contributi pubblici in eccesso, tramite un “ritocco” delle attestazioni sui chilometri percorsi dai mezzi Atm.

Questa operazione-pulizia non può che far bene all’azienda. Adesso, al rigore della magistratura, deve seguire il coraggio della politica. (@pal.ma)

 

 

 

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