Comprano un bambino in Romania per rivenderlo a Messina, otto in manette – TUTTI i nomi


Hanno circa cinquanta anni. Sono marito e moglie. Si chiamano Lorella Conti Nibali e Calogero Conti Nibali. Sono loro secondo gli inquirenti della Procura di Messina gli acquirenti del bambino rumeno protagonista della vicenda tutta da chiarire che ieri sera ha portato all’arresto di otto persone.

Per entrare “in possesso” del bambino, la coppia di messinesi, di Castell’Umberto, era disposta a pagare 30 mila euro. E probabilmente anche di più. Un “affare” sventato dai carabinieri del Comando Provinciale di Messina che nella giornata di ieri 25 febbraio hanno notificato sei provvedimenti di fermo d’indiziato di delitto emessi dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia ad altrettanti cittadini italiani ed eseguito analoghi provvedimenti d’iniziativa nei confronti di due cittadini rumeni, ovvero madre e fratello del bambino, ai quali viene contestato il reato di riduzione in schiavitù.

I coniugi Lorella e Calogero Conti Nibali, infatti, tramite Vincenzo NIBALI, classe ’68 di Castell’Umberto (ME), si era rivolta ad un pregiudicato di Tortorici (ME), Aldo GALATI RANDO, classe ’61, affinché dietro il pagamento di un prezzo, 30.000 Euro, individuasse una famiglia disposta, a cedere loro il proprio figlio.

Il pagamento è avvenuto lo scorso 17 gennaio, al buio, in una zona impervia tra le montagne dei Nebrodi, con modalità che hanno testimoniato la sicura consapevolezza degli indagati di commettere un grave reato.

Subito dopo un quinto soggetto, Franco GALATI RANDO, classe ’69 e anch’egli di Tortorici e già noto alle Forze dell’Ordine, ha iniziato le ricerche del bambino confacente ai desideri dei committenti, dapprima nella Sicilia Occidentale in ambienti degradati e mal frequentati, appoggiandosi a pregiudicati di varie nazionalità, tuttavia sempre senza successo.

Per questo motivo Franco GALATI RANDO ha lasciato la Sicilia, recandosi dapprima in Toscana e successivamente in Romania, dove è entrato in contatto con un pregiudicato brindisino ma domiciliato in Romania, Vito CALIANNO, classe ’72, che gli ha offerto il suo aiuto per muoversi in ambienti degradati delle periferie rumene.

La ricerca è stata in questo caso fruttuosa: a Timisoara, infatti, il  CALIANNO ha individuato in breve tempo una famiglia disposta a vendere uno dei numerosi figli. L’aberrante commercio ha avuto la sua concretizzazione lo scorso 23 febbraio quando i due pregiudicati italiani, con la madre rumena del piccolo venduto come un oggetto, lo stesso minore ed uno dei suoi fratelli maggiorenni, sono partiti in auto dalla Romania alla volta della Sicilia.

Da quanto è emerso dalle indagini, la presenza della madre 36enne e del fratello 19enne, aveva lo scopo di controllare la sistemazione trovata in Italia per il piccolo, in un ultimo afflato di spirito materno, ma anche quello, molto più censurabile, di incassare quanto pattuito e che sarebbe servito per ingrandire la casa di famiglia in Romania.

L’intento criminoso è stato tuttavia sventato dai Carabinieri appena il quintetto è sbarcato al porto di Messina. Qui sono stati fermati i quattro col bambino provenienti dalla Romania, mentre i restanti protagonisti della vicenda, che attendevano la consegna a Tortorici, sono stati sottoposti allo stesso provvedimento poco dopo. Nel corso dell’esecuzione dei provvedimenti è stata rinvenuta e sottoposta a sequestro abbondante documentazione utile al prosieguo delle indagini nonché munizionamento di vario calibro illegalmente detenuto.

Secondo quanto dichiarato dagli inquirenti durante la conferenza stampa, l’indagine è tutt’altro che conclusa. Ci sono ancora da scoprire delle complicità, come quella che ha permesso alla coppia di imprenditori, economicamente benestante, genitori di un figlio disabile, di certificare la nascita di un secondo figlio nel 2008. Una “identità” che sarebbe stata assegnata al bambino “acquistato” e che per l’appunto, avrebbe dovuto avere sette anni, o un aspetto (come nel caso in questione) che potesse rispecchiare l’età del documento anagrafico. Ma cosa si nasconde dietro questo particolare? Quale medico ha certificato una falsa nascita?

Intanto su disposizione dell’Autorità Giudiziaria le due donne (la madre naturale del bambino e quella che l’avrebbe voluto acquistare) sono state condotte presso la Casa Circondariale di Catania, mentre i sei uomini presso quella di Messina Gazzi, in attesa dell’interrogatorio di garanzia.

Il minore invece è stato affidato, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Messina, ad una locale struttura assistenziale.

 

 

 

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