Il bello dell’anima: Newton, Caminiti, D’avenia al Monte di Pietà di Messina. Buone le intenzioni, ma…

Nobili intenti quelli della mostra in chiusura al Monte di Pietà.  Respinto dalla qualità non eccelsa della locandina, ho fatto visita solo oggi all’esposizione, curioso di vedere gli esiti del confronto tra questi tre diversissimi artisti. Bella la pittura di D’Avenia, maestro pluriaffermato, dalla grande tecnica e dal grande rimpianto caravaggesco. La sua arte è veramente elegante e carnosa come le belle donne. Tuttavia, anche le belle donne, alla lunga, possono risultare superficiali.

Michele D’Avenia è un pittore a mettere, e c’è molta cura, molto lavoro, molta attenzione nei suoi quadri. Il tondo della Traboccante Pienezza (2007) mi è parsa l’opera migliore della sua mostra, quella più femmina e dolcemente straripante. La visione dei suoi quadri è inebriante e stordente come un pranzo troppo lauto, come un vino molto dolce. Il bello c’è e anche l’anima se la cava.  Diversamente, nella sala di sinistra il tema non funziona brillantemente con D’Avenia. Anzi.  Alex Caminiti, anch’egli artista affermato e molto presente all’estero, non riesce a emozionarmi. Le sue “Collisioni” ricordano le portiere metallizzate di certe Bmw, Fontana ne andrebbe fiero, mentre i suoi dipinti ricordano Vedova, ma non feriscono allo stesso modo.

helmutLe foto di Helmut Newton sono arcinote e naturalmente fantastiche, sovrastano senza dialogo la qualità della sala.  Tuttavia, credo che si sia un errore grammaticale nella segnalazione del prestito. Le foto, segnate come originali e firmate dallo stesso fotografo tedesco provengono dalla gallery Unicorn della città di Los Angels. Ora, tutti sanno che non esiste nessuna città con questo nome, piuttosto, esiste una città che si chiama Los Angeles dove, naturalmente, non aprirebbe mai alcuna galleria con un nome sbagliato.

 

Googlando Unicorn gallery non se ne ricava nulla, particolare assai strano per una città a 300 miglia dalla Silicon Valley. Inoltre, la fondazione Helmut Newton non riporta la presenza del fotografo in mostra: l’ultima esposizione italiana di Newton risale al 2013, nella cornice del Palazzo delle Esposizioni di Roma. Qui i due errori grammaticali fanno storcere il naso, e l’operazione sa un poco di leggerezza, o peggio.  Sono sicuro che nessuno scomoderebbe una galleria di Los Angeles per una decina di foto di Helmut Newton, se non fosse sicuro di avere a che fare con una vera galleria e con delle opere autografe di questo gigante dell’obiettivo.  D’altra parte, nessuno, neanche il borghese arricchito più cafone del mondo cadrebbe nel tranello di una mostra di buoni artisti che con la scusa dell’arte pensasse ad altro.  (Mosè Previti, www.llaleru.it)

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