L’Europa che divide: 60° anniversario della conferenza di Messina tra celebrazioni e proteste

“La Sicilia ha bisogno dell’Europa e l’Europa ha bisogno della Sicilia”, queste le parole che Pierfrancesco Diliberto metteva in bocca all’ onorevole Salvo Lima, scimmiottandolo, nella sua opera prima cinematografica.

Ma la Sicilia ha bisogno dell’Europa? No, almeno secondo quanti in questi giorni dedicati ai festeggiamenti del 60° anniversario della Conferenza di Messina, scalpitano e protestano fuori da Palazzo (Zanca) e a mezzo social, contro le celebrazioni dedicate a questo evento storico.

Correva l’anno 1955 e nei primi due giorni di giugno, si riunivano nel Salone delle Bandiere i rappresentanti dei sei Stati fondatori della CECA. In quell’occasione venivano stabiliti i contenuti di quell’accordo che verrà poi siglato a Roma, come ha ricordato il primo cittadino, durante il suo discorso di apertura della tre giorni commemorativa, parlando dal pulpito di quello stesso salone.

E mentre Renato Accorinti in tricolore sciorinava i capisaldi dell’Europa dei popoli e delle culture, riferendosi ai padri costituenti e agli idealisti europei, fuori dalle mura del Municipio, gli “ex amici” del sindaco, inveivano contro l’Europa delle banche, quella dell’austerità e i suoi fondatori, a partire dal messinese il cui monumento capeggia proprio davanti il Comune. Gaetano Martino: un pioniere che sapeva guardare oltre puntando ad una grande patria senza frontiere e disuguaglianze o un massone al soldo delle potenze transatlantiche, del capitalismo globale e dei poteri occulti che, come burattinai, fanno e disfano i destini delle Nazioni?

Punti di vista diversi, antitetici e che si scontrano in quel corridoio d’asfalto che è antistante Palazzo Zanca e che, come una striscia di Gaza, funge da linea di confine tra “gli uni” e “gli altri”: attivisti del collettivo Pinelli, compagni di Rifondazione e del Partito comunista, La Deriva e l’Unione Inquilini, tutti fuori a protestare contro.

Ma contro cosa? Non soltanto contro un’Europa che non piace (e i dati non solo nazionali ma europei delle recenti tornate elettorali internazionali lo evidenziano palesemente) ma soprattutto contro un uso di denaro pubblico impiegato per festeggiarla.

Cinquantamila sarebbero gli euro spesi dall’Amministrazione per rifare il trucco a Palazzo Zanca, in vista delle visite previste: da Pierferdinando Casini a Pietro Grasso, passando per altri nomi italiani ed esteri che si stanno alternando come relatori in conferenze e forum organizzati per l’occasione. Una sfilata sul red carpet che, già al tempo della prima visita del Presidente Crocetta, era costato cara al Comune. Denaro che, certamente, l’Unione Inquilini, avrebbe preferito venisse impiegato per l’emergenza abitativa e che parte dei messinesi avrebbe visto meglio impiegato nel riempimento di buche e in bitumazione di strade sfasciate. Ma è innegabile che se, al contrario, non fossero state previste le cosiddette “pulizie di primavera” alla sede del potere istituzionale messinese, non sarebbero mancate le polemiche da parte di una bella fetta della politica locale, spesso offesa e schernita per le maniere un po’ naif dell’amministratore in t-shirt e di certa cittadinanza frequentemente indignata dalla mancata osservanza del dress code del professore. Insomma “Al mondo non c’è mai qualcosa che gli va e pietre prenderai senza pietà!
”, come cantava Antoine.

Comunque, si sà, non c’è evento istituzionale altisonante che non sia accompagnato da contestazioni e proteste di outsiders e insoddisfatti: certo è che guardando le porte del Municipio (ragionevolmente) chiuse davanti ai manifestanti (l’ordine pubblico prima di tutto) e ascoltando le parole del sindaco pronunciate durante la prima giornata di festeggiamenti al cospetto di una sala gremita, appaiono lontani i giorni in cui Accorinti era dalla parte dei contestatori contro le sorde politiche dei palazzi dai cancelli sbarrati.

(@eleonoraurzi)

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