Rimborso viaggi di 6 euro al giorno, “alla scordata” il consigliere dei Dr Carreri attacca la collega Lucy Fenech. La consigliera aveva pubblicamente denunciato la gettonopoli al Comune di Messina

di Michele Schinella – L’ultimo rimborso chiesto e ottenuto risale al giugno del 2014: 120 euro al mese, 6 euro ogni giorno feriale per le spese di viaggio sostenute per raggiungere da Rometta (dov’è residente) Palazzo Zanca (dove dal maggio del 2013 esercita il mandato di consigliere comunale); e per fare il viaggio inverso.

Il 27 maggio del 2015, un anno dopo l’ultimo rimborso, Lucy Fenech consigliera di Cambiamo Messina dal Basso finisce nel mirino del collega Nino Carreri.

L’esponente del Partito dei Democratici Riformisti, pur non facendo il suo nome e cognome, in un’interrogazione al sindaco Renato Accorinti semina dubbi sulla legittimità dei rimborsi: in tutto mille e 500 euro per 12 mesi, liquidate con determina dirigenziale che attesta la verifica delle condizioni dettate dalla legge regionale, identica sul punto a quella nazionale. “Agli amministratori che risiedono fuori del comune ove ha sede il rispettivo ente, spetta il rimborso per le sole spese di viaggio effettivamente sostenute”, stabilisce la norma.

Da Rometta, Lucy Fenech si è mossa alla volta di Messina con l’auto privata invece che con i mezzi pubblici. “C’è stata l’autorizzazione del presidente del Consiglio a usare l’auto? La Fenech poteva raggiungere Messina con i mezzi pubblici? Sarebbe stato meno dispendioso (dei 6 euro al giorno, ndr)?”.

Queste, in sostanza, le domande del consigliere che di viaggi se ne intende.

DI PROFESSIONE MACCHINISTA E… POLITICO

Di professione è infatti macchinista, dipendente delle Ferrovie dello Stato.

Al secondo mandato, da quando è stato eletto (giugno 2009) Carreri, come quasi tutti i colleghi, raramente si perde un giorno di lavori a Palazzo Zanca: ciò  gli consente totalizzare circa 2mila euro al mese di gettoni di presenza e di guadagnarsi i permessi retribuiti.

Da 7 anni così incassa anche lo stipendio dalla Ferrovie dello Stato come se lavorasse tutti i giorni: 2mila euro lordi di media al mese che, però, alla fine paga, secondo il meccanismo degli oneri riflessi, il Comune di Messina.

In precedenza, dal 1998 al 2009, da consigliere di Quartiere ha sistematicamente fruito di permessi dal lavoro retribuiti.  “Qualche volta al lavoro ci vado perché se no mi scadrebbero le abilitazioni”, puntualizza Carreri.

Anche Lucy Fenech totalizza più o meno la stessa cifra a titolo di gettoni di presenza, ma non ha lavoro dipendente da cui può assentarsi e venire tuttavia pagata.

Nino Carreri mosso –  come sostiene nell’interrogazione – “dal preminente  scopo di scongiurare  eventuali danni economici per il Comune”, in questi 7 anni avrebbe potuto liberare il Comune dal peso di 2mila euro di media al mese ponendosi in aspettativa non retribuita.

STRANE COINCIDENZE … E RITORSIONI 

Lucy Fenech
Lucy Fenech

Tuttavia, che l’interrogazione (tardiva) di Carreri abbia un movente diverso da quello di tutela delle casse del Comune è un’ipotesi che con dietrologia ha poco da spartire.

Nell’interrogazione, infatti, lo stesso esponente politico si “tradisce”: “La discussione sui costi della politica, alimentata  anche dalla crescente onda demagogica dell’antipolitica che sta attraversando l’intero paese, è giunta all’apice con la presentazione di una proposta di delibera che, per stessa ammissione della presentatrice, era stata concepita come un come atto di moralizzazione del civico consesso”, scrive Carreri.

La Fenech, neofita della politica, sconcertata nel vedere colleghi che firmavano la presenza della seduta in prima convocazione (mai tenuta) e poi non si vedevano per tutta la giornata, propose a settembre del 2013 la modifica del regolamento in modo che gettoni e permessi scattassero solo in caso di effettiva partecipazione. Apriti cielo. I colleghi reagirono a muso duro. E non se ne fece nulla.

Successivamente, nel periodo compreso tra l’ultimo rimborso per spese di viaggio domandato e l’interrogazione di Nino Carreri, Lucy Fenech ha pubblicamente denunciato la “gettonopoli” al Comune di Messina (vedi intervista rilasciata al corriere.it).Un malcostume – secondo la consigliera – continuato anche dopo la visita della Digos a Palazzo Zanca.

L’interrogazione non ha il sapore della ritorsione? “Non credo”, risponde Carreri. “Certo la collega su una testata nazionale poteva evitare di fare certe accuse”

Lucy Fenech, commenta: “La sortita del collega è diffamazione allo stato puro”.

PRIVILEGI SICILIANI

La proposta della consigliera mirava a mettere un argine a ciò che la legge regionale consente di fare (vedi servizio su corriere.it).

Ai consiglieri comunali delle città della Sicilia, infatti, per garantirsi lo stipendio mensile senza lavorare neppure un minuto e per raggranellarle un altro fatto di gettoni di presenza è sufficiente apporre il nome e cognome. È la legge a consentirlo. Nel resto d’Italia, infatti, i permessi retribuiti per esercitare il mandato di consigliere comunale sono concessi «per il tempo strettamente necessario per la partecipazione a ciascuna seduta dei rispettivi consigli». In Sicilia, invece, regione a Statuto speciale, una legge regionale, refrattaria a quella nazionale, prevede che «i consiglieri hanno diritto di assentarsi dal servizio per l’intera giornata in cui sono convocati i rispettivi consigli». Nella penisola per legge è essenziale «partecipare», in Sicilia è sufficiente «convocare» e «firmare». Il governatore Crocetta ha proposto di modificare la legge per adeguarla a quella nazionale. Nulla da fare. Uno schieramento bipartisan l’ha impedito. Nella battaglia si è distinto il deputato regionale Beppe Picciolo, leader della formazione di cui fa parte Nino Carreri (ecco l’intervista al corriere.it) (www.micheleschinella.it)

 

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