Operazione “Grano Maturo”: sequestrati beni per 12 milioni di euro ad Antonino Magnisi

Un patrimonio da 12 milioni di euro, frutto di una vita da usuraio per l’85 enne Antonino Magnisi, coinvolto nell’operazione “grano duro” del 2005, che ha fatto luce su un vasto giro di usura praticato da operatori commerciali, imprenditori, possidenti e liberi professionisti nonché pregiudicati contigui alla locale criminalità organizzata a tassi usurai variabili dal 120% al 360%. Ieri, la Polizia di Stato ha dato esecuzione al decreto di sequestro emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Messina, su proposta del Sostituto Pocuratore della Repubblica presso la DDA di Messina, Dr. Vito Di Giorgio nei confronti di MAGNISI dei seguenti beni: undici società operanti nel settore dei lubrificanti e nel settore immobiliare; undici  immobili adibiti a magazzino e/o deposito; un immobile laboratorio deposito; due immobili – botteghe; due immobili – autorimesse; tre abitazioni rurali; trentanove abitazioni; un  lastrico solare; quattro fabbricati; diciannove appezzamenti di terreno ricadenti nel Villaggio Gesso; otto appezzamenti di terreno ricadenti in Milazzo; vari rapporti bancari.

L’indagine che portò all’operazione di polizia, è  nata dalle dichiarazioni  di numerose vittime di usura, e si è sviluppata attraverso la capillare acquisizione di documenti, significativi esiti di intercettazioni ambientali e telefoniche ed accertamenti contabili che hanno permesso di accertare una notevole e continua circolazione di titoli bancari che nascondevano la corresponsione di denaro liquido con “aggiunte”, ovvero quel tasso usuraio che veniva corrisposto a scadenza mensile.

Nel corso dell’attività condotta dai poliziotti si sono registrati vari modus operandi, uno dei quali era quello di corresponsione, da parte dell’usuraio, di denaro contante a fronte della dazione da parte dell’usurato, dal cui importo veniva già in origine decurtato quello che l’usuraio tratteneva a titolo di interesse. I titoli, risultando privi di copertura attuale, erano oggetto di continue rinegoziazioni tra beneficiari e traenti al fine di ottenerne il richiamo, il rinnovo o lo spostamento della data di incasso: ogni “spostamento” comportava un costo che costituiva l’interesse usuraio.

Dal procedimento penale instaurato, nel febbraio 2014, il Tribunale di Messina ha condannato Antonino MAGNISI alla pena di 6 anni e 8 mesi di reclusione nonché alla multa di undicimila euro per il reato di usura.

 

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