Forte teatro festival: Cesar Brìe cattura il pubblico del San Jachiddu con l’antieroe Cicco Mendez

Ciccio Mendez,un uomo di 120 chili e la sua passione condivisa per il cibo e per Samantha Mariana, la donna inarrivabile che desidera a tutti i costi e che non riesce ad avere a causa della sua stazza fisica. Sullo sfondo il jazz e sul palco un immenso Cesar Brie.

Il quinto appuntamento con il Forte teatro festival è con uno dei più grandi artisti del teatro argentino e non, in scena al parco ecologico San Jachiddu con “120 chili di jazz“. Una storia fatta di brio, cultura locale  (condita dai riferimenti tratti dalla scena politica messinese, mood del festival) ed un pizzico di malinconia, magistralmente interpretata dal più che navigato Cesar Brie, il quale meriterebbe una cornice di pubblico ben più ampia ma paga lo scotto di Ascanio Celestini ed il suo spettacolo, di punta ma destinato a spaccare il pubblico in tema di gradimento. Un plot abbastanza classico: l’antieroe Ciccio Mendez per conquistare la sua amata, obiettivo arduo, affronta una serie di peripezie che lo conducono ad intrufolarsi ad una festa nel castello del padre di Samantha, del cesar briequale deve riuscire a strappare il consenso grazie alle sue abilità da finto contrabbassista, mascherate da una grande capacità vocale. Una divertente serie di intoppi, la tragicomica figura di questo pachidermico uomo che alla fine rinuncerà alla conquista della donna che ha sempre amato in segreto per amore del cibo, il cortese coinvolgimento del pubblico, mai così disposto a farsi partecipe di uno spettacolo per il quale è spettatore pagante. Ma l’arte in questo spettacolo non è solo tragicomicità: l’attore infatti trova anche il tempo di ricordare i campesinos boliviani, massacrati per aver osannato il proprio diritto all’appartenenza territoriale. Una frecciata a quella borghesia razzista della quale fa parte anche Samantha che in fondo perderà banalmente la sfida con il frigorifero nella lotta alle preferenze di Ciccio. E’ lo stile di Cesar Briè, un uomo a metà fra la risata e la malinconia, capace di padroneggiare la scena dilatando, letteralmente parlando, lo spazio della narrazione con il movimento del corpo e quello dell’immaginazione con le sue parole.

Una ricetta vincente fatta anche di stereotipi sudamericani resa ancor più viva dalla grande presenza scenica di Cesar Brìe: sotto di lui, il suo movimento, la sua espressività,  il suo talento, il palco si fa davvero piccolo. Centoventi chili, e più, di sano divertimento e sublime interpretazione.

Prossimo spettacolo “Due” di Giovanni Maria Currò, con Giovanni Maria Currò e Mauro Failla, per la regia di Roberto Bonaventura, in scena già lunedì. @RobertoFazio

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