Botero a Palermo. La Via Crucis per la prima volta in Italia esposta al Palazzo Reale

La mostra “Via Crucis. La Pasión de Cristo” di Fernando Botero sbarca a Palermo. Dopo aver fatto tappa a New York, Medellin, Lisbona e Panama, l’esposizione dell’artista colombiano (costituita da 27 dipinti ad olio e 34 disegni) sarà ospitata nelle Sale di Duca di Montalto del Palazzo Reale e aperta al pubblico dal 21 marzo al 21 giugno 2015.

Promossa dall’Assemblea regionale siciliana, dalla Fondazione Federico II e dal Museo di Antioquia, quella di Palermo sarà l’unica tappa italiana.

L’inaugurazione ufficiale, prevista per venerdì 20 marzo alle ore 18, sarà preceduta da una conferenza stampa nella stessa mattinata alle ore 11.00.

“Ospitare  le opere del maestro Botero ed in particolare il ciclo legato al tema della Via Crucis – ha dichiarato soddisfatto il Presidente Ars Giovanni Ardizzone –  rappresenta un importante momento per la crescita e la diffusione della cultura in Sicilia.

La nostra Isola, da sempre crocevia di mondi e tradizioni apparentemente inconciliabili, è luogo millenario di sinergie culturali tra popoli e paesi mediterranei e adesso, nel caso della mostra di Botero, tra la Colombia e l’Italia.

Fernando Botero rappresenta oggi una delle massime espressioni dell’arte contemporanea mondiale- ha concluso il deputato messinese  –  le sue opere testimoniano una continua e profonda riflessione sul mondo, dove gli eventi hanno come fulcro narrativo l’uomo con le sue azioni, ridimensionando il ruolo del potere, spesso rappresentato come esempio di goffa quanto futile manifestazione dell’egoismo umano”.

La Via Crucis, o “via della croce”, è un rito che propone una riflessione sul percorso doloroso di Gesù Cristo che si avvia alla crocifissione sul Golgota. Durante la Settimana Santa i cristiani pregano di fronte a quattordici immagini, dette “Stazioni” della passione di Cristo. Le opere di Fernando Botero raccolte per l’esposizione “VIA CRUCIS la pasión de Cristo” rappresentano una svolta nella carriera dell’artista, senza per questo mettere in ombra il tratto originale e peculiare del linguaggio che lo ha reso famoso. Come spiega il critico d’arte Conrado Uribe, per la prima volta, nelle opere dell’artista fa incursione il dramma, ed è per questa ragione che il suo lavoro può essere considerato come un nuovo corso. Qui la continuità del vecchio si accompagna alle trasformazioni che arricchiscono e potenziano le opere e la loro interpretazione. Mutamenti importanti, senza dubbio, nella carriera dell’artista.

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