Comitato 29 dicembre denuncia: “quella di Melania e Cristiano è una storia di ingiustizia sociale”

Di seguito si riporta la testimonianza di un membro del nostro comitato cittadino, ai cui danni riteniamo sia stato perpetrato un comportamento inidoneo ad una realtà civile, quale si fregia di essere la nostra”, commenta la presidente del gruppo 29 dicembre, dottoressa Patrizia Midiri.

Abbiamo deciso di denunciare l’accaduto perché Melania è solo una delle persone vittime di questo genere di ingiustizia sociale. Ed è precipuo dovere di ciascuno di noi dar voce alle istanze di chi si ritrovi al cospetto di un muro di gomma allorquando necessita di un servizio pubblico essenziale e questo non gli viene riservato nonostante sia suo diritto”, continua.

Raggiunta telefonicamente, la protagonista di questa spiacevole vicenda, ha raccontato con un nodo in gola che talvolta ne strozzava un po’ la voce., quanto avvenuto. “Nel mese di febbraio chiedo che tipo di documentazione presentare per usufruire del trasporto che porti mio figlio presso il centro riabilitativo per effettuare terapia logopedica, fisioterapica e psicologica”, così esordisce Melania Caratozzolo. Madre adottiva di un adolescente portatore di handicap, da poco residente a Messina e, da ancor meno tempo, conscia di essere affetta da un grave male, si rivolge agli uffici comunali competenti per sapere quali siano i servizi offerti dall’Ente ai diversamente abili. “Il quadro rappresentato e’ raccapricciante”, racconta. “Preparo il documento richiesto per usufruire del trasporto ma mi sento rispondere dalla funzionaria deputata, dottoressa Di Pietro, che non andava bene, poiché bisognava precisare giorni e orari della terapia. Impossibile inoltrare la pratica senza questi requisiti. Eppure è noto che spessissimo gli orari cambiano sono le cooperative a raccordarsi con i centri.

Facciamo finta di niente: supplico il centro di fornirmi cortesemente un piano dei giorni e degli orari da poter presentare in Comune”. Spetta dunque alla dott.ssa Bertuccio, del centro di riabilitazione -che nel frattempo vede e comprende la situazione fisica nella quale versa- far ottenere la documentazione necessaria alla richiedente. “E si fa in quattro per consegnarmi tutto in modo iperdettagliato”, commenta Melania che, però, soltanto ieri riesce a mandare la documentazione a chi di dovere, tramite un’amica che si offre di accompagnare a consegnare le pratiche il figlio Cristiano, la cui presenza è fondamentale ai fini della firma sui moduli della richiesta. “Io non sto ancora bene e non posso uscire. Se mi ammalo salto la chemio e se salto la chemio il tumore avanza”, prosegue la Caratozzolo.

Mi chiama la mia amica e mi comunica che dott.sa Licandro”, la prima delle interlocutrici con le quali aveva avuto modo di confrontarsi, “le dice che non c’ e’ alcuna possibilità per adesso di usufruire del trasporto. Me la passa al telefono e lei mi conferma che Cristiano e’ quindicesimo in graduatoria e che non c’è’ nessuna apertura per questi quindici. Le spiego che sto male e che il padre di mio figlio lavora fuori. Ne abbiamo veramente bisogno”, continua a raccontare, spiazzata da una burocrazia lenta, farraginosa e inumana con la quale ancora una volta si ritrova a dover fare i conti. Ma a Roma, dove viveva con la famiglia fino a poco tempo fa, Melania non aveva dovuto gincanare tra tali impicci senza neppure trovare una soluzione: allora non era ancora affetta dalla patologia che le hanno recentemente diagnosticato e del ragazzo si è sempre occupata senza richiedere interventi terzi. “Non avrei dovuto risponderle e invece, con la voce strozzata in gola, le ho urlato che a mio figlio ho sempre provveduto io: ad accompagnarlo, a prenderlo sia alle terapie che a scuola che alle attività e che il cancro mi è venuto adesso e non prima, quindi era impossibile per me pensare prima a farlo rientrare in una graduatoria”. Una parete ostile e cruda è quella in cui si trova a sbattere contro Melania, una messinese che seppure per un lungo periodo della propria vita fosse andata via dalla città natia, dal giugno scorso è tornata, al termine del percorso scolastico del figlio. “Nulla lasciava presagire che di lì a poco mi sarei ammalata”, commenta commossa quasi fosse una responsabilità. All’inizio di quest’anno, Melania scopre di essere affetta da un carcinoma al seno che la obbliga a terapie scadenzate e limita la sua facoltà di occuparsi in toto delle esigenze del ventiduenne: un lucido, intelligente e capace adolescente, Cristiano, affetto da disabilità psichica e motoria a cui il pubblico non ritiene di poter offrire un servizio essenziale perché “non rientra tra i quindici in graduatoria”; colpa di una madre che non ha provveduto per tempo ad iscriverlo nelle liste, pensando di poter continuare a prendersi cura autonomamente di lui, e che non ha ponderato che un giorno avrebbe potuto ammalarsi di tumore. Toh!

 

@EleonoraUrzì

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