Spending review siciliana: tagli e risparmi in finanziaria ma non per gli amici del Presidente. Crocetta e i dirigenti delle partecipate

Austerity, sobrietà, tagli agli sprechi e spending review. Non si sente parlar d’altro da anni ormai. I paladini della revisione dei costi di politica e pubblica amministrazione sono tanti e quasi tutti in prima linea: dal “ce lo chiede l’Europa” alla solidarietà ai poveri cittadini martoriati da tasse, disoccupazione e disagi, la moda dell’inneggiare all’abbassamento di stipendi stellari pagati rigorosamente attingendo dal fondo dei contribuenti e “spendi e spandi” di denaro pubblico fu lanciata da Monti ma, da allora, piacque a molti. In Sicilia, regione notoriamente sprecona (dati alla mano), storica medaglia d’oro alle Olimpiadi nella specialità “come buttare dalla finestra il denaro dei cittadini”, è il Governatore a fare della battaglia sopradetta una delle proprie mission primarie…a parole.

Le stesse parole che Rosario Crocetta usa chiedendo di prevedere nella prossima legge finanziaria, una serie di colpi di forbice alle tante voci presenti nell’atto finanziario. Sarebbe da ridere, se non fosse da piangere, scoprire che anche stavolta c’è l’inganno e non è neppure ben celato. Come riportato nei giorni scorsi dal giornale on line LiveSicilia, nel Piano di Riordino delle società partecipate, verrebbe modificato l’aspetto relativo il limite massimo previsto per gli stipendi dei dirigenti che, ad oggi, è fissato a 50 mila euro. Stando a quanto riportato, la somma potrà essere triplicata (e oltre), arrivando fino a 160 mila euro. E la cosa ancora più da ridere, se non fosse da piangere, è che a trarne un vantaggio, sarebbero, casualmente, dirigenti molto vicini all’ospite di Palazzo D’Orleans.

Il Piano, nel quale è inserita una disposizione che autorizza l’attribuzione del ruolo di amministratore delle società a soggetti esterni, prevede che le società siano distinte in due fasce, sulla base dei parametri del valore della produzione e del numero dei dipendenti. Nel primo caso, lo scettro del direttore generale sarà destinato all’ amministratore unico che accentrerà entrambe le competenze nelle proprie mani e, il cui compenso annuale verrà stabilito sulla base della somma di “alcune voci del Contratto collettivo dei dirigenti regionali”, come chiarisce LS che prosegue, citando uno dei casi specifici, quello dell’ex pm Antonino Ingroia. Questi, infatti, è alla guida della società Sicilia e-servizi, nota per essere stata etichettata come fucina di “sprechi e clientele”, per anni, “fino ai giorni nostri, quando la Procura della Corte dei conti ha deciso anche di “rinviare a giudizio” lo stesso Crocetta e Ingroia per le spese legate alle assunzioni degli ex dipendenti del socio privato nell’azienda dell’informatica, oggi completamente pubblica”. All’avvocato, fondatore di “Rivoluzione Civile” (partito nato e morto nel tempo di un battito di ciglia), spetterebbero circa 88 mila euro (lordi) a cui “si aggiungerà la retribuzione di posizione che oscillerà tra i 31 e i 53 mila euro annui lordi. A questa, poi, va sommata anche la retribuzione di risultato, che non potrà superare il 30% dell’indennità di posizione (in pratica, tra i 9 e i 15 mila euro lordi). Insomma, il nuovo tetto per questi amministratori oscillerà tra i 130 e i 156 mila euro lordi annui. In pratica, lo stipendio di un dirigente generale della Regione (quasi sempre, però, un dipendente di ruolo della Regione). Senza contare il “trattamento di missione” equiparato a quello dei dirigenti generali”.

Ma Ingroia non è l’unico “fedelissimo” di Crocetta a beneficiare di questa deroga. Stesso trattamento spetterebbe anche al numero uno di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo: un passato da soprintendente del teatro Bellini di Catania e “in passato assai vicino a Raffaele Lombardo, governatore poi condannato in primo grado per mafia. Fiumefreddo per qualche ora fu anche il nuovo assessore ai Beni culturali nel contesto del “Crocetta bis”. Una designazione naufragata tra accuse e sospetti”, ricorda nel suo articolo Accursio Sabella che precisa come queste due società siano le uniche ad essere considerate, nel piano di riordino, come “indispensabili”. Nel caso di altre partecipate invece, il Governo si riserverebbe di tempo per valutare il da farsi.

Ci sono ancora le aziende cosiddette di fascia due: per gli amministratori di queste sarà prevista la stessa indennità degli altri, “abbattuta del 30%”. In buona sostanza, i “mal capitati” dovranno accontentarsi di un massimo oscillante tra i 90 e i 100 mila annui. A beneficiare di questo trattamento, oltre i due dirigenti sopramenzionati, salvo cambi di programma, secondo l’articolo, sarebbero anche Dario Lo Bosco, Carmelina Volpe, Rosario Basile, Emanuele Zappia, Roberto D’Agostino, Giuseppe Di Stefano e Gaetano Montalbano. Una netta inversione di rotta per Crocetta che, dopo il suo insediamento, ebbe a ritenere “troppi” anche i 50 mila euro.

Il tutto avviene mentre il governo prevede tagli massicci e prepensionamenti, sottoposti all’attenzione dei sindacati.

Ma si sa, solo gli sciocchi non cambiano idea e, dalla campagna elettorale in cui l’allora ex sindaco di Gela si presentava al popolo siciliano come l’incarnazione di una rivoluzione necessaria, ad oggi, di idee, il Governatore, ne ha cambiate proprio tante e tante volte, tra l’altro. Questa di accentrare nelle mani di una sola persona, strapagata e scelta dalla politica, la gestione di aziende a partecipazione pubblica, è solo l’ultima in ordine di apparizione. Una mossa un po’ vintage, volendo.

Nessuna meraviglia dunque che, alla vigilia della discussione all’Ars sul nuovo piano economico, da una parte si continuino a propugnare ulteriori tagli e risparmi, e dall’altra si tutelino gli interessi degli amici e vicini, gratificandone l’impegno dirigenziale. E’ la solita moda di “lacrime e sangue” … ma solo per alcuni, ovviamente!

@eleonoraurzì

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