Il canone Rai in bolletta: il Governo “è papa e papìa”

di Salvatore Vernaci – L’art. 53 della Costituzione recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Che cosa s’intende?.. Che nel caso de quo ci vorrebbe la “progressività” del canone, legandolo, magari, all’ISEE o al tipo di abitazione, ed applicando un’esenzione per le fasce più basse.

La tassa non sarà più legata al possesso del televisore, come stabiliva la legge istitutiva, ma al contatore della luce elettrica.

Ed in caso di morosità della bolletta, cosa succede? È un errore considerare che chi è titolare di un contratto elettrico possieda anche una tv e viceversa.

Ed i contatori dei condominii che riguardano le luci delle scale e degli spazi comuni, non hanno l’apparecchio televisivo, quindi dovranno pagare lo stesso il canone? E gli uffici, gli esercizi commerciali, i negozi anche loro dovranno pagare il canone, pur non avendo un televisore?

Il Governo, con la presunzione del possesso dell’apparecchio televisivo, ha creato un’imposta nascosta all’interno di una tariffa, una forma di prestazione patrimoniale diversa, che è il corrispettivo di un servizio, ma quale, quello di avere la luce elettrica?…

Ci si augura che i Costituzionalisti e gli Uffici legali delle varie Associazioni di consumatori abbiano la volontà e la forza di riuscire a salvaguardare la legalità, iol rispetto dei principi costituzionali, altrimenti si dovrà pensare, effettivamente, ad una forma latente di dittatura, che si estrinseca, giorno dopo giorno, nel detto popolare, attribuito a Chi comanda: “Sugnu Papa e papìu”

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