Giovani medici messinesi preoccupati per futuro lavorativo, ma è sempre meglio che fare l’avvocato…

I giovani medici messinesi sono seriamente preoccupati per il loro futuro lavorativo: dalle modifiche per la medicina generale a quelle riguardanti la continuità assistenziale (ex guardia medica), dai grandi laboratori generali della cosiddetta “medicina condivisa” alle zone carenti, fino all’idea per le nuove leve di affiancare i medici over 65 anni in prepensionamento parziale: sono state tante e complesse le questioni al centro del dibattito tenutosi nei giorni scorsi presso l’auditorium Gaetano Martino dell’Ordine dei medici, dove l’associazione Gms Giovani Medici Sicilia ha riunito i colleghi delle nuove generazioni per un confronto a più voci sui temi attuali e scottanti.

Dopo i saluti del promotore e moderatore dell’evento, Emanuele David, componente del Collegio dei revisori dei conti dell’Ordine, Giuseppe Laccoto, componente della sesta commissione dell’Ars Servizi sociali e sanitari, ha messo in luce le battaglie del Parlamento regionale in difesa della categoria medica. A seguire il discorso di saluto del presidente dell’Ordine, Giacomo Caudo, concentratosi sul ruolo dell’ente ordinistico, assolutamente prioritario nella tutela della professione con particolare riferimento ai medici del domani, specie alla luce dei tagli regionali alla sanità e della mancanza di indicazioni precise sulle riforme da attuare sia da parte del Governo regionale sia dalle Aziende sanitarie provinciali.

Emanuele David e Giacomo Caudo
Emanuele David e Giacomo Caudo

“Sono oltre 237mila i medici censiti in Italia, 25mila quelli in formazione specialistica, 2.600 i medici di medicina generale – ha illustrato nel suo intervento Carmelo Salpietro, ordinario di Genetica e Immunologia Pediatrica del Policlinico Universitario – ma la medicina resta al primo posto come condizione occupazionale ad un anno dalla laurea con il 90% di probabilità di trovare lavoro, secondo i dati forniti da Almalaurea”. Dunque numeri consolanti rispetto ad altri gruppi disciplinari come educazione fisica (76%), ingegneria (72%), insegnamento (71%), architettura (61%), linguistico (60%), politico – sociale (59%), economico – statistico (59%), agrario (57%), letterario e scientifico (52%), chimico – farmaceutico e psicologico (46%), geo-biologico (40%) e, molto al di sotto della media anche se ambito dai giovani, quello giuridico (26%),

Un’analisi approfondita sui dottorati di ricerca quella sviluppata dall’ordinario di Farmacologia del Policlinico Edoardo Spina, introdotto da Marco Lamberti, rappresentante Ersu specializzandi e dottorandi di ricerca, che ha evidenziato in modo molto chiaro come un percorso del genere va intrapreso solo se alla base c’è un forte interesse nei confronti della ricerca medico-scientifica, altrimenti arricchisce sì il curriculum ma non si tramuta in concrete possibilità lavorative, anche perché i dottorati italiani sono ben diversi da quelli stranieri e spesso non riconosciuti.

Infine, Marcello Savasta ha moderato le relazioni dei consiglieri dell’Ordine Aurelio Lembo e Stefano Leonardi, che ricopre anche l’incarico di vicesegretario nazionale della Fimmg per il settore ex guardia medica: entrambi
hanno esposto i futuribili cambiamenti della medicina generale con il presumibile avvento del ruolo unico, che fonderebbe insieme la figura del medico di famiglia con quella dell’ex guarda medica.

@jodycolletti

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