Operazione Gotha6: una lunga scia di sangue, dal 1993 al 2012

Omicidi efferati, eliminazioni non solo di “nemici” ma anche di sodali ritenuti dai capi “inaffidabili”. L’operazione Gotha6 ha ricostruito un ventennio di mafia a Barcellona Pg, facendo luce su omicidi rimasti finora irrisolti, e su cui adesso si è fatta luce.

A partire dal lontano 1993, quando a Barcellona Pg il 4 giugno furono uccisi Sergio Raimondi, Giuseppe Martino e Giuseppe Geraci: l’azione sarebbe stata organizzata per punire le tre vittime, le quali sarebbero state solite commettere furti in territorio di Barcellona senza l’autorizzazione della criminalità organizzata locale.

Riscontri anche per l’omicidio di Domenico PELLERITI, avvenuto a Terme Vigliatore (ME), il 24 luglio 1993). Pelleriti  sarebbe stato sospettato di una serie di furti ai danni di un esercizio di vendita di ceramiche e pertanto Giuseppe GULLOTTI , al tempo al vertice dell’organizzazione barcellonese, cui si era rivolto il derubato, avrebbe deciso di punire il presunto autore con la morte. Secondo la ricostruzione fornita dai collaboratori, la vittima avrebbe subìto un violento interrogatorio per indurla a confessare il furto, al termine del quale il boss avrebbe concesso un’ultima sigaretta prima di dare il via libera all’esecuzione dell’omicidio.

Eliminato perchè sospettato di aver fornito ai Carabinieri indicazioni sul nascondiglio di Antonino CALDERONE  (all’epoca ricercato), la vittima di un altro avvenuto a Terme Vigliatore il 2 febbraio 1995,  Salvatore Da Campo.

Le indagini, grazie anche al contributo dei pentiti, hanno fatto luce anche su altri omicidi: quello di   Carmelo Grasso,  ucciso a Falcone (ME), il 10 aprile 1995 perché si riteneva avesse avviato rapporti criminali con soggetti catanesi nella zona di Oliveri (ME), con ciò sminuendo il prestigio e l’autorità della locale organizzazione mafiosa. Ed ancora quello di  Felice Iannello, avvenuto sempre a Falcone (ME), 5 marzo 1996). Si riteneva che la vittima spacciasse stupefacenti, anche a soggetti minorenni, nella zona di Barcellona senza autorizzazione del locale sodalizio mafioso.

Due le esecuzioni riconducibili alla famiglia barcellonese nel 1998: quella di Fortunato Ficarra  ucciso a S. Lucia del Mela (ME) il 1 luglio , ucciso perché avrebbe infastidito alcune donne all’intero di un esercizio commerciale locale; e quello di Mario Milici, a Barcellona Pozzo di Gotto (ME), 19 agosto 1998), eliminato  perché il vertice barcellonese gli imputava di trattenere per sé i proventi delle estorsioni e del gioco d’azzardo. L’agguato sarebbe iniziato presso una stalla nella disponibilità del MILICI il quale, benché ferito, sarebbe riuscito a fuggire a piedi per un breve tratto. Raggiunto e immobilizzato dagli assassini, è stato ripetutamente colpito con la canna del fucile fino a trapassargli il collo.

Ritenuto responsabile di furti “non autorizzati” dalla famiglia barcellonese Antonino SBOTO, assassinato a Barcellona Pozzo di Gotto (ME), il 3 maggio 1999, ritenuto responsabile di un furto ai danni della sorella di un esponente del sodalizio. L’esecuzione dello SBOTO avvenne secondo una precisa e agghiacciante simbologia mafiosa: dopo l’esplosione di due colpi di pistola alla testa, gli sono state amputate entrambe le mani. Il cadavere è stato poi fatto ritrovare il giorno dopo con una telefonata anonima ai Carabinieri.

“Pulizia interna” per mantenere il controllo del territorio, che è costata la vita anche a Giovanni Catalfamo, freddato a Barcellona Pozzo di Gotto (ME), il 29 settembre 1998,  perché l’attività di usura a lui attribuita non era tollerata dall’organizzazione mafiosa.

Mentre Giovanni Di Paola, ucciso a Brolo (ME), il  6 ottobre 1995, era sospettato di aver sottratto delle somme dalle casse di una società operante nel settore del calcestruzzo, sulla quale convergevano gli interessi di esponenti mafiosi barcellonesi.

Omicidi efferati che servivano anche a mettere in guardia chi volesse aprirsi alla giustizia: una volontà costata la vita a Nunziato MAZZÙ  ucciso ad Oliveri (ME), il 13 dicembre 2005, proprio  perché si temeva potesse potesse pentirsi e collaborare con i magistrati.

E’ poi lo stesso Carmelo Bisognano, oggi pentito ma all’epoca rganico alla famiglia mafiosa barcellonese nonché responsabile dell’area di Mazzarrà S. Andrea a far luce sull’ omicidio di Domenico Tramontana, avvenuto a Barcellona P.G. (ME) il 4 giugno 2001. I vertici dell’organizzazione criminale barcellonese, infatti, avrebbero saputo dell’intenzione della vittima di voler eliminare Carmelo Bisognano, firmando invece la propria condanna a morte.

Anche l’omicidio di Carmelo DE PASQUALE avvenuto a Barcellona Pozzo di Gotto (ME), il 15 gennaio 2009,  è riconducibile ad un tentativo di scalata all’interno dell’organizzazione mafiosa: la sua esecuzione è stata decisa perché si riteneva volesse, a sua volta, uccidere Carmelo D’AMICO per prenderne il posto in seno al gruppo.

Il lavoro degli investigatori ha fatto chiarezza anche su alcuni regolamenti di conto, che hanno portato all’omicidio di Giovanni ISGRÒ, avvenuto a Barcellona Pozzo di Gotto (ME), il 1 dicembre 2012, che aveva militato nella fazione perdente facente capo a Giovanni PERDICHIZZI, a sua volta ucciso.

Eliminato perchè accusato di fare estorsioni senza “il permesso” della famiglia Carmelo  MAZZA Carmelo, freddato a Milazzo (ME), il 27 marzo 2009. L’uccisione venne ripresa dalle telecamere della palestra dalla quale era appena uscito e testimonia l’estrema freddezza e le capacità militari del gruppo di fuoco impiegato nell’occasione: l’auto condotta dai killer affiancava la vettura della vittima che veniva raggiunta da un primo colpo di fucile. Perdeva, quindi, il controllo del mezzo e sfondava il cancello di recinzione della palestra, andando a schiantarsi sul muro. Qui veniva raggiunta dagli assassini che la finivano con diversi colpi d’arma da fuoco.

Giambò Carmelo BPG 23.07.1971Chiarezza anche sul tentato omicidio di Carmelo GIAMBÒ (foto a sinistra) avvenuto a Barcellona Pozzo di Gotto (ME), il 3 marzo 2011.  L’uomo, che è tra i destinatari dell’ordinanza, poiché gravemente indiziato di due degli omicidi, era accusato di trattenere per sé i proventi estorsivi raccolti per conto della famiglia ed inoltre si temeva che potesse iniziare a collaborare con gli inquirenti. Si salvò per pura fortuna: al termine di un concitato inseguimento per le vie cittadine, durante il quale i killer hanno esploso numerosi colpi d’arma da fuoco, riuscì a mettersi in salvo presso la Compagnia Carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto (ME).

 

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