Atto Unico: Campolo legge Calvino nei sogni di una “Messina invisibile”

Penultimo appuntamento quello di ieri per il cartellone Atto Unico, diretto da Auretta Sterrantino, che ha visto mettere in scena, presso l’ex Chiesa Santa Maria Alemanna, “Città invisibile” di e con Angelo Campolo, recitato anche da Luca Fiorino, con le musiche eseguite dal vivo di Alida De Marco e Giuseppe Mangano, per una produzione della compagnia Daf.

Un omaggio a Italo Calvino, in occasione dei 30 anni dalla sua scomparsa, attraverso una pièce ispirata ad un testo del 1972, Le città invisibili. Appare una scena del crimine, una sala investigativa il palcoscenico calcato da due uomini, attori-narratori, attivi e passivi dei loro sogni e desideri, un sognatore e un uomo violento che visitano le città immaginarie alla ricerca di una donna ideale, nuda, umida, illuminata debolmente, con lo sguardo rivolto verso il mare. Da scena ibrida, quasi asettica, di confine, come sembra essere la Despina di Calvino, i due, Campolo e Fiorino, cavalcano desideri e paure, l’inganno dei loro sensi, la consapevolezza dei propri limiti.

L’esigenza di lasciare una traccia, di segnare il proprio passo, di lasciare un solco, trovano una spiegazione nell’incalzarsi di passato e futuro, ribaltando le dinamiche temporali e conducendo lo spettatore, con prudenza, alla ricerca di se stesso. Ed è così che nascono i quattro livelli della città dei rapporti, città che, sulla falsa riga de le città e gli scambi di Calvino, mostrano le insidie reali che tutti viviamo: parentela, autorità, favoritismi, clientelismo, nepotismo, i rami intricati di relazioni che segnano la diffidenza, l’omertà e il sospetto nei confronti degli altri. Sono città in espansione, invadono il mondo con la loro spazzatura, montagne di rifiuti che diventano il simbolo dello scarto umano. Sono città vuote, pronte ad essere riempite dagli insoddisfatti, i poveri, i potenziali lavoratori. Sono le città raccontate da un altro passato, con altri legami, altri luoghi che non esistono più, riprendendo aspetti molto simili alla Maurilia di Calvino.

“I futuri non realizzati sono solo rami del passato: rami secchi. L’altrove è uno specchio in negativo. Il viaggiatore riconosce il poco che è suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà”. Un mondo ribaltato che, nel sogno, si confonde perfettamente con la realtà e racconta l’incresciosa manchevolezza dell’esistere umano, in un viaggio che da scoperta assume i contorni di riscoperta.

Una donna, la forma invisibile, l’ideale, è il fil rouge di un racconto che ha il suo fulcro nella musica, in quel suono che è vivo ricordo della nascita del mondo, armonia che tiene insieme il mare, la luna, il cielo e i fiori, i più semplici elementi della realtà a cui la ricerca trova la sua soluzione. In quella donna c’è Messina, la città invisibile nei suoi lineamenti complessi, assurdi e contraddittori, ma che non smette di sperare che il sogno prenda vita, senza perdere vista la leggerezza e l’ironia, qualità ben mostrate da Campolo e Fiorino.

“Questo spettacolo è ancora in costruzione – dichiara Angelo Campolo – e non è facile portare la scrittura complessa di Calvino a teatro. Nasce certamente, però, dall’esigenza di e portare il teatro alla città e le città al teatro, una tematica a me molto cara. Messina è spesso presente nel mio lavoro e cerco sempre, per quello che posso, di promuovere al di là dello stretto ciò che avviene nella nostra città. Il pubblico messinese con cui mi sono confrontato in questi anni è cambiato. Ad amici e parenti che mi seguivano all’inizio si sono aggiunte tante altre persone che raggiungono il mio lavoro attraverso internet, la televisione o i laboratori. Questo da un lato mi trasmette gioia, dall’altro lato mi carica di responsabilità, devo ammetterlo, perché qui, più che altrove, attendo con ansia pareri e responsi. A Messina poi c’è un enorme gruppo di artisti, questo per me è fantastico. Grandi professionisti, tutti con formazione, poetiche ed esperienze assai diverse, ma, proprio per questo, tutti assai interessanti da seguire”.

Per Luca Fiorino “Le città invisibili di Calvino è un magnifico esemplare di sperimentazione linguistica e nella sua doppiezza, nella sua imprevedibilità riesce a lasciare al lettore – e speriamo anche al nostro pubblico- un senso che direi di autentica potenzialità, un’epifania di immagini che nel loro mistero e nella loro possibilità di esistere (e quindi di essere reali e realizzabili) si palesano rivelatrici rispetto al nostro vivere. Per me Calvino ha una qualità davvero rara, la maestria di rapire il lettore sin dalle prime pagine e di farlo riemergere a fine lettura con un senso di smarrimento e illuminazione insieme tipico dell’ipnosi. Sicuramente Calvino è tra gli autori più ipnotici che io conosca”.

Domenica 22 Marzo si concluderà la stagione teatrale di “Atto Unico” con “Adolphe. The importance of being…”, prodotto da QA, con la regia e l’adattamento drammaturgico di Auretta Sterrantino, al Teatro Annibale Maria di Francia, alle ore 18 e in replica alle ore 21.

(Clarissa Comunale)

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